Politica
3 Febbraio 2016
L'ad Capitanio non replica alle domande dei consiglieri comunali sulle gestioni passate e si concentra su presente e futuro della banca

Carife, la commissione dei fraintendimenti

di Redazione | 5 min

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8fb80aa1-3b73-43c0-a935-fdd164c43ce8È un pomeriggio di piccoli e grandi fraintendimenti quello che vede l’amministratore delegato di Nuova Carife (già commissario straordinario per la vecchia banca) Giovanni Capitanio rispondere alle domande della IV commissione consiliare sul decreto salva-banche. Da una parte i politici ferraresi, affamati di risposte sulle cause del tracollo finanziario dell’istituto (tra responsabilità individuali e ‘leggerezze’ di Bankitalia), dall’altra il manager che stoppa sul nascere ogni possibile ricostruzione degli avvenimenti passati: “Sono qui come amministratore delegato della Nuova Carife, quindi non posso rispondere su quanto avvenuto quando non c’ero o su operazioni di cui non sono a conoscenza”.

Ne viene fuori è un lungo dibattito (circa due ore e mezza) in cui Capitanio riporta costantemente al tempo presente le questioni sollevate dai consiglieri comunali. Ma quando esce da questo tracciato la fa anche per difendere il decreto salva-banche, che  era a suo avviso, il 22 novembre scorso, l’unica soluzione praticabile. Rispondendo a Giovanni Cavicchi della Lega Nord (che parlava di decreto ‘affossa-Carife’), Capitanio afferma che “il decreto ‘salva banche’ ha salvato anche Carife. A novembre erano in discussione 3000 posti di lavoro, i risparmi di 100mila clienti e i finanziamenti verso le piccole e medie imprese. Nel momento in cui è arrivato il parere negativo dalla vigilanza (circa l’aumento di capitale del Fidt, ndr) penso sia stato opportuno fare quello che è stato fatto, che ora ci permette di avere a disposizione un capitale di 191 milioni di euro e una solidità capace di garantire Carife come banca del territorio. Se ad agosto fossero arrivati i 300 milioni del Fidt non ci saremmo trovati in certe condizioni, ma non sono arrivati e senza il decreto oggi non saremmo qui a parlare”.

Proprio sul ‘naufragio’ del piano di salvataggio del Fidt, approvato il 30 luglio dall’assemblea Carife, Capitanio afferma che “quando approvammo l’intervento deliberando un aumento di capitale da 300 milioni, abbiamo fatto presente più volte che il fondo avrebbe dovuto affrontare diverse questioni legali, tra cui il parere dell’Europa. Dopo il 30 luglio abbiamo atteso il bonifico e abbiamo saputo solo il 21 novembre che il Fidt aveva ricevuto un parere negativo: questa è la verità sulla delibera del 30 luglio, dove oltre a metterci le firme ci abbiamo messo anche la faccia”. E al consigliere Alberto Bova di Ferrara Concreta, che chiede come mai dopo 60 giorni dall’approvazione della delibera i soci non fossero stati informati della sua mancata applicazione, Capitanio risponde che “il nostro compito era finito la sera del 30 luglio, era il Fidt che, dopo aver mandato i documenti alla Bce, aveva questa scadenza”.

T277b3ab6-6fdf-4136-b43e-65b4ed2ea4c8ra i più combattivi il consigliere di Forza Italia Giampaolo Zardi, che critica l’atteggiamento di Capitanio: “Mi ero illuso di venire a sentire quello che è successo alla Carife in questi anni, ma evidentemente devo aver avuto le traveggole. Credo che i cittadini siano più interessati a capire se possono recuperare i propri risparmi”. Concetti sottolineati anche da Paolo Spath (FdI) che giudica l’incontro “una perdita di tempo e per certi versi anche una presa in giro verso i cittadini di Ferrara. Un amministratore che omette qualsiasi cosa che sia precedente il suo incarico attuale non non risponde nessun modo a quelle che sono le richieste sacrosante che Ferraresi vogliono avere da Carife. Sono deluso”. Mentre Francesco Rendine (Gol) non nasconde le proprie perplessità la gestione commissariale, durante la quale “il patrimonio della banca è calato di 336 milioni di euro”. In questo caso Capitanio afferma di aver “applicato le regole di Carife ai crediti di Carife, e i risultati sono quelli che verranno fuori quando tra poche settimane presenteremo il nuovo bilancio. I commissariamento ha portato a rilevanti accantonamenti che non erano stati fatti secondo le regole”. A questo si aggiunge la riduzione dei dirigenti (da 29 a 16) e l’accordo con i sindacati per le fuoriuscite volontarie a fine 2013.

Buona parte delle azioni di gestione o risanamento descritte da Capitanio erano mirate a una cessione della banca, e il manager si sofferma a lungo sulle trattative fallite negli ultimi due anni. In particolare su quella con BiPopVicenza, che dopo essersi informata per l’acquisto di 14 sportelli Carife (che aveva a sua volta comprato da Banca Etruria) chiese informazioni anche sull’intero istituto di credito. Ma a trattativa ormai avviata gli organi di vigilanza decretarono che la sua liquidità non era sufficiente per permettere l’operazione. Dopo il decreto ‘salva banche’ e la costituzione dei nuovi istituti, la ‘missione’ di Capitanio cambia: da una gestione di continuità (con piani di recupero più lunghi per i crediti in sofferenza) si passa a una gestione straordinaria di liquidazione, ovvero l’obiettivo è incassare i crediti in tempi brevi, anche se in misura ridotta. Da qui la svalutazione (che passa dal 55% all’80%) di tutti i crediti in sofferenza delle quattro banche oggetto del decreto, mentre secondo Capitanio la banca punterà a “rispettare la sua missione di sviluppare gli investimenti su questo territorio”. Un chiaro richiamo agli investimenti in giro per l’Italia della gestione Murolo.

2538a80d-c1b2-4061-98a1-05fd597f3eecE proprio riguardo alcune delle grandi – e fallimentari – operazioni della vecchia Carife, Capitanio annuncia buone notizie sul fronte giudiziario: per quanto riguarda l’affare Acqua Marcia (da 70 milioni) “abbiamo incassato il 100% del credito chirografario e dovremmo fare altrettanto con quello ipotecario” e su quello da 45 milioni con la società De Julemaar “c’è un liquidatore che ha venduto la nave, ci porteremo a casa della liquidità”. Nulla ancora sul fronte del gruppo Siano (a cui furono erogati 160 milioni): “C’è un’indagine giudiziaria in corso”.

A questi nomi se ne aggiungono altri, come quello dell’imprenditore Roberto Mascellani che da Carife ottenne 28 milioni di euro. Ma a chiamarlo (brevemente) in causa è il sindaco Tiziano Tagliani nel suo intervento conclusivo: “Dobbiamo parlare di cosa si aspettano oggi gli azionisti e delle manovre future, quindi metto da parte gli investimenti fatti fuori dal nostro ambito territoriale o a società, dalla Coopcostruttori a Cmr, passando per Mascellani, che hanno creato importanti deficit nella banca. Alcuni comportamenti meritano un’azione di responsabilità, ma non porteranno un soldo nelle tasche de risparmiatori, che si devono muover su tre piani”.

Per prima cosa “rifacendosi su chi ha venduto titoli con profili di rischio inadeguati”, poi “attraverso l’azione sociale del governo” (il fondo da 100 milioni per i risarcimenti) e infine “attraverso un’azione di carattere giudiziale sulla legittimità o meno degli interventi fatti, come stanno facendo le associazioni dei risparmiatori”. Ovvero chiedendo l’annullamento tout-court del decreto salva banche.

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