Cronaca
6 Febbraio 2016
Dopo l'assoluzione del giudice di pace per la frase "Ti mando in pensione", il tribunale ribalta la sentenza e condanna il padre dell'alunna

Minaccia il ‘prof’ che ha dato un brutto voto alla figlia

di Redazione | 2 min

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IMG00103-20100305-1218Ha dato un’insufficienza a una sua allieva e il padre dell’alunna lo ha fatto convocare davanti al preside, pronunciando la frase “la mando in pensione… la faccio mandare in pensione”. Per quella frase, dopo l’assoluzione del giudice di pace, il tribunale di Ferrara ha condannato il padre per minacce, disponendo il risarcimento dei danni e delle spese legali.

Si è conclusa così la disavventura di un professore di lettere dell’istituto tecnico per ragionieri di Portomaggiore che ha dovuto, suo malgrado, affrontare le ire di un padre contrariato per il brutto voto, un cinque, portato a casa dalla figlia in un compito in classe di italiano. I fatti risalgono al gennaio del 2010, quando il padre, un uomo originario di Comacchio e domiciliato a Ostellato, ha protestato dal preside dell’istituto facendo convocare il professore, riferendo di aver fatto esaminare l’elaborato da una terza persona, che lo avrebbe invece valutato positivamente, per poi avviare un’accesa discussione con l’insegnante. I toni della discussione si sono alzati, fino a quando il padre dell’alunna, in tono di sfida e a voce alta, ha minacciato più volte il professore sostenendo che l’avrebbe mandato in pensione. Il tutto davanti al preside e alla vice preside della scuola.

In primo grado il giudice di pace aveva assolto l’imputato, ritenendo che le parole proferite non potessero costituire una reale minaccia, sulla base del fatto che “la minaccia, perché sia tale, deve raffigurare un male ingiusto e potenzialmente verificabile”. Un giudizio ribaltato dal giudice Testoni il 2 febbraio scorso in tribunale, dopo il ricorso presentato dal legale del professiore, l’avvocato Paolo Scaglianti. In sostanza con la frase “io la faccio mandare in pensione” il padre dell’alunna avrebbe fatto intendere di avere aderenze, tanto da far sentire il professore, che non conosceva l’uomo se non come genitore di una sua allieva, realmente minacciato. Ciò è bastato a pronunciare la sentenza di condanna.

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