Indiscusso
4 Settembre 2015

Il giorno della memoria perche?

di Marzia Marchi | 3 min

Ogni anno il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria come giornata internazionale in commemorazione delle vittime dell’Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. Anno in cui si celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell’Olocausto. Il 27 gennaio 1945 fu il giorno liberazione del campo di concentramento di Auschwitz ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa.

In tutte le scuole d’Italia, come suppongo in quelle di tutta Europa, celebriamo la giornata con eventi preparati durante la settimana in maniera adeguata alla età dei nostri allievi, per fare in modo che resti vigile e attiva la memoria dello sterminio, premeditato e organizzato, di 6 milioni di ebrei per la volontà dello Stato nazista con la collusione dei governi alleati, tra cui l’Italia!

Nessuno ha mai messo in dubbio l’importanza di questa giornata e la necessità di rammentare e spiegare la barbarie di cui fu capace non solo un governo ma interi popoli, i quali solo tardivamente seppero opporsi a quello che all’inizio i pacifici cittadini ariani impararano a identificare come un “diverso”.

Ora i diversi hanno tanti volti, non solo quello dell’ “ebreo malvagio e approfittatore”, hanno i volti dei sopravvissuti alla violenza dei loro regimi, delle guerre colonialiste, hanno la disperazione dell’incomprensione che doveva avere il volto di Anna Frank costretta a nascondersi e a rinunciare alla sua vita perché sopraffatta da una guerra insensata contro il suo status religioso.

Ma c’è (se possibile!) un peggio alla disperazione di questi fuggitivi: di non veder riconosciuto il loro diritto di fuggire, come invece almeno si riconobbe agli ebrei in fuga dall’Europa nazista.

Oggi si dice: “restino a casa loro”, che ci sia la guerra, la fame, la violenza! L’occidente che si vanta di “esportare la democrazia e il progresso” oggi non vuole condividere questi diritti con chi non li può esercitare a casa propria. L’Occidente che ha colonizzato il resto del mondo, che trae vantaggi dalle risorse dei loro paesi, oggi non vuole permettere che essi ne vengano a godere!

Si obietta facilmente che avere per vicini masse di profughi fa paura. E’ vero la povertà e la disperazione fanno sempre paura. Immagino quanta paura avessero i vicini dei campi di concentramento che vedevano un’umanità disperata migrare nei campi di lavoro forzato e ora siamo qui a ricordarli, a piangere tardivamente per il male fatto loro.

Piangiamo guardando il film “Il bambino col pigiama a righe”, o “La vita è bella” e troviamo fastidioso vedere l’immagine del bambino morto sulla spiaggia turistica di Bodrum, nella Turchia in attesa di ingresso nella civile e cristiana Europa.

Il 27 gennaio prossimo dovrò ricordare i bambini bruciati nei camini dei lager e nascondere i bambini arenati sulle spiagge perché non considerati vittime di guerra ma soltanto profughi economici?

Come spiegherò la differenza tra profughi di guerra e profughi economici ai miei allievi? O per dire loro la verità dovrò aspettare la direttiva Onu, tra 60 anni, che ricorderà la strage di questi innocenti? A che serve la memoria se non ad evitare di ripetere gli errori?

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