Ostellato
9 Ottobre 2015
I cinque imputati dovranno rispondere di omicidio colposo dopo la morte sul lavoro dei due tecnici Veronese e Bellan

Incidente di Valle Lepri, rinviati a giudizio tutti gli indagati

di Ruggero Veronese | 2 min

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Fabrizio Veronese e Guglielmo Bellan, le due vittime dell’incidente

Fabrizio Veronese e Guglielmo Bellan, le due vittime dell’incidente

San Giovanni di Ostellato. Rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per la morte dei due tecnici Fabrizio Veronese e Guglielmo Bellan, vittime il 22 febbraio 2013 del drammatico incidente alla chiusa di Valle Lepri, dove erano impegnati in un lavoro di manutenzione. Si chiude così l’udienza preliminare al tribunale di Ferrara per le cinque persone indagate dal pm Alberto Savino: si tratta dei tre tecnici Aipo Ettore Alberani (delegato alla gestione dell’Idrovia ferrarese e responsabile unico del procedimento per la manutenzione), Bruno Droghetti (progettista e direttore dei lavori di manutenzione) e di Vittorino Malagò (coordinatore della sicurezza) e della amministratrice della General Montaggi Industriali (Gmi) Maria Antonietta Strazzullo e del direttore tecnico del cantiere per la Gmi Federico Tito.

Veronese e Bellan erano all’interno della chiusa quando avvenne il tragico incidente: i due operai avevano prosciugato la zona dove effettuare la manutenzione quando all’improvviso la pressione dell’acqua provocò il cedimento di una paratia. L’ondata che si riversò nella chiusa travolse i tecnici, che furono spinti all’interno di un cunicolo dove morirono affogati. Una ricostruzione dei fatti confermata anche dalle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso che documentarono il tutto. A scoprire quanto accaduto furono i carabinieri di Portomaggiore, contattati in serata dai familiari di Veronese e Bellan, preoccupati per il ritardo dei propri cari.

Per Strazzullo e Tita la procura – che aveva chiuso le indagini lo scorso dicembre – ipotizza il mancato rispetto delle condizioni di sicurezza, sia per quanto riguarda la formazione professionale che per l’equipaggiamento fornito ai due tecnici che si sarebbero potuti salvare se muniti di salvagente. Contestato anche il livello di preparazione al lavoro specifico, visto che si sarebbe dovuto valutare l’instabilità della paratia che causò l’incidente e agire di conseguenza. Per Alberani, Droghetti e Malagò le accuse riguardano gli aspetti relativi alla realizzazione della chiusa che, da quanto emerso dalle indagini, sarebbe differente rispetto al progetto originale, avendo subito delle modifiche attraverso una perizia di variante che la consulenza della procura definisce senza mezzi termini “peggiorativa” rispetto all’originale. Dopo il rinvio a giudizio di questa mattina (8 ottobre) saranno i giudici della corte penale di Ferrara a valutare le eventuali responsabilità dei cinque imputati.

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