Economia e Lavoro
6 Novembre 2015
Parole durissime di Filcams, Uil Tucs e Fisascat in vista dello sciopero di sabato

“La grande distribuzione ricatta i dipendenti”

di Redazione | 3 min

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Nella foto, da sinistra: Giorgio Zattoni, Fabrizio Tassinati e Luca Benfenati

Nella foto, da sinistra: Giorgio Zattoni, Fabrizio Tassinati e Luca Benfenati

di Daniele Modica

“Coop Estense, Coop Reno e Despar ricattano e intimidiscono i loro dipendenti”. Sono parole estremamente forti quelle pronunciate da Fabrizio Tassinati, segretario generale di Filcams Cgil, ma sottoscritte anche dai colleghi delle altre categorie sindacali, Giorgio Zattoni di Uil Tucs e Luca Benfenati di Cisl Fisascat. “Questo sta succedendo – è la denuncia dei rappresentanti – perché gli imprenditori non vogliono più pagare le maggiorazioni di straordinario, di notturno o di festivo, vogliono diminuire le ore di permesso e compiere altre scempiaggini di questo tipo”.

Ecco cosa sta avvenendo in questi giorni secondo i tre sindacalisti: “I lavoratori chiamano disperati gli uffici di Cgil, Cisl e Uil perché i datori di lavoro li ricattano – spiega allarmato Tassinati -. Dicono loro che se scioperano prenderanno provvedimenti: gli daranno sempre turni di chiusura, non gli concederanno permessi né ferie nei periodi richiesti”.

Lo sciopero è quello indetto per questo sabato (7 novembre) in tutto il territorio nazionale e coinvolge i lavoratori del commercio, in particolare la grande distribuzione, Federdistribuzione e le cooperative, ma anche Confesercenti che comprende piccoli negozi e Conad.

Il motivo dello sciopero è il mancato rinnovo del contratto nazionale dopo quasi due anni dalla scadenza di quello precedente. Ventidue mesi fa i sindacati presentarono la piattaforma delle proposte. “Quello che abbiamo chiesto è molto semplice – illustra Tassinati -: un aumento salariale di 130 euro lordi (al quarto livello) per dare più potere d’acquisto ai lavoratori”.

“E cosa è successo – continua -? Che Federdistributori, Distribuzione Cooperativa e Confesercenti non solo ci hanno risposto picche, e quindi non intendono aumentare gli stipendi, ma hanno preparato una contro-piattaforma che toglie diritti ai lavoratori”. Zattoni scuote la testa: “Qui non si parla solo di diritti, parliamo di soldi che la grande distribuzione non vuole più riconoscere ai dipendenti”.

In breve, i dirigenti vorrebbero modificare alcune clausole, ritenute però sacre dai lavoratori, “frutto di decenni di lotte che ora rischiano di essere azzerate”: riduzione del costo dell’ora lavorata, riduzione o eliminazione delle maggiorazioni di straordinario, supplementare, notturno, festivo e domenicale, riduzione del trattamento di malattia per assenze brevi, revisione del sistema di classificazione con l’eliminazione del 4 super e del 3 super, conferma delle minori ore di permesso per le piccole cooperative e ampliamento dell’applicazione anche per alcune imprese oltre i 300 dipendenti, interventi sugli automatismi negli scatti d’anzianità. “Tutto questo sarebbe giustificato – riferiscono i sindacati – da un presunto recupero di produttività, che non dovrebbe però ricadere sui lavoratori”. “Noi capiamo che le aziende hanno bisogno di flessibilità – aggiunge Zattoni -, sappiamo che più di tanto non si può chiedere. Ma ci sono dei limiti. Al momento comunque abbiamo un buon precedente: Confcommercio, che è l’unica associazione che ha accettato prontamente le richieste dei sindacati e ha rinnovato i contratti”.

“Sta succedendo un’altra cosa molto grave – annuncia Tassinati -: le cooperative hanno chiesto di poter derogare il contratto in caso di bilancio anche lievemente in rosso. In sostanza, se noi accettassimo questa richiesta, i dirigenti avrebbero il diritto di decidere unilateralmente di avviare il licenziamento dei dipendenti”.

Sabato all’interno dello sciopero ci sarà anche il presidio dei lavoratori in via Mayr di fronte agli uffici di Legacoop per chiedere al presidente di essere ascoltati. “I tentativi di impedire la manifestazione saranno tanti – avvertono i sindacalisti –. Siamo stati informati che in queste ore i dirigenti stanno cercando di condizionare i lavoratori part-time, che dovrebbero fare 24 ore settimanali, concentrando le ore e i turni sabato per far sì che perdano più soldi in caso di adesione all’iniziativa”.

Tra le aziende coinvolte nelle trattative, quelle che operano nel ferrarese, oltre alle cooperative già citate, sono: In’s, Simply, Bricomen, Bennet, Zara, Cadoro, Tezenis, Despar, Oviesse, Coin, Metro, Penny, Aliper, Self, Conbipel, Decathlon (che deve aprire), e altre. Un altro sciopero è indetto anche il 19 dicembre.

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