Lettere al Direttore
5 Settembre 2015

L’onnipotente Hera

di Redazione | 3 min

L’onnipotente Hera può perfino marchiare di “morosità” un creditore.

In un imprecisato giorno dell’Anno Domini 2015 la società Hera Comm assegna lo stato di “morosità” ad un suo utente. Poi castiga il ripugnante soggetto chiudendogli il gas senza informarlo della novità, non valendo la pena lasciare avvisi a chi difetta per “morosità”, deplorevole condizione priva di diritti interlocutori con le entità superiori.

Per mancato avviso l’inconsapevole declassato non si accorge di nulla, anche perché ha smesso di utilizzare il gas per motivi suoi. Pur non usando gas nel 2014, ha come sempre pagato le bollette ricevute per consumi presunti o misurati, salvo l’ultima, consapevole d’aver accumulato un robusto credito.

È proprio per quello pseudo insoluto che l’inesorabile giustizia di Hera decide la condanna, indifferente al credito maturato da chi ha versato molto più del dovuto. Vuol dire che mancare di rispetto ad una bolletta Hera è colpa gravissima, un oltraggio che fa passare tutto in secondo piano, compresa l’aritmetica. Lesa maiestatis nell’attuale neo feudalesimo, in pratica.

All’ignaro cliente arriva successivamente un accredito di Hera, che però omette d’inviargli la relativa bolletta (s’è già chiarito che non perde tempo avvisando i miserabili), quindi l’arcano può svelarsi solo mesi dopo, quando per la dichiarazione dei redditi l’utente deve per forza procurarsi quella bolletta d’accredito. Ottenutala, scopre finalmente nel quadro Altri Servizi [Mai Richiesti], un sorprendente “ordine di vendita” così formulato: “Chiusura per morosità – Servizio Gas – quantità 1” (prezzo € 75,00 più IVA 22%, detratto dal credito).

Aggiungendo sorpresa a sorpresa arriva pure l’ingiunzione di pagamento dell’ultima bolletta, maggiorata di spese della società incaricata del recupero. SPESE DI RECUPERO?! Incassano soldi, fanno i conteggi, tirano la somma, rendono il di più (dimenticando gli interessi) e dimenticando di mandare le carte. Ma dimenticano anche di controllare i conti, e una volta accortisi d’averli sbagliati scattano le sanzioni a chi è ignaro di tutto?! È più divertente ricevere multe per eccesso di velocità dove non si è mai andati. Se non altro, chiedendo di vedere la foto si mette in buca chi ci prova.

A questo punto il “moroso” comincia a sentirsi vittima di un andazzo incivile, bieco, protervo e piuttosto stupido. Ma la sua è una percezione erronea, perché antidemocratica. Infatti, per inconfutabile dogma, nella democratica signoria di Tagliani & Compagnia Bella i sudditi sono sottoposti solo a regole “legali”. Ed Hera, qui infeudata proprio da Tagliani (che sempre sia lodato), attraverso quelle regole esercita il potere di fare e non fare ciò che vuole. Essendo una verità universale che tutte le decisioni riguardanti i sudditi siano “legali, ogni protesta troverebbe come interlocutore reale il Nulla. Anche se fosse urlata da un muezzin.

Ovviamente, l’inutilità dei reclami agevola le rilassanti inattività cerebrali tanto gradite a Ferrara, quindi questa lettera non è una protesta ma un resoconto didattico, mirante a suggerire la necessità di rimediare a grottesche carenze etico-matematiche. Cercando alternative ai poteri neo feudali almeno nei servizi ai privati, si compie un utile esercizio mentale d’opposizione in armonia coi valori resistenziali sui quali fu fondata la Repubblica. Non si raggiungerà la gratificazione intellettuale ricavabile da un florilegio di tatuaggi, ma sarà pur sempre meglio di niente, no?

Paolo Giardini

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