Cronaca
2 Dicembre 2015
Il gip liquida le accuse come 'teoria del complotto' e dedica appena due righe alle due persone misteriose sulla scena del fatto

Denis Bergamini, le motivazioni del giudice

di Ruggero Veronese | 5 min

bergamini“Pur restando incomprensibili e oscuri aspetti della vicenda perlopiù privi di rilevanza giuridica, non vi sono dubbi sul fatto che non vi sia stato alcun delitto di omicidio e che la morte di Bergamini non sia ascrivibile alla condotta violenta di terze persone”. Con queste parole il gip di Castrovillari Annarita Grimaldi, riguardo all’inchiesta sulla morte di Denis Bergamini. Un giudizio netto e che esclude ogni possibilità di replica: secondo la Grimaldi la morte di Denis resterà per sempre avvolta in un mistero che nessuno potrà mai dipanare. Non i parenti del calciatore, che da anni chiedono l’apertura di un processo, visto che l’archiviazione decreta la “superfluità di un accertamento giudiziale”. Non il loro avvocato Fabio Anselmo, in quanto le sue indagini risulterebbero “non accreditate presso la comunità scientifica”. E neppure la magistratura di Castrovillari, dal momento che il giudice mette nero su bianco la “inutilità della prosecuzione delle indagini richieste”.

Giudizi pesanti come macigni che accompagnano le 32 pagine in cui la Grimaldi rigetta una dopo l’altra tutte le argomentazioni difensive e liquida come semplici “suggestioni” alcuni degli elementi che hanno portato la tesi dell’omicidio (altrimenti detta ‘teoria del complotto’ nel testo del giudice) alla ribalta delle cronache nazionali. Ad esempio la presenza di altre due persone assieme alla ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, al momento della morte del calciatore. Un fatto riferito da un camionista che la sera del 18 novembre 1989 stava guidando lungo la statale Jonica e che vide un mezzo pesante che lo precedeva rallentare e fermarsi di colpo: era il Fiat Iveco 108 di Pisano. Il guidatore riferisce di essersi fermato a prestare soccorso, trovando Pisano in stato di choc dopo aver appena investito Bergamini. Nella sua versione, sul ciglio della strada era presente una “ragazza disperata che urlava e piangeva, trattenuta da due uomini, vicino a un’auto scura”.

Un elemento tutt’altro che secondario secondo gli avvocati della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani e Fabio Anselmo, dato che dimostrerebbe la presenza di altre due persone al momento del fatto. Non la pensa così il gip di Castrovillari, secondo la quale “non vi può essere assoluta certezza che la donna fosse la Internò” e “quanto ai due soggetti, appare agevole ritenere che fossero automobilisti di passaggio, provenienti dalla direzione opposta, che si erano prontamente fermati vedendo il sinistro, atteso la SS 106 è un’arteria molto trafficata”. Nessuna altra menzione viene fatta su queste due persone (che nell’arco di pochi secondi avrebbero fatto in tempo a vedere l’incidente, fermarsi, attraversare la statale e trattenere una donna disperata) nelle 32 pagine che compongono il decreto. La Internò, secondo la versione accreditata dal giudice, dopo il tragico evento si sarebbe fatta accompagnare sulla Maserati di Bergamini da un automobilista di passaggio (sceso dalla propria auto per prestare soccorso) a un bar nei paraggi per avvertire telefonicamente la squadra dell’ex fidanzato, per poi fare ritorno alla piazzola di sosta dove nel frattempo erano arrivati i carabinieri.

Altro elemento decisivo, secondo il gip, è l’assenza di possibili moventi per l’omicidio. Rigettate insomma le argomentazioni dei legali dei Bergamini basate sulle rivelazioni di alcune amiche della Internò, che raccontano di come l’allora 20enne non riusciva ad accettare che Denis l’avesse lasciata e avesse cominciato una nuova storia d’amore. “Piuttosto che sia di un’altra donna preferisco che muoia”, raccontava la giovane a un’amica, per poi aggiungere di non riferire ai cugini che il calciatore l’aveva lasciata perchè “altrimenti lo avrebbero ammazzato”. Frasi che non vengono nemmeno prese in considerazione dal giudice, che le liquida scrivendo che “è evidente che si tratta di espressioni iperboliche, oltrettutto dal significato contrastante (desiderio che l’ex fidanzato muoio e timore che possa essere ucciso), pronunciate con leggerezza da una ragazza di vent’anni a seguito di una delusione amorosa, che non possono ritenersi prova di un reale intento omicidiario né dimostrative del fatto che i cugini avrebbero davvero posto in essere condotte violente ai danni dell’ex fidanzato della Internò. L’argomento, in sostanza, è fondato più che altro su stereotipi della mentalità meridionale”. Nessuna teoria o spiegazione viene avanzata riguardo al fatto che, proprio in quei giorni, parenti e compagni di squadra avevano visto Bergamini peggiorare improvvisamente di umore dopo aver ricevuto brevi e misteriose telefonate, o del fatto che prima di morire Denis si allontanò dai compagni di squadra al cinema con la scusa di andare in bagno, per poi salire in automobile con la ex fidanzata senza fare mai più ritorno.

Eppure anche gli elementi per decretare un suicidio, come scrive la stessa Grimaldi, sono assai nebulosi: “Indubbiamente, in astratto – si legge nel decreto di archiviazione -, non vi erano ragionevoli dubbi perchè il Bergamini si suicidasse dal memento che si trattava di un giovane calciatore di successo, che da poco aveva visto aumentare il suo ingaggio, quindi ricco, di bell’aspetto e di buon carattere, circondato dall’ammirazione delle ragazze; inoltre, il Bergamini non risulta che avesse manifestato segni di depressione o anomali comportamenti”. Nessun elemento per far pensare a un suicidio, ma neanche per  – secondo il gip – per aprire un processo o approfondire le indagini per omicidio. Alla fine l’ultima parola spetta al famoso Rasoio di Occam (citato espressamente nel decreto): nonostante “questo giudice non ignori che permangano una serie di circostanze non chiarite e che non vi è una dimostrazione scientifica incontrovertibile che il Bergamini si sia suicidato”, la Grimaldi scrive che “si deve riconoscere che i motivi di un suicidio spesso restano incomprensibili e che non si può dire cosa si agiti nell’animo umano in un momento di scoramento” e che “a parità di fattori la spiegazione più semplice [il suicidio secondo il gip, ndr] è da preferire”. Ora l’unica speranza per la famiglia Bergamini è che il nuovo procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, tenga fede alle sue parole nel giorno dell’insediamento: “Meritano di avere la verità”.

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