Sergio Benazzo e Gianina Pistroescu
Si terrà a febbraio davanti alla Corte d’assise di Rovigo la prima udienza del processo bis per l’omicidio di Paula Burci, la giovane di 19 anni brutalmente picchiata e uccisa perché non voleva prostituirsi.
Il gip di Rovigo Pietro Mondaini ha rinviato a giudizio Sergio Benazzo e Gianina Pistroescu, già condannati all’ergastolo sia dall’assise di Ferrara che in appello a Bologna, ma la sentenza è stata annullata con rinvio per incompetenza territoriale.
Durante l’udienza preliminare tenutasi martedì mattina il gup ha rigettato le eccezioni presentate dalle difese dei due relativa a un’asserita mancata notifica dell’avviso di garanzia. Successivamente, ha rigettato anche la richiesta di rito abbreviato presentata dalla difesa di Pistroescu, condizionata all’audizione di Jana Serbanoiu, una ex compagna di cella della Pistroescu alla quale quest’ultima raccontò tutto e la cui testimonianza, acquisita ai tempi con rogatoria internazionale, risultò uno dei pilastri portanti del processo.
Il processo, che inizierà il 24 febbraio alle ore 10, dovrebbe essere più spedito: verrà infatti saltata l’udienza filtro e si inizierà subito con con l’istruttoria dibattimentale nel corso della quale verranno sentiti i testimoni ‘di contorno’ di tutta la vicenda.
All’udienza preliminare era presente anche il fratello di Paula, Aurelian, che insieme ai genitori e alle due sorelle, sarà parte civile assistita dall’avvocato Chiara Lazzari.
Il corpo di Paula venne ritrovato semicarbonizzato lungo l’area golenale del Po a Zocca di Ro nel marzo 2008. Le indagini condotte dalla squadra mobile della Polizia di Stato di ferrara e coordinate dal pm Barbara Cavallo avevano portato prima alla sua identificazione e poi all’individuazione di due degli autori del brutale omicidio: Benazzo e Pistroescu, gli altri sono rimasti sempre ignoti. Burci venne fatta arrivare in Italia dalla Romania con l’inganno di una vita migliore ma presto iniziò l’inferno della prostituzione, e probabilmente fu proprio il suo tentativo di ribellarsi a condannarla a morte.
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