Cronaca
7 Ottobre 2015
Il questore Sbordone: "Un circuito virtuoso di collaborazione tra forze dell'ordine, volontari e cittadini"

Caso Tartari, il risvolto positivo è la “Squadra Ferrara”

di Redazione | 4 min

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questura caso tartariUn circuito virtuoso di collaborazione tra forze dell’ordine, associazioni di volontariato e cittadini. E’ l’aspetto positivo di una tragedia, quella dell’omicidio Tartari, che il questore di Ferrara Antonio Sbordone ha voluto sottolineare “a indagini quasi concluse” per rendere merito a quanti, a vario titolo, hanno contribuito alle ricerche, purtroppo ad esito infausto, del 73enne di Aguscello finito nelle mani di una “banda di balordi”.

“Ho riflettuto a lungo – dichiara il questore – e alla fine mi sono detto che era doveroso fare emergere tutto ciò che di buono è venuto fuori, perché anche dal male si possono trarre indicazioni positive”. E le indicazioni positive sono appunto quelle del “gioco di squadra”, voluto e cercato dallo stesso questore, tra Polizia di Stato, Reparto Prevenzione Crimine Emilia Romagna Orientale di Bologna, Vigili del Fuoco, Polizia Provincia e Corpo Forestale dello Stato. In tutto un centinaio di uomini coordinati fin dall’11 settembre, il giorno in cui si è venuti a conoscenza della scomparsa di Pierluigi Tartari dalla sua abitazione, nelle ricerche di una persona che si sperava potesse essere ritrovata ancora viva. “Non nascondo l’amarezza e il rammarico per il fatto di non aver saputo subito della sua scomparsa, appresa a due giorni di distanza dalla rapina del 9 settembre. E lo sconcerto per una morte assurda: Tartari non era un ricco possidente, ma un normale pensionato. Tanta rabbia perché questa cosa non doveva accadere. Ci sono state anche casualità che l’hanno determinata: se Tartari non avesse sorpreso i tre rapinatori all’opera sarebbe andata diversamente. Erano dei violenti che non si sono fermati di fronte a un anziano indifeso. Quindi tanta amarezza, ma anche consapevolezza che quello che abbiamo fatto ha avuto risvolti positivi nell’aver creato una “Squadra Ferrara” fatta anche di volontari e cittadini”.

tartari ricercheOltre alle già citate forze dell’ordine, infatti, nelle operazioni di ricerca è stata coinvolta anche l’agenzia privata Securiteam, che ha messo a disposizione unità cinofile (i cani molecolari), droni e un paramotore per le ricerche dall’alto, gratuitamente e per più giorni; senza dimenticare i cacciatori della Federazione Italiana Caccia e gli operatori dell’Associazione Europea Operatori di Polizia. Un “modello”, quello attivato per il caso Tartari, che il questore non ha intenzione di abbandonare nella lotta contro il crimine quando si spegneranno i riflettori sulla vicenda: “Non vedo altre strade. Mi vengono rivolte spesso domande sulla sicurezza a Ferrara… Io non faccio il legislatore, e nemmeno posso dotare la polizia di più mezzi e uomini a disposizione, ma posso attivare un circuito virtuoso di collaborazione tra forze dell’ordine, volontari e cittadini, questo sì”.

Sull’impegno profuso nelle ricerche di Pierluigi Tartari hanno riferito questa mattina in questura i referenti delle diverse forze dell’ordine intervenute: l’assistente della Polizia Provinciale Roberta Checchi, il commissario capo del Nucleo investigativo della Forestale Donatello Cirillo, il comandante dei Vigili del Fuoco di Ferrara Ermanno Andreotti, nonché il dirigente del Reparto Prevenzione Crimine Emilia Romagna Orientale Cosimo Mancini. Sono ormai note le modalità delle ricerche e le aree battute, con uno spiegamento di un centinaio di uomini, a partire dalla zona di Mizzana (dove è stata ritrovata l’auto incidentata di Tartari) per poi proseguire lungo il canale Boicelli (anche con sommozzatori dei Vigli del Fuoco), nelle campagne circostanti, nei campi incolti e in quelli coltivati, quindi nei dintorni della casa di Tartari ad Aguscello e in altri corsi d’acqua. “Il luogo in cui è stato ritrovato il corpo – spiega Donatello Cirillo della Forestale – era in un raggio d’area più elevato, ma ci si sarebbe comunque arrivati”.

“In tutta questra tragica vicenda – conclude il questore – la famiglia Tartari ha avuto un atteggiamento sobrio e lodevole. Hanno collaborato, sono stati presenti e molto attivi. Alla fine hanno colto il nostro sforzo e ci hanno ringraziato. Ora sono io che voglio rivolgere a loro parole di ringraziamento e di solidarietà”.

Come riferito dal questore, con l’arresto del capo della banda il grosso dell’attività investigativa è stato portato a termine. Le indagini tuttavia proseguono per fare chiarezza su alcuni punti interrogativi rimasti in questa vicenda, così come per accertare responsabilità dei tre componenti della banda in merito ad altre rapine avvenute a Ferrara e provincia (il caso di Coronella e del parroco di Gaibanella su tutti).

Ora non resta che attendere l’estradizione di Ivan Pajdek, il capo della banda arrestato in Slovacchia, meglio conosciuto come Huber Sandor  (diversi gli alias utilizzati dal bandito), che si spera avvenga nel più breve tempo possibile ma che normalmente richiede non meno di un mese.

Nella mattinata di ieri, intanto, è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Ferrara a carico di del 22enne rumeno componente della banda, Constantin Fiti, attualmente in carcere all’Arginone. Inizialmente a Fiti era stata contestata la sola rapina aggravata, mentre nel provvedimento restrittivo si è aggiunto anche il reato di omicidio volontario, oltre a quelli di furto aggravato in abitazione, utilizzo indebito di carte di credito/bancomat e porto e detenzione illegale di armi. Tutti reati commessi in concorso con il 51 enne Ivan Pajdek e con il 19enne Patrik Ruszo.

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