Attualità
10 Febbraio 2016
I risultati dei corsi attivati lo scorso ottobre dall'Istituto Vergani Navarra

Grazie all’istruzione c’è un’altra vita dopo il carcere

di Redazione | 2 min

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di Carolina Fiorini

“Quando sei adulto impari a riflettere, capisci quanto sia importante l’istruzione, ne valorizzi la sua funzione, ed in carcere è ancora più importante. Per me è come una fabbrica d’informazioni che servono per sviluppare l’intelligenza e per aiutarci a formare una cultura più aperta, lasciando alle spalle il nostro passato oscuro. Io ho ventisei anni, spero di diplomarmi e che questo mi possa dare una rivincita, un riscatto. La vita mi ha insegnato che non è mai tardi per studiare, bisogna solo avere fiducia delle proprie capacità”. È la testimonianza di un detenuto albanese della casa Circondariale di Ferrara, uno dei ventiquattro detenuti che hanno preso parte ai corsi attivati lo scorso ottobre dall’Istituto Vergani Navarra, relativamente al raggiungimento del diploma di qualifica di operatore enogastronomico ed operatore agrario.

“La scuola ha un obiettivo formativo, di crescita della persona – spiega il sindaco Tiziano Tagliani -, la città ha un rapporto costruttivo col carcere, e questa è un’iniziativa qualificata”.

Ferrara è una delle poche città italiane ad avere dei corsi triennali di formazione professionale all’interno delle carceri, un percorso innovativo che dall’idea di Don Bedin si prefigge di “dare delle opportunità ai detenuti realizzando dei corsi di qualifica che hanno valore di diploma e che possano dare loro un’opportunità di lavoro” afferma Roberta Monti, dirigente dell’istituto d’istruzione superiore Vergani Navarra; corsi di circa venti ore che coinvolgono diversi docenti (sei professori per l’indirizzo alberghiero, nove per l’indirizzo agrario), che insegnano sia le materie primarie, sia le materie specifiche per la qualifica professionale.

“L’idea di un carcere diverso, un carcere che studia e che s’impegna. L’istruzione scolastica è uno degli elementi più importanti del trattamento penitenziario – afferma Carmela De Lorenzo, direttrice della casa Circondariale -. Come recita l’articolo 27 della costituzione italiana, il trattamento deve tendere alla rieducazione e al reinserimento della persona detenuta”. La creazione dei specifici corsi di qualifica “detta le condizioni per l’acquisizione di maggiori competenze e di strumenti spendibili una volta reinseriti nel mondo del lavoro”, restituisce alla società un “uomo diverso e più consapevole che avrà effettuato un percorso utile per le scelte future di vita”.

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