Economia e Lavoro
24 Novembre 2015
L'attacco alla soluzione presentata da Bankitalia e alla gestione commissariale

Carife, Fondazione durissima: “Persi tutti i soldi degli azionisti”

di Redazione | 3 min

DSC09088È durissima la Fondazione Carife riguardo la piano per risanare le banche in crisi, la Cassa ferrarese tra queste, presentato dalla Banca d’Italia. In particolare, secondo la Fondazione, “la risoluzione della crisi coinvolge direttamente azionisti e detentori di obbligazioni subordinate, con totale azzeramento dei loro diritti, decretato d’autorità“.

La prima applicazione delle nuove norme europee – si legge ancora nell’infuocata nota inviata alla stampa – “è un nuovo sacrificio economico per alcune decine di milioni di euro, richiesto agli obbligazionisti, mentre gli azionisti perdono ogni speranza di recuperare anche una minima parte del loro investimento. L’ulteriore perdita così generata non può non essere imputata a chi, nell’esercizio degli ampi poteri di vigilanza detenuti ora ed in passato, ha autorizzato la proposizione del progetto approvato dall’assemblea del 30 luglio 2015, senza ricercare correttivi atti a mitigare il concreto rischio di incorrere in verifiche sugli aiuti di Stato, come poi puntualmente è avvenuto”.

La Fondazione si chiede “se in passato, dal 2009 ad oggi, sia stata appropriatamente valutata la dimensione e profondità della crisi di Carife, nonché l’insufficiente consistenza patrimoniale di presunti risolutori, che hanno portato ad allungare i tempi della ricerca di una soluzione concreta, fino al termine dei due anni di procedura consentiti dalla legge. Ricordiamo infatti che in corso di procedura un gruppo bancario di importanza nazionale è stato ammesso ad eseguire una due diligence finalizzata all’intervento risolutivo su Carife, salvo emergere poi, dalle verifiche effettuate in occasione del subentro della Vigilanza della Bce, che quel gruppo aveva da risolvere situazioni interne, con incapacità di intervenire a favore di Carife”.

“Prima di ciò – prosegue la Fondazione – già nel 2011 venne imposto dalla Banca d’Italia un aumento di capitale sociale per l’importo di 150 milioni di euro, che avrebbe dovuto essere determinante per l’uscita dalla crisi, ma che risultò poi inutile, alla luce del successivo commissariamento. Il prolungarsi così a lungo della situazione di difficoltà, ha senza dubbio depauperato il patrimonio di Carife anche oltre ciò che era prevedibile in base ai problemi oggettivamente esistenti, sottraendo così rilevanti risorse al sistema economico locale, ai risparmiatori ed alle imprese. A ciò si aggiunge l’importante sforzo effettuato per tutto questo tempo dai dipendenti, che si sono impegnati ben oltre l’ordinaria attività, per contribuire al risanamento”.

Si arriva poi alla “convergenza di altre crisi bancarie, anch’esse non risolte nei termini ordinari di procedura, così da porre addirittura in dubbio la fiducia del pubblico nell’intero sistema bancario”. Una situazione che portato a “un provvedimento omnicomprensivo, che proprio per tale sua natura ed urgenza, ha portato ad un unico sbocco situazioni tra loro differenti“.

“La Fondazione – si legge ancora nella nota – ha sempre operato per giungere ad una soluzione positiva, ricercando e mantenendo fino a ieri contatti con tutti gli interlocutori e con possibili partner finanziari in grado di contribuire alla soluzione della crisi di Carife. Di tutto ciò è stato dato puntuale riferimento a Banca d’Italia, che per converso ha sempre mantenuto una perentoria riservatezza. A fronte di queste considerazioni – conclude la Fondazione – rimane quindi forte il dubbio che la soluzione presentata ieri dalla Banca d’Italia rappresenti l’ultimo episodio a conclusione di un percorso solo formalmente incentrato sulla salvaguardia dei depositanti, senza verificare in concreto le conseguenze su migliaia di risparmiatori“.

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