Eventi e cultura
5 Ottobre 2015
Ospiti a Internazionale Abbas, Albaih e Khiari che sfidano il potere con una vignetta

Satira, quando la matita fa più paura di un esercito

di Elisa Fornasini | 3 min

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OLYMPUS DIGITAL CAMERALa potenza delle immagini è la sua immediatezza che colpisce più di mille parole. Specie nei regimi dittatoriali che hanno molta più paura dei vignettisti che di un intero esercito perché una vignetta è una voce libera che fa arrivare un ideale alla gente di tutto il mondo. È della “Satira e libertà di espressione nel mondo arabo e musulmano” che si è parlato all’incontro “Una risata ci salverà” che domenica mattina al cinema Apollo ha visto a confronto tre fumettisti: il siriano Hani Abbas, il sudanese Khalid Albaih e la tunisina Nadia Khiari.

A moderare il dibattito è la giornalista di Repubblica Francesca Caferri che ricorda al folto pubblico presente la pericolosità di fare questo lavoro: è di poche settimane fa la notizia della morte del vignettista siriano Akram Raslan, ultimo caso di una scia di sangue per chi sfida il potere con una matita.

I provocatori disegni senza parole di Hani, gli stencil virali di Khalid, il rivoluzionario gatto Willis di Nadia, si rimbalzano sui social network per raccontare la realtà del proprio paese, toccando alcuni tabù sociali e rischiando di pagare a caro prezzo la propria ‘disobbedienza a fumetti’. Ma la voglia di esercitare il diritto alla libertà di espressione è più forte della paura. “La libertà di espressione ottenuta dopo le primavere arabe è un’importante vittoria ma molto fragile, bisogna lottare tutti i giorni per essa perché la vignetta è un’arte di contestazione e quindi non piace ai politici” spiega Khiari che racconta i paradossi della Tunisia dalla sua pagina Facebook WillisFromTunis.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAI fumetti più forti di Abbas, come rivela lo stesso fumettista, sono usciti fuori dalla penna che ha tenuto in mano a Damasco durante la sua permanenza nella capitale siriana dal 2011 al 2013. “Ogni immagine era una sfida per far arrivare il mio messaggio a tutto il mondo” commenta il vignettista che proprio per raggiungere questo scopo ha scelto di non usare le parole “perché l’immagine deve arrivare alla gente senza bisogno di un traduttore”. “Quando un vignettista vuole portare un messaggio alla comunità, è proprio a quel punto che aumenta il rischio che a questa persona venga tappata la bocca” aggiunge Albaih. Per questo i tre artisti hanno deciso di pubblicare le proprie vignette via internet, considerato l’unico mezzo di comunicazione per esprimersi in libertà senza avere problemi con il potere.

Una libertà che ha comunque delle soglie da rispettare, in equilibro tra quello che l’artista vuole dire e quello che può fare. “I limiti sono quelli della legge e quindi non incitiamo alla violenza o all’odio – specifica Khiari – ma giochiamo con altri limiti imposti dalla società come i tabù religiosi, sessuali e politici perché se non ne parliamo rimarranno sempre tabù”. “Se tacciamo adesso le conseguenze saranno ancora più gravi nel futuro” conferma Abbas, e quindi prendono in mano le matite “per promuovere il cambiamento” aggiunge Albaih, le cui vignette satiriche sui regimi arabi sono diventate così tanto virali da essere riprodotte sui muri dai giovani della primavera araba. Una di queste è l’immagine di un musulmano e un ebreo che si baciano a Gerusalemme. “La gente ha protestato a causa del bacio e non dell’idea che c’è dietro – conclude il vignettista sudanese – perché l’idea dell’amore è quasi estranea mentre quella della guerra ci è molto familiare”.

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