Cronaca
7 Ottobre 2015
Bonfiglioli: “Il diritto punisce ciò che lo Stato implementa. Intreccio ipocrita”

La piaga del gioco d’azzardo, tra patologia e crimine

di Redazione | 3 min

Leggi anche

Morì sul lavoro in Borgo Punta. Si attende l’udienza preliminare

Si attende la fissazione dell'udienza preliminare del processo per l'incidente mortale in cui perse la vita Miz Mohamed Fawzy Abdou, operaio edile 36enne di nazionalità egiziana, impegnato in un cantiere per la ristrutturazione col Superbonus 110% di un palazzo in via Borgo Punta, al civico 187

Processo stadio. “Tutti i margini di sicurezza non erano stati rispettati”

Prosegue il processo nato dall'inchiesta relativa alle presunte difformità strutturali dello stadio Paolo Mazza, riscontrate durante il cantiere per i lavori di ampliamento dell'impianto sportivo cittadino fino a 16mila posti, avviato dopo la permanenza della Spal in Serie A nel campionato di calcio 2018-2019

unnamed (30)di Silvia Franzoni

Il gioco d’azzardo è diffuso e persuasivo: “l’uso patologico del gioco riguarda circa 200.000 persone nel Paese e il costo di ogni singola presa in carico si aggira attorno ai 30.000 euro, così che l’aspetto sociosanitario incida sul bilancio per circa 5,6 miliardi di euro”. A presentare i dati, preoccupanti, è Gian Guido Nobili (servizio Politiche per la Sicurezza e Polizia locale Regione ER); l’occasione è l’iniziativa di presentazione della ricerca ‘Le implicazioni sociali del gioco d’azzardo’, svoltasi ieri pomeriggio come appuntamento del programma della sesta edizione della ‘Festa della legalità e della responsabilità’, promossa da Comune e Regione.

La ricerca, figlia della legge regionale 3/11 e nata in collaborazione con l’Università di Bologna, è volta ad indagare un fenomeno, quello del gioco d’azzardo, che si presenta più come ‘questione’ che come problema. Susanna Vezzadini, docente di Teoria dei processi di vittimizzazione Unibo e coautrice della ricerca, evidenzia quella che si configura come “la trasformazione dell’immagine del giocatore: trasversalità, crescita esponenziale della polifruizione e variabilità dei contesti di gioco”. Le 46 interviste raccolte tra giocatori ed ex-giocatori del territorio regionale si sono indirizzate ad un approccio qualitativo, uno “sguardo dall’interno” su di un campo complesso quale è quello del gioco d’azzardo fin dal suo punto di vista definitorio.

Si tratta di uomini, principalmente ma non esclusivamente, tra i 40 e i 60 anni con punte di giovanissimi (23-30 anni) per il gioco online. Varie le professioni, vari i titoli di studio, stessa estraneazione dal lavoro e dalla famiglia: “la moltiplicazione delle sedi di gioco – spiega Vezzadini – comporta un aumento della frequenza e una dilatazione dei tempi di gioco, così che diventi una attività totalizzante, che impegna fino a 8-10 ore al giorno, un vero atteggiamento compulsivo”. La motivazione al gioco è spesso quella di una “idea di cambiamento, una opportunità di miglioramento di una esistenza – continua – percepita come insoddisfacente”. A questo si accompagna il dato emotivo, di “ricerca dell’emozione, di adrenalina”. L’avvento della possibilità di gioco online, poi, comporta un cambiamento del significato stesso di gioco: “se prima il rapporto soggetto-strumento era esclusivo, ora – evidenzia – si inserisce il concetto di visibilità all’interno di una comunità, quella online, nella quale si cerca fama e notorietà”. Molte e varie, poi, le implicazioni criminose: queste si riscontrano “in maniera diretta, almeno 5 degli intervistati hanno riportato condanne penali per comportamenti devianti, ma il contatto con ambienti criminosi facilita la presa di coscienza della propria condizione di disagio e la successiva richiesta d’aiuto”.

Il gioco d’azzardo è monopolio dello Stato che, negli anni, ha moltiplicato l’offerta. L’intreccio è però “ambiguo e ipocrita”, sottolinea Antonio Bonfiglioli (docente di Diritto Penale e Processuale UniBo e coautore della ricerca), perché “il diritto punisce ciò che lo Stato implementa”. Se le direttive sono state omogenee, “dal 1992 il cammino intrapreso è stato deprecabile – spiega Bonfiglioli – lo definirei di utilitarismo perbenista: da un lato si sono introdotti nuovi modi di fare cassa, come i gratta e vinci, e si vende come ‘gioco sicuro’, dall’altro si sbandiera il vessillo della moralità apponendo un semplice ‘gioca con moderazione’”.
Secondo la legge, si ha gioco d’azzardo quando concorrono il fine di lucro e la vincita, o perdita, interamente o quasi interamente aleatoria (articolo 721 del Codice Penale, ndr): “lo Stato propone giochi totalmente aleatori, e lo fa con una ripetitività preoccupante, anche perché le ragioni nobili del monopolio cadono di fronte alle percentuali di vincita di tipo usuraio che si accompagnano al gioco d’azzardo statale, che è l’unico legale”. A livello periferico – Comuni, Provincie e Regioni – l’attenzione al tema è notevole, “ma a livello centrale non sta cambiando nulla – conclude Bonfiglioli – proposte di legge virtuose giacciono nei cassetti”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com