Sono comparsi davanti al tribunale collegiale due dei nove imputati accusati a vario titolo di aver messo in piedi un’associazione a delinquere tramite due consorzi di cooperative finalizzata a compiere alcuni reati in danno dell’Inps e del fisco.
I due sono stati sentiti dopo l’ultimo testimone dell’accusa e hanno provato a spiegare ai giudici Luca Marini, Marco Amore e Debora Landolfi il funzionamento dei consorzi di cooperative nel settore della logistica e del facchinaggio. Si tratta di elementi importanti da chiarire perché, secondo la procura, i consorzi avrebbero fatto da ‘schermo’ per coprire false coop tramite le quali compiere operazioni per ricevere contributi per la mobilità dei lavoratori dall’Inps ed evadere l’Iva.
“È un settore fatto così – ha riferito uno dei due imputati comparsi, entrambi difesi dall’avvocato Pasquale Longobucco -: ci sono sempre delle gare e all’interno dello stesso magazzino possono cambiare anche tre-quattro consorzi. Chi non ci vive dentro forse non può capire. I cambi – ha spiegato ancora – si fanno in base a ragioni commerciali, esce una coop e ne viene un’altra, in base alle esigenze della committenza. Questo mondo – ha riferito – è comandato dalla committenza”.
In sostanza, secondo gli imputati, i cambi delle coop sarebbero dovuti a ragioni che dipendono dal mutare delle esigenze della committenza, in modo da poter offrire servizi al prezzo più conveniente os sostituire le coop che non riescono a fornire il servizio richiesto con un’altra del consorzio, senza perdere l’appalto, e non per mascherare attività illecite.
L’imputato ha spiegato – dal suo punto di vista di socio lavoratore – anche quale è il meccanismo di affidamento dei lavori: viene costituito un consorzio per partecipare a una gara o comunque per l’assegnazione di un appalto, il committente paga il consorzio per i lavori effettuati e quest’ultimo distribuisce il denaro alle cooperative impiegate.
Il processo riprenderà il 18 dicembre prossimo, quando verranno sentiti altri imputati.