Economia e Lavoro
8 Febbraio 2016
Gli imprenditori chiedono incentivi economici, controlli contro i furti e riqualificazione del territorio

Il grido di aiuto dei commercianti di periferia

di Elisa Fornasini | 3 min

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OLYMPUS DIGITAL CAMERALe attività commerciali della periferia estense sono sempre più in difficoltà, ‘stritolate’ dalla crisi, dall’assenza di sostegni economici e agevolazioni fiscali, dall’aumento della criminalità, dall’alto costo degli affitti e dalla concorrenza da parte dei grandi centri commerciali che penalizzano il commercio di vicinato. È questo il quadro emerso dalla ricerca effettuata nel quadriennio 2010-2014 dall’Ente Bilaterale Ebter e presentata solo oggi presso la sede di Confesercenti Ferrara che ha collaborato alla sua realizzazione.

L’obiettivo dell’indagine era analizzare la situazione dei tre settori trainanti dell’economia locale (commercio, turismo e ristorazione) nella prima periferia della città. Si è proceduto, quindi, a un esame a campione su 38 imprese della periferia di Ferrara suddivisa in quattro aree principali: via Padova – Pontelagoscuro (Nord), San Giorgio – via Comacchio (Est), Asse Bologna Sud – Foro Boario (Sud), Porotto – Mizzana (Ovest). Ai lavoratori e titolari di queste attività commerciali è stato somministrato un questionario composto da una trentina di domande.

Dai dati risulta che la piccola impresa (quindi quella con un numero di addetti che va da 1 a 5) è la forma giuridica largamente predominante sul territorio; esse infatti rappresentano l’83,7% del totale. La maggior parte delle imprese prese in esame (66%) svolge attività da oltre 6 anni mentre, a conferma della limitata spinta imprenditoriale (nei quattro anni il numero di cessazioni supera le nuove aperture, ndr), le imprese attive da meno di tre anni rappresentano solo il 16%. Differenza abissale anche per le fasce d’età della forza lavoro: il 61% dei dipendenti ha un’età compresa tra 35 e 50 anni mentre gli under 35 sono solamente il 27%.

Dopo un’analisi generale del campione, il questionario intendeva individuare quali siano i fattori critici che stanno impattando maggiormente in maniera negativa sulle aziende. L’elenco delle problematiche è emblematico: crisi economica (84,2%), assenza di sostegni economici e agevolazioni fiscali (68,5%), sicurezza in riferimento a delinquenti e ladri (47,5%), affitti troppo costosi (34%), concorrenza da parte della grande distribuzione (26,3%). Da sottolineare il problema relativo alla sicurezza: il 52,6% degli intervistati ha subito almeno una volta un furto o un danneggiamento all’interno della propria azienda. L’aumento della criminalità e della delinquenza è il fattore negativo che incide maggiormente: il 22% degli imprenditori ha segnalato, infatti, un incremento del degrado e dei reati.

Per far fronte a questi problemi, gli imprenditori richiedono all’amministrazione una serie di interventi: dall’istituzione di incentivi economici e sgravi fiscali (63,2%) all’incremento dei controlli da parte degli organi di polizia mirati alla riduzione dei reati (23,7%) fino alla riqualificazione del territorio e della viabilità, soprattutto per quanto riguarda la creazione di aree verdi, nuovi posti auto per i clienti e interventi atti a recuperare il decoro urbano (21,1%).

“Questa ricerca non solo rende chiara la fotografia di un settore in difficoltà ma ci offre spunti per nuove proposte che vengono direttamente dai commercianti” afferma Fabrizio Tassinati, segretario generale della Filcams–Cgil, affiancato da Giacomo Raisi (vice coordinatore Ebter). Una richiesta di aiuto che, secondo il direttore Confesercenti Alessandro Osti, dovrebbe essere recepita dall’amministrazione: “La programmazione per la tutela del commercio di vicinato non ha funzionato, ora l’amministrazione deve prendere questi dati e correggere il tiro perché, venendo meno la presenza degli esercizi commerciali nelle periferie, viene meno il controllo sociale del territorio e un servizio alla popolazione prevalentemente anziana con pochi soldi da spendere”.

Confesercenti non abbassa poi l’ascia di guerra contro l’outlet di Occhiobello, anche se non direttamente nominato. “Le deliranti esternalizzazioni di nuove aperture che possono portare beneficio al commercio, di fronte a una evidente incapacità di spesa – chiosa Osti – non fanno altro che creare future cattedrali nel deserto e portare a un depauperamento delle attività commerciali di periferia”.

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