Ostellato
7 Febbraio 2016
Il presidente nazionale di Confagricoltur ospite dell’intermeeting organizzato dai Lions Club

Guidi: “Agricoltura, una grande risorsa inespressa per il Paese”

di Redazione | 3 min

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San Vito di Ostellato. “In Italia lo stato dell’agricoltura è ottimo, mentre lo stato del settore agricolo è pessimo”. Parola di Mario Guidi, presidente nazionale di Confagricoltura, ospite venerdì sera dell’intermeeting sull’agroalimentare organizzato dai Lions Club di Codigoro, Copparo, Comacchio Sette Lidi e Portomaggiore San Giorgio al Ristorante ‘Ottocento’ a San Vito di Ostellato. Il presidente Guidi, intervistato da Paolo Bruni presidente del Cso, ha parlato della situazione dell’agricoltura in Italia, di salute alimentare e di innovazione nel primo settore.

“Gli apparati istituzionali che in Italia si occupano di agricoltura sono estremamente lenti ed autoreferenziali, il settore quindi è bloccato”. Non usa mezzi termini Mario Guidi nell’individuare nella burocrazia e nello scollamento tra istituzioni e agricoltura reale il problema del primo settore in Italia che, nonostante gli innumerevoli prodotti d’eccellenza conosciuti in tutto il mondo, stenta ad esprimere al meglio le proprie potenzialità. “In Italia c’è ancora la vecchia concezione che accosta inevitabilmente l’agricoltura alla fatica. Basta entrare al Ministero per accorgersene: ci si trova davanti ad immagini in bianco e nero degli anni Cinquanta con uomini e donne che dai volti esprimono nient’altro che fatica. Ma tra questa rappresentazione antiquata dell’agricoltura e l’agricoltura odierna ci sono anni luce. A causa di questa distanza, però, il settore agricolo resta bloccato, rimane una risorsa enorme ma inespressa”.

Quando si parla di salute alimentare, tema assai sensibile per l’opinione pubblica e anche facilmente manovrabile, spesso ci si sente disorientati dalle tante informazioni contrastanti che arrivano da più parti. “A chi mi chiede qual è il posto più sicuro dove andare a mangiare, rispondo da Mc Donald’s- afferma provocatoriamente Guidi-. Il posto meno sicuro dove andare a comprare prodotti alimentari è direttamente dal contadino. Possono sembrare affermazioni paradossali, ma non è così. Oggi a fare la differenza sono i controlli alimentari che, nel caso dell’Italia, sono rigidissimi e ci consentono, che se ne dica, di mangiare cibo sano”. Sarebbe da sfatare anche il mito del si stava meglio quando si stava peggio. “Un tempo non si mangiava meglio, c’era la fame e si mangiava ciò che si aveva e spesso ciò che si aveva era cibo privo di ogni controllo alimentare o non adeguatamente conservato. Il cibo che mangiamo oggi è sicuro come non lo è mai stato. Ma si sa, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”.

7e1012fb-c16d-4204-ba63-cf0f0396593aLa reputazione di un marchio è al giorno d’oggi di fondamentale importanza perché, se un marchio perde la propria reputazione, perde mercato. “Tutti i grandi marchi italiani dell’agroalimentare sono terrorizzati di veder minata la propria reputazione da un momento all’altro, magari tramite la rete. Questo li spinge ad essere scrupolosissimi sulla filiera dei prodotti che utilizzano, prestando molta attenzione anche, ad esempio, sul fatto che i braccianti agricoli delle aziende che coltivano il prodotto scelto abbiano un contratto in piena regola”. Il futuro dell’agroalimentare è la digitalizzazione. “Andando al mercato un giorno saremo in grado, semplicemente avvicinando il nostro smartphone al prodotto che intendiamo acquistare, di sapere vita morte e miracoli su quel prodotto così da poterlo comprare in piena sicurezza”.

A margine della serata, Mario Guidi ha tratteggiato il proprio percorso da presidente nazionale di Confagricoltura, iniziato nel 2011, a circa un anno dalla fine del suo mandato. “Non mi ricandiderò l’anno prossimo perché penso che sia giusto il ricambio, a ricoprire per troppo tempo un incarico si rischia di creare delle incrostazioni. Sono stati anni difficili ma con alcune belle soddisfazioni, non ultima la cancellazione dell’Imu sui terreni agricoli. Il rammarico è quello di non essere riuscito a fare tutto quello che mi ero prefissato di fare, ma relazionarsi con la classe politica romana completamente scollata dalla realtà agricola non è cosa facile, se poi ci si aggiunge il fatto che in cinque anni ho dovuto relazionarmi con ben quattro governi differenti, si capisce perché il primo settore italiano stenta ancora a decollare”.

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