Bondeno
29 Novembre 2015
Nella roccaforte del Carroccio, musulmani di ogni età ed etnia sfilano contro il terrorismo e senza dar spazio a polemiche

In 300 per dire no all’Isis. E Bondeno si scopre capitale dell’integrazione

di Ruggero Veronese | 4 min

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Bondeno. Sono circa 300 i musulmani di ogni età, sesso ed etnia che sfilano per la piazza Bondeno, davanti agli occhi incuriositi dei bambini che osservano dalla pista di pattinaggio e ai tavolini dei bar dove la città si incontra per fare colazione. Un corteo che dopo un paio di passaggi davanti agli stand natalizi raccoglie l’adesione anche di qualche decina di bondenesi e passanti, che si uniscono ai manifestanti aiutandoli a sorreggere cartelli e striscioni il cui contenuto non lascia spazio a interpretazioni: “L’Islam condanna il terrorismo”, “No alla violenza” o “Islam = pace”.

A giudicare dall’atmosfera che si respira a Bondeno, sembrano lontani anni luce i drammatici attentanti di Parigi, Ankara, Tunisi o Bamako che nelle ultime settimane hanno sconvolto il mondo. Quella di questa mattina è la manifestazione che molti stavano aspettavano, come dimostra la partecipazione numerosa, variegata e pacifica al corteo, per giunta senza nemmeno un istante di tensione in quella che è la ‘roccaforte’ della Lega Nord in Emilia-Romagna. 

D’altra parte sono gli stessi protagonisti dell’iniziativa a evitare qualsiasi polemica politica: Mohamed Himmed ringrazia pubblicamente l’amministrazione comunale per aver dato il proprio benestare all’evento, prima di dedicare un minuto di silenzio alle vittime della Francia e di tutti i paesi che in questi mesi o anni hanno vissuto nel terrore degli attentati di matrice islamista: da Parigi a Karachi, dalla strage dell’aereo di linea russo in Sinai a quella durante la manifestazione dei pacifisti ad Ankara, nessuno è escluso. Dopo due settimane di sterili (ma molto diffuse) polemiche tra ‘solidarizzanti’ filo-occidentali e filo-mediorientali, la comunità islamica di Bondeno compie la scelta più lucida e matura: non conta se le vittime sono francesi e cristiane, pakistane e sciite, russe e ortodosse, turche e sunnite: tutti devono essere ricordati perchè nessuno può essere ucciso in nome di un dio.

Concetti su cui si sofferma a lungo Hicham Boujhoud, in particolare quando parla degli oltre 150 bambini sciiti uccisi un anno fa in una scuola pakistana o di Ahmed Marabet, il poliziotto francese ucciso dai terroristi durante l’assalto a Charlie Hebdo: “A questi estremisti, che per noi non sono musulmani, non importa nulla della nazionalità o della religione: vogliono portarci all’odio, vogliono che ci guardiamo a vicenda con sospetto, anche tra colleghi o compagni di scuola. Ma l’occidente e l’oriente hanno una storia millenaria di convivenza e di scambi culturali. Dio ci creò tutti diversi perché potessimo conoscerci a vicenda, non per odiarci e dividerci”.

Parole che del resto vengono rivolte sia ai bondenesi che alla stessa comunità islamica, dove non manca chi chiede una maggiore apertura e partecipazione alla società civile. Come Hassan Samid della comunità ferrarese, che rivolge tre diversi appelli: “Il primo proprio ai musulmani – afferma Samid -, e lo dico senza peli sulla lingua: se veramente sono sinceri nella volontà di integrarsi devono dimostrarlo con i fatti, aprendo i centri islamici al pubblico e uscendo più spesso in mezzo alla società. Il secondo è per gli italiani: devono ragionare meno in base ai pregiudizi e maggiormente attraverso il contatto con noi e l’esperienza diretta. L’ultimo è rivolto a tutti quanti: la convivenza si fa in due. Dobbiamo cercare di venirci incontro e di essere tolleranti a vicenda, altrimenti abbiamo perso in partenza”.

Mentre i partecipanti si alternano sul palco una bambina prende il microfono e rivolge una dedica anche a Valeria Solesin, la ragazza italiana uccisa durante la sparatoria al Bataclan di Parigi. In mezzo al pubblico che applaude si notano anche una delegazione della Cgil di Ferrara guidata dal segretario Raffaele Atti e alcuni consiglieri comunali Pd insieme al segretario provinciale Luigi Vitellio, ma Massimo Sgarbi dei dem locali ferma in anticipo ogni domanda della stampa: “Siamo qua per dimostrare la nostra vicinanza, ma i protagonisti sono loro”. Nessun rappresentante invece da parte della giunta comunale targata Lega Nord. E infatti l’unica bondenese ‘doc’ a salire sul palchetto è la presidente dell’Avis locale Antonella Paganini, che ringrazia i donatori di sangue musulmani: “Anche loro sono la dimostrazione che è possibile convivere con culture e religioni diverse”.

Attorno alle 11:30 finiscono i discorsi pubblici e la comunità musulmana si sparge per la piazza, chiacchierando e osservando i bambini che pattinano sul ghiaccio. Fino ad abbandonare il centro storico per allontanarsi lungo le strade laterali per rincasare.

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