Eventi e cultura
28 Agosto 2015
Per Rhysonic "è bellissimo esibirsi qui". Gli Azuleo si aspettavano "più valorizzazione del nostro lavoro"

Il festival visto dai buskers, tra complimenti e polemiche

di Elisa Fornasini | 4 min

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Pete O’Connell

Pete O’Connell

La sua ruota ipnotica è tra gli strumenti più curiosi di questa edizione. E forse di tutte quelle precedenti. Stiamo parlando di Pete O’Connell, in arte Rhysonic, l’one-man band canadese che con la sua Spinning Wheel of Song sta ipnotizzando tutto il pubblico della 28esima edizione del Ferrara Buskers Festival. In realtà è la sua terza volta alla rassegna internazionale del musicista di strada (aveva già partecipato alle edizioni del 1996 e del 2004) ma suonare nella città estense gli piace sempre di più. “È bellissimo esibirsi nel più grande festival di strada del mondo – dichiara Pete – perché posso suonare quello che mi sento, per me la street’s music va tutta a sentimento”. L’improvvisazione è infatti tra i suoi cavalli di battaglia per uno spettacolo in continua evoluzione. Nessuno show è uguale ai precedenti dato che Pete inventa la melodia nello stesso momento in cui gira la sua ruota-chitarra.

“L’idea è nata qualche anno fa osservando per ore i raggi della bicicletta e i suoni che essi producevano – rivela il canadese – e improvvisamente ho realizzato che non esisteva nessuno strumento musicale di questo tipo”. Così ha costruito questa ruota che mentre gira colpisce a ritmo le corde della chitarra o, per cambiare sonorità, dei tamburelli e campanellini. Un marchingegno sonoro originale che non poteva mancare a Ferrara, la capitale delle due ruote. Ma l’ingegnoso e creativo artista non si è fermato qui: “Ho fatto diversi esperimenti negli ultimi anni – racconta – e ho ideato diverse ruote musicali, sei differenti versioni dello stesso strumento perché la musica è come una ruota, continua a girare e non si ferma mai”. Ad accompagnarlo in questa scoperta musicale ci sono i suoi due figli, Lucas di 11 anni e Liliana di 9, che hanno seguito il papà dall’altra parte del mondo (attualmente abitano in Nuova Zelanda) per affiancarlo durante le sue esibizioni davvero imperdibili.

Azuleo

Azuleo

Ad essere molto più critici nei confronti della manifestazione sono gli Azuleo. È la loro prima volta al Ferrara Buskers Festival ma hanno partecipato a diversi festival di strada in giro per l’Europa e per loro il paragone non regge. “Nelle altre manifestazioni è più facile esibirsi, qui ci sono troppe band che suonano tutte insieme” criticano i sei musicisti spagnoli, francesi e tedeschi che non risparmiano ‘rimproveri’ anche per il pubblico ferrarese: “Gli spettatori non sono molto consapevoli del fatto che siamo dei buskers e che non veniamo pagati per quello che facciamo. Molti si fermano ad ascoltare le esibizioni e fanno tante foto ma appena chiediamo dei soldi vanno via senza dire niente e non supportano noi artisti. Suonare per la comunità gratis non è un problema, ma ci aspettavamo più valorizzazione del nostro lavoro”.

Anche perché i sei artisti suonano per vivere, quella del musicista è la loro professione e lo fanno da quattro anni nelle strade di tutta Europa. Insomma, conoscono bene la filosofia dei buskers e per questo sono rimasti un po’ perplessi dalla spilorcia e dalla mancanza di cultura musicale del pubblico estense. Forse il loro flamenco con influenze jazz, caraibiche e spagnole deve fare ancora breccia nel cuore (e nel portafoglio) dei ferraresi, intanto loro continuano la loro vita on the way. ‘Cammino’ è appunto la parola che scelgono per definire il proprio gruppo, non a caso il loro secondo cd, dopo “Contigo”, si chiama “La Senda”, un sentiero che li condurrà verso nuove avventure. Magari più ricche di spirito e di denaro.

Warsaw Collective

Warsaw Collective

È tutta una novità, invece, per i giovanissimi Warsaw Collective. È la prima volta che vengono al Ferrara Busker Festival, la prima volta che suonano in strada e, anzi, è proprio la prima volta che suonano insieme. I cinque ragazzi polacchi, tutti dai 19 ai 21 anni, sono stati ‘pescati’ dal direttore artistico Stefano Bottoni all’accademia della musica di Varsavia. È appunto la capitale della Polonia, dove tutti vivono e studiano, a dare il nome a questa nuova band che propone canzoni tradizionali polacche, anche se il loro genere preferito, e per il quale si stanno perfezionando al Warsaw School of Jazz Music, è il jazz. La loro personale cultura musicale si fonde così con quella della nazione polacca, dando vita a un vibrante jazz-folk tutto da scoprire per la sua genuinità. Per i cinque ragazzi, la musica è una passione e non ancora un vero e proprio lavoro, un fatto che li rende davvero naturali e autentici. “Ci piacerebbe tornare anche il prossimo anno” rivelano i giovani polacchi che definiscono il proprio gruppo con due parole, just friends, perché è un semplice gruppo di amici a cui piace suonare insieme.

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