Eventi e cultura
4 Ottobre 2015
La presidente della Rai ad Internazionale ha presentato il suo libro ‘Terrore Mediatico’

Maggioni: “Nei video dell’Isis la logica dei videogiochi”

di Redazione | 3 min

unnamed (27)di Marcello Celeghini

“I video dell’Isis sono costruiti con la stessa logica dei videogiochi”. Non ha dubbi le neopresidente della Rai, Monica Maggioni, nel spiegare come viene costruita la propaganda dei tagliagole. La Maggioni nel suo nuovo libro dal titolo “Terrore Mediatico”, presentato sabato pomeriggio a Palazzo Roverella nell’ambito del Festival di Internazionale, affronta l’argomento di come l’Isis e gli altri terroristici possano trovare nei media un fulcro per diffondere il terrore attraverso messaggi preconfezionati, e di come i mass media possano adempiere al loro compito di raccontare senza, a loro insaputa, veicolare messaggi o video che facciano il gioco dei terroristi diffondendo la loro ideologia della paura.

La difficoltà dell’essere giornalista e, ancor più, cronista dalle zone di guerra si manifesta anche nel momento in cui si sceglie cosa mostrare e cosa no sui quotidiani o sui telegiornali. Le immagini e i video hanno sempre fatto presa sull’uomo più di mille parole e la maggioranza dell’opinione pubblica, siccome non è solita prendersi il tempo di leggere per capire a fondo un determinato tema d’attualità, si lascia influenzare dalle immagini e dai video che rappresentano un modo di sapere certamente più immediato ma che va contestualizzato e spiegato. “Abbiamo deciso di non mandare in onda i video dell’Isis proprio perché, visti i costi elevati di un montaggio, era chiaro fin da subito che erano stati fatti proprio con l’intento di essere mezzi di propaganda confezionati con cui influenzare l’occidente- spiega Monica Maggioni-. Gli unici fotogrammi mandati in onda dell’attività dell’Isis sono stati ritagliati ed adattati alla necessità di cronaca, nulla è stato mandato in onda così come confezionato dai jihadisti. I video dell’Isis sono strutturati come in un videogioco per adolescenti, dove c’è una missione da portare a compimento e c’è un buono che per vincere il nemico deve ucciderlo fisicamente. Con la stessa logica nel 2001, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, non sono mai stati diffusi foto e video che ritraevano morti. La tragedia e lo sgomento erano già tantissimi nel veder sbriciolare le due torri che se si fossero aggiunte anche immagini di morti, avrebbe reso quell’attentato un vulnus insanabile nell’opinione pubblica statunitense”.

Sulla nascita del fenomeno Isis i media internazionali hanno sottovalutato segnali e avvisaglie che erano evidenti, secondo Monica Maggioni, da ben prima delle primavere arabe, ovvero dalla inconcludente guerra in Iraq del 2003. “Spiegare il fenomeno Isis non è affatto semplice- sottolinea la presidente Rai- e non si può cadere in semplificazioni del tipo buoni e cattivi, bianco e nero. È un fenomeno complesso di radicalizzazione che affonda le radici nella guerra in Iraq del 2003. Nel 2011 andai a Mosul grazie al vescovo della città che mi fece entrare e già allora era chiaro che la città era in mano ai jihadisti ma in occidente non si parlava ancora di Isis ne tanto meno di terrorismo. In quell’occasione feci un servizio per il Tg1 che andò regolarmente in onda ma non fu ascoltato da nessuno e cadde nell’oblio, nessun giornale parlò della situazione a Mosul. Nel 2012 andai a trovare amici a Damasco proprio mentre si svolgeva la protesta contro Assad. Là ho visto tanti giovani universitari che si prendevano pallottole di Assad protestando ma in quell’insurrezione si vedeva che in mezzo c’erano individui stranieri che con le proteste siriane non c’entravano niente ed erano i primi jihadisti arrivati”.

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