Sono ore critiche per Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca delle Marche e Banca Etruria: è infatti in corso a Roma la riunione del comitato di gestione e del consiglio di amministrazione del Fondo Interbancario di Tutela Depositi, impegnato nel tentativo di salvataggio dei tre istituti di credito prima che, il prossimo 1° gennaio, entri in vigore la nuova normativa sul bail-in. Un regolamento introdotto in Italia dopo i richiami dell’Unione Europea, e che comporta la partecipazione anche di azionisti e obbligazionisti (sopra ai 100mila euro) delle banche in dissesto nelle operazioni necessarie a ripianarne le passività.
Salvataggi che tuttavia, secondo le indiscrezioni pubblicate da Reuters, si rivelano sempre più onerosi ogni giorno che passa: la costo totale stimato poche settimane fa (un miliardo e mezzo) sarebbe infatti lievitato fino a circa 2,2 miliardi di euro. Quasi due terzi di questa cifra sarebbe indirizzata al salvataggio della Banca delle Marche, ma non è escluso che anche le passività di Carife siano incrementate dal 30 luglio, quando l’assemblea dei soci approvò il piano del Fondo Interbancario, ad oggi. Infine, per quanto riguarda Banca Etruria, i conteggi sono tuttora in corso.
Dal punto di vista tecnico, i nodi da sciogliere sono diversi: il fondo dovrà stabilire la formula con cui effettuare i tre aumenti di capitale, che lo renderanno di fatto primo azionista delle tre banche, e in particolare se riunire gli istituti sotto un’unica holding o attraverso tre società differenti. Quest’ultima ipotesi, secondo Radicor, l’agenzia stampa del Sole 24 Ore, potrebbe essere quella più probabile in quanto velocizzerebbe i tempi dei tre salvataggi. L’obiettivo è chiudere la vicenda prima della fine dell’anno “ed evitare – scrive l’agenzia milanese – che l’Italia abbia il non invidiabile primato del primo bail-in bancario europeo”.