Economia e Lavoro
18 Gennaio 2016
Dal 20 al 22 maggio esperti, studiosi e giornalisti a confronto sugli sviluppi delle economie e dei processi collaborativi

A Ferrara il primo Festival della Sharing Economy

di Redazione | 5 min

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sharingDal 20 al 22 maggio si terrà a Ferrara la prima edizione del Festival di Sharing Economy. Si incontreranno operatori del settore, studiosi, innovatori, giornalisti, con differenti conoscenze e competenze, per riflettere sugli sviluppi delle economie e dei processi collaborativi che si stanno sempre più affermando nel nostro Paese.
L’evento è organizzato da Sedicieventi, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e del Comune di Ferrara, e si avvale della  collaborazione nella direzione artistica di Davide Pellegrini.
Nel corso della prima giornata del festival, il 20 maggio, si discuterà sul tema “Le nuove economie: i modelli collaborativi” con Alessia Maccaferri (giornalista de Il Sole 24 Ore/Nòva), Mariana Mazzucato (economista ed esperta di innovazione), Andrea Rapisardi (presidente Agenzia Lama), Marco Pierani (responsabile relazioni istituzionali Altroconsumo) e Paolo Venturi (direttore di Aiccon). Le forme dell’associazionismo esistono da sempre e, nel nostro paese, raggiungono un apice nei sistemi di impresa cooperativa tra gli anni ’70 e gli anni ’80 e, in qualche modo, si sviluppano nel tempo fino alla creazione di nuovi pattern culturali e sociali. Oggi la sharing economy, grazie anche al supporto del digitale, può innovare quest’eredità. In che modo? La sessione cercherà di descrivere i principali modelli di scambio con un distinguo importante tra economy on demand e innovazione sociale.
Sempre il 20 maggio, nel pomeriggio, si parlerà di “Le piattaforme della sharing economy. I servizi e i prodotti della sharing” con Gea Scancarello (giornalista esperta di economia collaborativa, autrice di Mi fido di te), Marta Manieri (founder di Collaboriamo.org / Sharitaly), Carla Rossi (professore di Business management ed esperta di digital marketing e comunità di consumatori online), Guglielmo Apolloni (founder Diffuse Thinking Creative Designer). In una sessione ricca di esempi, spunti e racconti, si farà il punto sui diversi modelli produttivi e di mercato dell’economia collaborativa. Da questa sessione, come si vedrà, traspare una netta demarcazione tra il modello dei servizi on demand e quelli più centrati sullo scambio, il baratto e la relazione sociale.

Il 21 maggio il tema affrontato al mattino sarà invece “Le nuove professioni: lavoro precario o opportunità di crescita?” e se ne discuterà con Flaviano Zandonai (coordinatore Iris Network, Euricse), Anna Soru (presidente di Acta, associazione dei freelance), Francesco Raparelli (coordinatore Clap, Camere lavoro autonomo e precario), Stefano Quintarelli (deputato nella lista di Scelta Civica ed esperto di tecnologia), Giampaolo Colletti (storyteller digitale, appassionato di comunità in rete. Co-fondatore di Wwworkers.it). Il grande cambiamento impresso dalla sharing potrebbe trasformare dei lavoretti saltuari (secondo la definizione di gig economy) in lavori fissi, necessari per la sopravvivenza. Ciò apre uno scenario molto complesso. La trasformazione del lavoratore, che si mette in gioco a un livello quasi autoimprenditoriale, in fornitore di servizi direttamente al consumatore garantisce davvero la prestazione di lavoro o la riduce a una fragile e precaria prestazione al di fuori di ogni norma e tutela? La sessione ha l’obiettivo di mettere in risalto benefici e svantaggi, luci e ombre dei nuovi lavoratori della sharing economy.

Nel pomeriggio del 21 maggio si parlerà de “Le nuove economie: le policies dell’economia collaborativi” con Christian Iaione (docente di governance dei beni comuni Luiss ed esperto Comitato delle Regioni per il regolamento della sharing economy”, Veronica Tentori (eletta nella Camera dei Deputati nella lista del Pd, fa parte della tredicesima commissione Agricoltura. Membro dell’Intergruppo Innovazione del Parlamento), Benedetta Brighenti (Comitato delle Regioni, progetto Local and regional dimension of the Sharing Economy), Annibale D’Elia (esperto di politiche di innovazione sociale”. L’economia collaborativa si diffonde in modo esponenziale. C’è chi da subito ha messo in evidenza
il legame piuttosto stretto con la crisi, i cui effetti hanno spinto le persone ad auto-organizzarsi e saltare le troppe intermediazioni che regolano l’accesso ai beni e al lavoro; chi, invece, sottolinea la necessità di costruire una normativa che consenta al fenomeno di crescere e manifestarsi come una vera opportunità con regole certe e condivise. C’è chi si preoccupa degli aspetti di garanzia della qualità del servizio, delle condizioni di lavoro di chi offre tali servizi, delle assicurazioni offerte a chi ne usufruisce; e chi ammonisce sul pericolo di manipolazioni, nuove intermediazioni e forme spregiudicate di capitalismo 2.0. Questa sessione ha l’obiettivo di fare il punto riguardo queste spinose questioni fino a tracciare nella sharing economy percorsi per politiche di sviluppo locale.

Il 22 maggio, nella sessione mattutina, focus su “Il change making. Dal movimento al cambiamento” con Antonio Galdo (giornalista autore de L’Egoismo è finito e coordinatore del progetto Non Sprecare), Daniel Tarozzi (fondatore e coordinatore de L’Italia che cambia), Carlo Andorlini (educatore e innovatore sociale), Bertram Niessen (presidente di Che Fare) e Anna Puccio (ceo Fondazione Accenture). La sharing economy, prima ancora di essere un insieme di processi di microeconomia, è un movimento di idee, una tendenza a ripensare un sistema possibile, tra sostenibilità e progresso, per creare un’equa e costruttiva ridistribuzione delle opportunità e delle responsabilità politiche, economiche, sociali e culturali. Si ricostituisce, cioè, il tessuto di una nuova società civile fuori dalle esasperazioni e dalle disuguaglianze del capitalismo e versa la costruzione di comunità aperte, inclusive, partecipi e collaborative.

Nel pomeriggio del 22 maggio, infine, discussione sul tema “Le nuove professioni tra profit e no profit” con Andrea Pugliese “esperto di politiche di sviluppo locale e processi di social innovation. Co-Fondatore di Impact Hub Roma), Francesca Rizzi (founder di Jointly), Carlo Boccazzi Varotto (attivista nel coinvolgimento delle comunità creative e tecnologiche nello sviluppo delle imprese e dei contesti locali) e Giancarlo Sciascia (ricercatore social innovation Fondazione Kessler). Se, come è vero, la sharing economy sta cambiando la concezione del lavoro con nuovi pro e
contro, dal punto di vista sociale ci troviamo di fronte all’opportunità di ricostruire una cultura dell’interesse pubblico e della condivisione. Con i processi partecipativi, infatti, si sviluppano occasioni per edificare relazioni, gruppi di interesse e comunità finalizzandone le attività al miglioramento del sistema e della vita delle persone.

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