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20 Ottobre 2015
La Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia presenta una importante edizione di "Arte in agenda. A tu per tu con…"

Bill Viola e Lanfranco, eterne visioni tra presente e passato

di Redazione | 5 min

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La Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia presenta una importante edizione di “Arte in agenda. A tu per tu con…”. L’appuntamento è con due opere straordinarie: l’Ascensione di Isotta (La forma della luce nello spazio dopo la morte), 2005 di Bill Viola – uno dei massimi artisti contemporanei di video art – e La Maddalena assunta in cielo, 1616 – 1618 del maestro emiliano Giovanni Lanfranco, in un evento espositivo (aperto fino al 10 gennaio 2016) dal forte potere evocativo reso possibile dalla collaborazione tra Palazzo Magnani e due prestigiose istituzioni italiane, il Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli e il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino.

La relazione e il dialogo tra l’Ascensione di Isotta di Bill Viola e l’Assunzione di Lanfranco sono ravvisabili su due piani: quello comunicativo e quello semantico. Del resto è noto come Bill Viola, nella costruzione della sua narrazione per immagini, tragga chiara ispirazione stilistica e compositiva propriamente dalle opere degli artisti italiani del Rinascimento e non solo, “colpevoli”, forse, l’origine italiana della sua famiglia e la sua permanenza tra Los Angeles e il nostro Paese.

È lo stesso Viola a dirci “ Alla fine degli anni Ottanta la distanza che mi aveva separato dai vecchi maestri del passato si è completamente dissolta. Tempo e spazio, passato e presente, erano la stessa cosa, Così il mio profondo legame con la pittura italiana – nata nel periodo in cui vivevo a Firenze – è ritornato a galla come un amore perduto. Ho capito che i cosiddetti vecchi maestri non erano altro che giovani radicali. Masaccio, Michelangelo, Raffaello erano artisti influenzati da nuove idee tecniche e scientifiche,

provenienti da centri di ricerca e da università. Avevano tutti circa 20 anni quando hanno creato i primi grandi lavori. Il parallelo con l’epoca attuale delle videocamere digitali, della computer grafic, della videoarte e di internet, è indiscutibile. Una volta stabilita questa relazione, e cioè che tutta l’arte a quel tempo era avanguardia, si colgono solo connessioni e affinità, non fratture. Dopo tutto, c’è un unico filo che attraversa la scienza ottica, dalla prospettiva del XV° secolo fino all’era digitale. Così un intero nuovo Paesaggio, che aspettava di essere esplorato, mi si era aperto davanti. Naturalmente non ero interessato ad appropriarmi o a parodiare, non volevo semplicemente riprodurre o citare la storia dell’arte. Ho guardato a loro come modelli per la mia concezione dell’immagine, costruendola grazie a un’esperienza lungo 700 anni”.

L’Ascensione di Isotta (La forma della luce nello spazio dopo la morte) di Bill Viola
Il calmo mistero di un momento fluttuante, rischiarato soltanto da un fascio di luce, è improvvisamente scosso dalla presenza di un corpo femminile, ormai liberato da ogni traccia di pesantezza terrena. Come attratto da una dimensione ulteriore, il corpo ascende, lasciando dietro di sé una scia luminosa, simile all’apparizione di una nuova costellazione. Trasmessa da un monitor al plasma di ampie proporzioni, Isolde’s Ascension (The Shape of Light in the Space after Death), 2005, nasce nell’ambito di Love/Death: the Tristan Projet, un ciclo creato da Bill Viola in relazione all’opera di Richard Wagner Tristano e Isotta. Se già Wagner, ispirandosi alla filosofia di Schopenhauer, aveva riscritto l’articolata leggenda di origine medioevale concentrandosi sulla relazione tra l’amore e la morte e sublimandola nel Liebestod, la morte d’amore, nella sua interpretazione Viola esalta ulteriormente la ricerca di una dimensione che trascende la vita terrena. La video installazione presenta pertanto il percorso di Isotta, la sua ricerca di unione con l’amato attraverso la morte. Nell’immagine ottenuta da Viola sono rintracciabili tracce dell’iconografia de L’Assunzione della Vergine, il dipinto di Tiziano conservato a Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia che impressionò Wagner ai tempi della composizione della sua opera. In accordo con Viola, la video installazione è permanentemente allestita nella cappella del Castello di Rivoli (a cui l’opera appartiene), appunto nella posizione tradizionalmente riservata alla pala da altare.

La riflessione sulla condizione umana e la ricerca di una dimensione spirituale contraddistinguono l’intera opera di Bill Viola. Dai suoi esordi negli anni Settanta, l’artista si distingue per la capacità di modulare le possibilità della tecnologia per realizzare video che indagano particolari stati psichici ed emotivi. In opere successive, sviluppate come installazioni a molteplici canali concepite per stimolare più sensi, l’artista si concentra su immagini archetipe, inclusi i processi di nascita, crescita e morte. Cresciuto in ambiente cattolico, l’artista ha seguito un personale percorso che lo ha portato ad avvicinarsi al misticismo orientale, per tornare poi, nelle opere prodotte dalla metà degli anni Novanta, a esplorare l’iconografia cristiana, con particolare attenzione a quella medievale, rinascimentale e manierista. Il progressivo grado di complessità delle installazioni di Viola implica anche la presenza di attori appositamente scritturati e un’ampia troupe che l’artista dirige su veri e propri set cinematografici, appositamente costruiti in studio. Le immagini registrate, impiegando talvolta anche pellicola a 35 mm, vengono successivamente elaborate secondo le più avanzate tecnologie digitali. Musica, effetti sonori ed elaborazioni al computer sono parte integrante delle installazioni.

La Maddalena di Lanfranco – proveniente dal Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli – è un’opera di grande visionarietà e modernità. La composizione si fonda sul contrasto tra il realistico e “terreno” nudo della Santa sorretta da putti, da un lato e, dall’altro, il cielo dominato da forti contrasti chiaroscurali e da fredde tonalità cromatiche. L’opera dunque manifesta una intensa dimensione ultraterrena insieme un’esplicita presenza del mondo. Lanfranco, innovativo e originale maestro della scuola emiliana del seicento, affronta la sfida di rendere il movimento, di rappresentare un’azione che sottende lo scorrere del tempo nell’avvicinamento dell’uomo al divino.

I punti di contatto tra queste opere di Bill Viola e di Lanfranco sono davvero evidenti e di grande intensità. Isotta e Maddalena si librano avvolte nei panneggi delle loro vesti lasciandosi portare dove il loro destino le chiama, in un gesto di ardente accettazione che è dono d’amore. Il legame tenace e indissolubile tra la dimensione spirituale e materiale emana dalle due immagini condensandosi in una tensione emotiva profonda.

Così lo storico dell’arte Salvatore Settis, che in questi anni ha seguito, assiduamente, il grande artista americano nelle molte esposizioni in Italia con recensioni e con importanti collaborazioni, scrive “Bill Viola pensa se stesso come pittore, vive la propria arte nel dialogo con l’arte passata…Attraverso l’opera di Bill Viola, noi, osservatori ora stupefatti ora commossi ora increduli, dobbiamo fare i nostri conti con l’arte, la sua e quella del passato”.

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