Comacchio
29 Novembre 2015
Giovanni Gelli alla manifestazione della Consulta Popolare: "Emersa ipotesi di aprire l'ospedale ai privati"

San Camillo, spiraglio di luce nell’anniversario dell’occupazione

di Redazione | 3 min

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san camillo anniversariodi Eleonora Cinti

Comacchio. Sono trascorsi quindici anni dalla giornata del 27 novembre del 2000, una giornata iniziata come tante ma terminata in modo infelice: la Consulta Popolare San Camillo non mollava l’occupazione dell’ospedale e nella notte, l’intervento delle forze dell’ordine, cerca di placare la loro protesta. Da allora, ogni anno, il 27 novembre è ricordato e celebrato con una manifestazione.

Anche se sono trascorsi quindici anni da quella giornata, la lotta per il San Camillo dura da circa trentacinque anni. “Negli anni ‘80 ci furono le prime grandi manifestazioni, – ricorda Manrico Mezzogori – con migliaia di persone, per non farsi portar via ginecologia/ostetricia e medicina d’urgenza. Negli anni ’90 ci furono grandi lotte popolari contro le truffe dei politici del Basso Ferrarese a scapito della sanità. Nel decennio del 2000, con la reminiscenza dei movimenti popolari appena citati, si articolano e snodano eventi sino al culmine del 27 novembre. L’accusa verso i comacchiesi è stata che noi volevano difendere i beni sociali e collettivi, di essere campanilisti, ma se non lottiamo, Comacchio sarà svuotata di ogni cosa. Valle Oppio è stata la più grande truffa di questa provincia ai danni dello Stato, costato quindici anni fa nove miliardi delle vecchie lire e sta già venendo smobilitato dei reparti di emodinamica. Presto avverrà lo stesso per i reparti di ginecologia/ostetricia, situazione rimandata per motivi politici. Nell’attesa di ciò, anche un semplice tracciato viene eseguito a Cona e non più a Valle Oppio. I sette sindaci del Basso Ferrarese non fanno molto a riguardo giacché la linea guida è di sostenere Cona. Ma anch’essa dovrà affrontare dei problemi, specialmente per il mantenimento. Basti pensare che solo i muri sono costati 350 milioni di euro, che ci sono ventiquattro sale operatorie di cui alcune non sono mai state aperte e utilizzate. Per sostenere un ospedale come Cona servirebbe un bacino di utenze dai 600.000 al milione di abitanti, mentre il territorio ferrarese ne conta 350.000”.

L’emanazione del Decreto Ministeriale n°70 del 2015 che disciplina gli standard ospedalieri causerà la chiusura di molte piccole strutture ospedaliere, giacché le norme denotano una rigidità non conforme alla situazione attuale. Il Decreto riduce i posti letto e la durata della degenza in ospedale, indica la necessità di accorpare alcuni reparti, determina l’occupazione media che deve detenere un ospedale per rimanere aperto e altro ancora. Questo decreto, inutile dirlo, potrebbe complicare la situazione per il San Camillo, ma uno spiraglio di luce sembra aprirsi sul domani dell’ospedale.

“Dopo due anni che l’Usl non considerava nei tavoli tecnici la situazione del San Camillo, ora con la nuova gestione amministrativa c’è stata la possibilità di un confronto – annuncia il professor Giovanni Gelli – ed è emersa l’opportunità di aprire il San Camillo ai privati, creando una struttura accreditata con il servizio sanitario nazionale. Il secondo piano sarà gestito per la degenza chirurgica e la chirurgia, che diverrà di ambito ambulatoriale. Questo migliorerà i tempi di attesa, riqualificherà l’ospedale e le prestazioni che diverranno di prima categoria. In questo modo inoltre ridurremo la mobilità passiva”.

In questi anni la consulta ha avuto modo di confrontarsi con altre realtà regionali, la cui maggior parte ha affrontato la privatizzazione delle strutture ospedaliere più piccole per non subirne la chiusura.

“In attesa della commissione che determinerà come procedere in questo senso, – continua Gelli – spero si apra un confronto tra i sindaci del territorio, mettendo da parte l’anti-comacchiesità e procedendo nella direzione di creare un centro ospedaliero di alto livello di cui ne usufruirà l’intera zona”.

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