Cronaca
17 Novembre 2015
L'arcivescovo: "Serve esame di coscienza e che tutti abbiano il coraggio di portarlo alle estreme conseguenze"

Attentati a Parigi, la ‘chiamata alle armi’ di Negri

di Redazione | 3 min

Luigi Negri

“Spero che sia fatto da tutti un serio esame di coscienza e che tutti abbiano il coraggio di portarlo alle estreme conseguenze“. Sono alcune delle parole che l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Luigi Negri, affida al proprio sito internet sui tragici fatti di Parigi.

Parola che suonano come una sorta di ‘chiamata alle armi’ per tutti, laici e cristiani, in difesa dell’Occidente: “È meglio morire con una posizione chiara di fronte a sé e alla storia, che lasciare irrisolto questo dramma nell’ambito della propria coscienza – specifica Negri -; infatti se per i cattolici la fede vale più della vita, la coscienza vale più della vita per i laici“.

“La tragedia di Parigi – osserva in apertura l’arcivescovo – non dovrebbe destare in noi stupore e sorpresa certamente immenso dolore, cordoglio e vicinanza alle vittime, ma non sorpresa o stupore. Che potesse accadere qualcosa di grave in Europa, anche l’Italia è obiettivo sensibile, era evidente da tempo, viste le minacce che si sono andate intensificando e precisando. Ora però l’immane tragedia esige – prima di tutte le strategie o dell’appello del presidente Hollande che, singhiozzante, chiama la Francia alla resistenza – che questo Occidente, laico e cattolico, prenda spunto da quanto successo per una revisione che non ha ancora fatto, né dopo quel macabro 11 settembre del 2001, né dopo le altre stragi che puntualmente e ossessivamente si sono andate attuando negli ultimi anni”.

Negri cita poi Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione di cui fu amico. “Noi dobbiamo tener saldo il nostro giudizio – sono le parole riportate e riferite all’attacco alle Torri Gemelle – e paragonare tutto con quello che ci è successo, in questo momento grave e grande. Dobbiamo ripetere questo giudizio prima di tutto a noi stessi”.

“In tale prospettiva – afferma l’arcivescovo – credo di poter affermare che in questo Occidente non si può aver più paura del cristianesimo che dell’Isis, com’è evidente in tanta cultura post-ideologica. Non si può neppure far passare la propria comprensibile paura come virtù civile e il silenzio connivente come espressione di saggezza strategica. Non si può – soprattutto di fronte ad una minaccia che non conosce rispetto né per le persone, né per i bambini, né per le donne, né per la cultura, penso all’orrendo scempio dei siti archeologici che ne esprimevano la grandezza – insistere solo sul versante di un dialogo unilaterale, che dovrebbe essere continuamente rinnovato da parte occidentale nei confronti di chi non ha nessuna volontà, né intenzione, né disponibilità a dialogare.

Secondo Negri, “di fronte alle cose orrende che accadono ‘non umane’, ‘un pezzo di terza guerra mondiale’ ha detto Papa Francesco, provocate da questo Islam radicale e fuori controllo, di cui non ci è dato di conoscere la consistenza numerica e neppure il grado di collusione tra i suoi vertici e tanta politica mediorientale, le parole dialogo, apertura, confronto e molte altre, rischiano di perdere il loro valore e diventare puri suoni verbali, perché – afferma Negri, citando questa volta Giovanni Paolo II – ‘il cuore dell’uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo'”.

“La situazione – afferma ancora l’arcivescovo – esige oggi un profondo ripensamento, sia da parte laica che cristiana, senza escludere chi esercita la giustizia, affinché eviti di mettere facilmente in libertà coloro che, più o meno collusi con il terrorismo, sono transitati per le nostre prigioni non più di un giorno per poi essere messi in condizione di disperdersi in Italia o di ritornare nei loro Paesi”.

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