Cronaca
10 Ottobre 2015
Durante l'interrogatorio Fiti si avvale della facoltà di non rispondere. Ruszo confessa anche le rapine di Coronella e Mesola ma scagiona il rumeno

Caso Tartari, la vicenda giudiziaria rischia di complicarsi

di Mauro Alvoni | 3 min
Constantin Fiti e Patrik Ruszo

Constantin Fiti e Patrik Ruszo

Si è avvalso della facoltà di non rispondere, Constantin Fiti, nell’interrogatorio di garanzia eseguito oggi in carcere dal gip Marini dopo che allo stesso Fiti è stata notificata anche l’accusa di omicidio volontario (dopo quello per rapina) di Pierluigi Tartari. Fiti, assistito dall’avvocato Alberto Bova, ha ritenuto di non aver nulla in più da aggiungere a quanto già dichiarato nell’interrogatorio dello scorso 22 settembre, quando professò la sua innocenza sostenendo di non avere nulla a che fare con la rapina e tantomeno con l’omicidio del pensionato di Aguscello.

Una versione che il 22enne rumeno ha sostenuto con fermezza, nonostante la ricostruzione degli inquirenti lo vedrebbe assieme al 19enne slovacco Patrik Ruszo e al capo della banda, il 51enne croato Ivan Pajdek (la cui identità autentica potrebbe essere quella di un ungherese, Huber Sandor, essendo solito usare diversi alias), come uno dei tre rapinatori che il 9 settembre scorso prese di mira la casa del 73enne, aggredendolo e abbandonandolo poi moribondo in un casolare di campagna. Contro di lui vi sarebbero alcuni incontri con gli altri due in un bar del Darsena City, dopo l’omicidio, e le riprese delle telecamere di sicurezza di un centro commerciale, dove i tre effettuarono con il bancomat di Tartari l’acquisto di un paio di scarpe, indossate da Fiti. Scarpe che il giovane rumeno dice di aver ricevuto in regalo senza sapere del bancomat e della rapina. Ma contro Fiti vi sono soprattutto le parole di Ruszo, che lo ha indicato fin dalla sua prima confessione come uno dei componenti della banda.

IMG_20150926_104550Dall’ultimo interrogatorio dello slovacco emergono però alcuni particolari che, a livello giudiziario, potrebbero giocare a favore di Constantin Fiti. Ruszo infatti, alle specifiche domande del pm Di Benedetto, ha confessato la sua partecipazione anche alle rapine di Mesola del 30 luglio, dove un’anziana di 93 anni rimase legata e imbavagliata per due giorni, e di Coronella del 5 agosto, quando padre e figlia vennero sequestrati in  casa per circa cinque ore dai banditi. In entrambe le occasioni, secondo la versione di Ruszo, non c’era Fiti, ma alle due rapine parteciparono comunque in tre, cioé lo stesso Ruszo, Ivan/Huber e un terzo uomo di cui lo slovacco dice di non ricordare il nome. Potrebbe trattarsi del quarto uomo della rapina in casa Tartari emerso come una delle ipotesi investigative, che nela confessione di Ruszo non appare però nella vicenda Tartari. L’assenza di Fiti nelle precedenti rapine, come detto, potrebbe giocare a favore del giovane rumeno che continua a professarsi innocente, salvo ulteriori elementi di prova a suo carico già in mano agli inquirenti. I quali hanno proceduto al fermo del 22enne dopo aver saputo, attraverso l’intercettazione di una telefonata con una ragazza, che aveva manifestato l’intenzione di fuggire all’estero in Romania. Ma Fiti sostiene che in quella telefonata aveva semplicemente detto alla ragazza di voler tornare in Romania per rinnovare alcuni documenti e non per fuggire, preoccupandosi invece di tornare alla sua “attività” principale, quella di ladro di biciclette. Una fuga che, fra l’altro, sarebbe stata quantomeno tardiva a 20 giorni di distanza dal delitto, durante i quali ha continuato a portare le scarpe, acquisite in seguito come elemento di prova. Un comportamento che inoltre si discosta da quello degli altri due componenti della banda, Ivan/Huber e Patrik, fuggiti insieme a distanza di alcuni giorni dalla rapina, mentre Fiti era rimasto a Ferrara.

D’altra parte va anche detto che le dichiarazioni di Ruszo, nell’escludere da altre rapine il coinvolgimento di Fiti, renderebbero ancor più credibile tutto quanto sostenuto finora dal giovane slovacco. Quello che è certo è che la vicenda giudiziaria attorno all’omicidio Tartari, dopo gli arresti, rischia di complicarsi. A questo punto sarà determinante l’arrivo in Italia di Ivan/Huber e quanto rilascerà nel corso del suo interrogatorio, durante il quale potrà confermare o meno il coinvolgimento di Fiti e di un eventuale “quarto uomo”.

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