La violenza verso le donne può assumere svariate forme che non si esprimono esclusivamente nelle devastanti violenze fisiche e sessuali, delle quali si ha un maggior riscontro mediatico. Esistono violenze più occulte e sottili, ma non per questo meno gravi e significative nella vita di una donna. Una di queste violenze, sicuramente tra le più dolorose, vissute da molte donne straniere che si trovano ad emigrare dal loro paese d’origine, è il distacco dal nucleo famigliare e dal contesto sociale. Lasciare i propri mariti, figli, genitori ed amici rappresenta un tormentoso strappo da un quadro esistenziale, costituito da una rete di relazioni umane e sentimentali che subiscono un drastico e netto taglio.
L’emigrazione porta inoltre con sé una forma di violenza silenziosa e subdola: la perdita della professionalità e del ruolo sociale conseguito nel paese d’origine. Le donne straniere si trovano quasi sempre a dover compiere attività molto umili e poco gratificanti, che nulla hanno a che vedere con i percorsi formativi e le competenze acquisite nel contesto di vita originario.
Le badanti, di cui la nostra associazione si occupa in modo privilegiato, si trovano molto spesso a subire le condizioni di un lavoro in nero, le minacce di licenziamento e la caduta nella condizione di clandestinità. Le qualità della vita e i compromessi a cui le badanti si trovano dolorosamente a dover sottostare esulano, di sovente, dalle situazioni di vita che diamo troppo facilmente per scontate.
Per questo, in questa giornata vogliamo invitare la cittadinanza a considerare le donne straniere per quello che sono realmente: persone che provano dolori, spesso nascosti, ma non per questo meno acuti, per gli affetti mancati, le preoccupazioni per i loro cari lontani, le incertezze sul futuro e la precaria situazione economica.
Associazione Nadiya Onlus