Economia e Lavoro
6 Ottobre 2015
Ipotesi di trattativa con un fondo americano, il sindacato: "Ci aspettiamo che il Governo intervenga per garantire piano industriale"

Il dubbio della Cgil: “Eni vende la chimica?”

di Redazione | 3 min

unnamed (5)Sabato 3 ottobre la Filctem Cgil ha promosso nel corso del Festival di Internazionale una iniziativa sulla prospettiva della chimica in Italia e in Europa dove  è emerso come Eni stia trattando con un fondo americano la possibile cessione delle proprie attività chimiche, quelle che oggi si configurano nella società Versalis.

“Per quanto riguarda il territorio ferrarese – spiega il sindacato –  abbiamo esplicitato l’assoluta necessità che il Cracking di Marghera continui la propria attività ben oltre i tempi previsti dalla lavorazione per conto terzi (dopo il contratto con Shell si avvia un nuovo rapporto sino al termine del 2016, con una compagnia asiatica, di cui è stata tenuta segreta la denominazione) in quanto supporta la stabilità dei cicli dell’etilene e del propilene, oltre a garantire forniture efficaci agli altri business Versalis, stirenici ed elastomeri.

Ma è l’ipotesi della cessione a giocare un ruolo centrale oggi: “L’importanza di questa possibilità – afferma la Filctem – è legata alla ridefinizione della dimensione aziendale Eni tutta impostata sulla compagnia Oil & Gas stile anni 60, senza che sulle conseguenze di questa trasformazione nessuno, a partire dal Governo, sollevi una obiezione o anche solo una richiesta di informazione. La Regione Emilia Romagna, appare l’unica che in questo senso provi a svolgere un ruolo mirato a ricercare politiche industriali, orientate a sostenere produzioni e filiere manifatturiere collegate: la settimana scorsa ha formalizzato al ministero dello sviluppo economico la richiesta di intervento presso l’Eni per capire piani e prospettive di una tale decisione”.

“Con la stessa determinazione mostrata con la siderurgia – affermano dalla Cgil -, ci aspettiamo che il Governo intervenga immediatamente, nell’interesse dello Stato italiano, per fare chiarezza sull’intera operazione, quindi per garantire che, qualunque sia la proprietà, questa presenti un piano industriale solido economicamente e credibile industrialmente, improntato a mantenere gli asset industriali esistenti, con investimenti capaci di generare un equilibrio dei costi nella petrolchimica, anche attraverso alleanze con Paesi/imprese che detengono gas associati o shale gas; completare e realizzare rapidamente gli investimenti già promessi e sottoscritti da Versalis con i territori e le organizzazioni sindacali; realizzare joint venture con operatori significativi e internazionalizzati nelle poliolefine e garantire il lavoro e l’occupazione nel Paese”.

Sulla questione interviene anche la Femca Cisl che ricorda il confronto avvenuto il giorno 5 giugno scorso presso la sede di Mantova, in occasione della presentazione del piano industriale Versalis, sulla possibilità di stringere accordi di partnership con fondi di investimento stranieri (probabilmente americani). “La posizione espressa dalla dirigenza societaria in quella sede fu volutamente generica – spiega il sindacato – ma ad oggi sono sempre più frequenti le voci di una concretizzazione di questa ipotesi. Alla domanda specifica delle segreterie Nazionali sull’argomento durante l’ultimo incontro a Porto Marghera in occasione della comunicazione sul prosieguo della marcia del cracking, non sono state fornite risposte significative da parte dell’azienda. Crediamo che sia molto importante sapere se Versalis nel prossimo futuro dovrà/vorrà condividere i propri obbiettivi con altri soggetti economici, aspetto questo che implicherebbe inevitabilmente delle ricadute di vario tipo e, come sindacato, avremmo molte domande da fare ai vertici societari su questo. L’argomento è talmente scottante – continuano dalla Femca – che le segreterie Nazionali stanno promuovendo un incontro specifico con Eni. Ancora una volta ci troviamo ad assistere a scenari discordanti della politica sulla visione del futuro di Eni e più in particolare sulla chimica di Versalis e sulla raffinazione: una parte persegue l’obbiettivo di “fare cassa”, cedendo quote societarie di Versalis a fondi d’investimento italiani/esteri mantenendo solo una residuale partecipazione di Eni; un’altra parte ritiene che l’integrazione di Versalis con il gruppo Eni sia più che mai strategica, dal punto finanziario e industriale/ occupazionale, visto la congiuntura favorevole per la chimica in generale, dovuta al basso costo del petrolio (che potrebbe perdurare ancora a lungo). Versalis – conclude il sindacato – dovrebbe puntare sul piano di sviluppo intrapreso (investimenti sulla chimica tradizionale e Green) per rimanere nel gruppo Eni senza sudditanze economiche”.

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