Du iu śpich frares?
24 Agosto 2015

Quasi un favola ecologica

di Maurizio Musacchi | 11 min

Gentili lettori. Oggi vi propongo un vecchio, breve, racconto; un po’ ingenuo, quasi una favola. E’ datato, infatti lo scrissi quasi vent’anni fa. (Lo espongo in italiano con traduzione in Ferrarese per chi desidera “far palestra” col nostro bel Dialetto). Da un po’ si sentiva di parlare d’ecologia. Oggi sono arrivati, a dire il vero i pannelli fotovoltaici, le pale che trasformano il vento in elettricità e tante altre innovazioni, atte alla ricerca di energia pulita. Si parla a livello locale, di sfruttare, realizzando una piccola centrale idroelettrica, perfino il salto d’acqua nel canale che passa a Valpagliaro, presso Tresigallo. Purtroppo però oggi, si producono enormi automobili – suv, navi e portacontainer sempre più grandi ed inquinanti. Continuano a radere al suolo foreste, a cementificare aree enormi per costruirvi supermercati, maxicondomini e alberghi faraonici. Milioni di Cinesi che fino a qualche decennio fa consumavano pochissimo, hanno scoperto il devastante consumismo, e lo esportano pure nel Mondo. Il sogno di chi scrisse l’ingenuo raccontino che vi propongo, auspicava di industriali i quali traessero profitti, dando in cambio lavoro, in una fiorente industria dell’ecologia. Rimarrà tale? Buona lettura, Maurizio.

FAVOLA ECOLOGICA: SPERANZO MILLENNIO

In un bar del centro di Bondeno, c’è un vecchio barbone seduto ad un tavolino, ha davanti un bicchiere di vino bianco; l’espressione è assorta e lo sguardo fisso verso l’ignoto!

S’avvicina un ragazzo, lo guarda stupito, non ha mai visto un barbone dal vero, solo nei film o alla televisione, non sa come attaccare discorso, ma lo vuol fare, è spinto da una strana curiosità che quasi l’opprime, lo prende, lo affascina insomma: si presenta!

– Mi chiamo Felice Volontà, scusi se l’importuno, non l’ho mai vista, lei non è di Bondeno vero?-

L’approccio è banale, pure piuttosto desueto nel contesto di tempi d’incomunicabilità fra la gente, nella fattispecie fra giovani ed anziani; ma il vecchio sorprendentemente risponde, (dopo aver osservato con curiosità l’interlocutore,) con fare pacato e gentile.

-Il mio nome è Speranzo Millennio sono cittadino del Mondo ora, ma nacqui a Bondeno … troppi anni orsono. La lasciai in tempi in cui tutti lavoravamo con fatica. Pescavamo più per necessità di cibarci che per diletto e nei limpidi corsi d’acqua del circondario, che fungevano pure da piscine, ove imparavamo a nuotare. L’aria era tersa e pura, non c’erano tante auto o industrie inquinanti. Molta povertà, tanti sacrifici, un po’ di fame, ma quanti amici e quanta solidarietà! Per chi aveva problemi economici … una bella colletta e la famiglia in difficoltà veniva assistita: nessuno moriva di stenti!

-Ma … avete parenti, amici, conoscenti; vedo che siete solo, come mai?-

La curiosità si amalgama con un non so che di compassione per quell’uomo così male in arnese al punto che il giovane pone, senza imbarazzo domande perfino invadenti.

-No caro ragazzo, non ho più parenti; gli amici poi, anche se ne dovessi rintracciare qualcuno, potrebbero pensare che ho qualche necessità e li metterei inutilmente in imbarazzo, poiché in verità, a me non manca nulla. Ho una certa pensione che mi consente di sopravvivere, una bicicletta che mi porta per l’Italia e la serenità di sapere che, fra qualche tempo, quando “Qualcuno” vorrà, me ne andrò in punta di piedi! Nessuno piangerà, farà smanie, spargerà lacrime e non dar dolore alla gente è un bel vantaggio per un vecchio inventore quale sono io! Si inventore, anzi giovanotto, guarda un po’!- Il vecchio davanti allo sguardo stupito del ragazzo, apre la borsa consunta e sdrucita che tiene vicino alle gambe del tavolino e ne trae un pacco di carte, rese giallastre dal tempo; con sopra un’infinità di disegni, formule scritte, più o meno chiare e comprensibili.

Il giovanotto però, che da qualche anno è iscritto ad Ingegneria, ha dimestichezza con formule, disegni tecnici e tutto ciò che riguarda la struttura meccanica o edile. Dopo un sommario controllo, spinto da una forma di curiosità che lo prende quasi inconsciamente, si rende conto che ciò di cui lo strano individuo gli sottopone in visione, è oltremodo interessante; nient’affatto materiale partorito da un pazzoide, come sembrerebbe di primo acchito, considerando l’interlocutore perlomeno bizzarro e dal poco affidabile aspetto:< Questo è un progetto di elettro turbina mobile per ottenere energia elettrica dalla corrente dei fiumi. Quest’altro è un progetto di giardini di copertura di abitazioni con struttura a radicamento leggero che consente di ricoprire le case con vegetazione, senza appesantirle, ma ottenendo effetto fresco d’estate e protezione invernale con grande produzione d’ossigeno. Questo, invece, è un progetto di sfruttamento ecologico, ma intensivo dei canali del circondario, con ampie zone attrezzate per pesca sportiva, anche remunerativa. Tutto ciò può essere sfruttato, in modo da ottenere ricchezza per la popolazione senza inquinare, facendo vivere la gente meglio, dando possibilità di lavoro e benessere alle famiglie! Tieni sono tuoi, non te ne pentirai>! L’uomo s’è infervorato, parla ad alta voce, nel tentativo di essere più convincente, sciorina disegni e progetti, nei quali è ovvio, crede fermamente! Poi, porge i disegni al ragazzo, ancora rintronato dalla sequela di nozioni, note, disegni, ed altro! Tentare di rifiutare l’omaggio è pressoché impossibile, l’insistenza del donatore, diventa persino prepotentemente patetica! Il giovane gli offre un bicchiere di vino e se ne va col malloppo, salutandolo in modo affabile .

Probabilmente, è solo per non sembrare scortese al barbone, che ha accettato il carteggio. Arrivato a casa, comincia a studiare quelle … cartacce, ma s’accorge ben presto che i progetti sono tutti validi e confrontandoli nel tempo ad altri similari, si rende conto che sono originali, nient’affatto copiati, tutti di grande spessore scientifico!

Tornerà tante volte in quel bar, del vecchio nessuna traccia, nessuno ne ha saputo più nulla, si è volatilizzato! Pure una mini inchiesta, con vecchi del paese, non dà esito!

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Anno duemila cinquanta. Bondeno è un luogo simbolo! Economicamente completamente autosufficiente, ecologicamente all’avanguardia. Coloratissima di giardini pensili che la ricoprono quasi totalmente. I mezzi di locomozione, silenziosissimi perché azionati ad energia elettrica; come tutte le attività del luogo, comprese quelle industriali. L’acqua dei canali del circondario è pulitissima e gli argini brulicano di pescatori e in apposite zone di bagnanti! Gli ex emigrati sono tornati quasi tutti, si sono reintegrati nelle tante industrie, realizzate dall’ing. Volontà. Tutte a carattere strettamente ecologico!

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Davanti al fiume Po, un … ex studente d’ingegneria, sta osservando soddisfatto il lavoro di decine di turbo elettriche mobili, che ha prodotto ed esportato in tutta la Terra. Una nuvola alta sul fiume, prende forma del viso di un certo vecchio barbone: sembra quasi sorrida!

E’ Lui, lo riconosce, alza il braccio e urla! < Grazieeeh!>… L’eco strano, non sembra la propria voce quella che torna indietro facilitato dalla placida vastità del fiume gli risponde: <Grazieeeh!>

FINE

FÒLA ECOLÓGICA: SPERANZO MILLENNIO

Int uη bar dal zéntar ad Bundéη, a gh’è uη vèç barbóη saηtà davśìη a uη taulìη, al gh’à dnàηz uη scalfar ad vìη biàηch; al dà l’ipresióη l’è cmè ch’al sìa sóra peηsiér e al gh’àva al guardafìs vèrs al gnént!

Agh savśìna uη źuvnòt, ch’al la guàrda a bóca avèrta, al n’à maj vìst uη barbóη dal vìv, sól int i film o iη televiśióη; mó l’aη sa brìśa cmè tacàr dścórs, però al la vòl fàr, l’è spint cmè da ‘na strana curiośità ché squaś al la ciàpa int al stómagh, l’è imbarbajà iηsóma: als preśénta!

< Mì am ciàm Felice Volontà, l’am scùsa sé agh rómp ill scàtul, lù aη l’ò maj vìst, al n’è brìśa ad Bundéη éra ?>

La scuśa par smaηzipiàr al dscós l’è ‘na bagianà, sibéη ché al dì diηquó a séη int al period ché la zént l’an ciàcara più coη j’àltar stiàη, specialmént i zùaη coj aηziàη; mò al vèç ad surpréśa l’arspónd, ( dòp avér sbarlumà béη chì l’agh fa la dmànda,) in mòd squàś mulśiη e chiét. < Al mié nóm l’è Speranzo Millennio a sóη zitadiη dal Mónd adès, mó a sóη nàt a Bundéη … tròp ann fa. A l’ò lasà in t’al témp ché tùti a śgubàvaη còη gràη fadìga. A s’aηdàva a pascàr più par necesità e magnàr, che par gudiòl o pasatémp, int i córs d’aqua ciàr e trasparént agh gh’ìéra alóra da chi cò là, indóv ché éη imparà a nudàr. L’aria l’éra néta e ciàra, aη ghéra bìśa purasà màchiη o indùstri iηquinànti cmè al dì diηquó. A gh’éra purasà pòvra źént, as faśéva tànt sacrifìzi, aηch uη póch ad fàm: mó quànt amìgh e quanta vója d’aiutàr chi agh n’éva ad méη ché nualtar! Sé qualchdùη l’éra iη buléta, as faśéva ‘na bèla culéta e la famié iη dificultà la gnéva aiutàda: nisùη muréva ad miśeria o patimént!

<Mó gh’ìv parént, amìgh, qualchduη ch’alv tgnós; a véd ché a sì in da par vù, cumèla?> La curiośità las lìga coη uη quèl ad déntar ch’l’aη sa’ brìśa cus ch’al sia, cmè ad cumpasióη par ch’l’òm acsì malmìs al punt ché al ragàz l’aηs rénd brìśa cónt, ad far dil dmànd parfiη da ficanàś.

< Nò car al mié ragazòl, di parént a n’agh n’ò brìśa; j’amìgh po’ aηch sé a n’iη dués catàr qualchdùn, i peηsarév ch’al fàgh par scrucàragh qualch bajòch e aj matrév iη imbaràz, parché in efèt a n’am màηca niént. A gh’ò ‘na zérta peηsión ché l’am dà la pusibilità ad campàr; ‘na bìga ché l’am pòrta iη źìr par l’Italia, po’ a sóη chiét savénd ché quand “Qualchduη” al vrà, mi a “fumarò al càη” iη puηta ad pié! Nisùη spargugnarà làgram, o al farà di scimitùη e brìśa far zigàr la źént e aη far imagunàr parént o amìgh l’è uη bèl vaηtàź par un vèç iηventór cmè mì! Sì a sóη n’iηventór, aηzi zuvnòt, guarda uη pó chì!>

Al vèç dnàηz ala guardàda mravià dal zuvnòt, al vèrz la bórsa ślésa è mèza sbargàda ché al tiéη davśìη all gàmb dal tauliη e al n’iη tìra fóra uη pàch ad cart, dvantà źaltini dal témp; còη ad tcióra ‘na śmarùgla ad diśégn, fórmul scrìti briśa tànt ciàri da capìr. Al ragàz però, ché da qualch ànn l’è iscrìt a Iηzgnerìa, al gh’à cuηfidéηza col fórmul, diśégn tècnich e tut quél ch’al gh’éntra còη cum l’è fàta e studià la strutùra mecànica o edil.

Dop avéragh dà n’uciàda, spint da ‘na forma ad curiośità ché al la ciàpa, squàś séηza capir al parché, al sn’in da vìś ché tut quél ché cal strambarlà parsunàg alg fa védar l’è purasà interesànt; mina tànt roba parturìda da un svarzlà, cùm a paréva, cuηsiderànd a tuta prima,al mèco piutòst bazòrla, e da l’aspèt póch afidàbil! <St’al pruzét d’eletro turbina mobila par far dlà fòrza alètrica dàla corént dì fiùm. St’altarl’è un pruzét ad zardìη ad quaciadùra ad cà còη la strutùra ad radìś alziéra ché la quacià j’abitazióη còη ill piànt, séηza cargarli ad péś, mò da far in mòd ché ill sia fréschi d’istà e ill li prutéza d’iηvèran coη ‘na grànda produzióη d’osìgen.

Quést, iηvénz, l’è uη pruzèt ad sfrutamént ecolòcich, mó iηtensìv, dì canàj dal zircuηdàri, coη gràndi zòn atrezàdi par la pésca spurtiva, mó anch par far ciapàr dì bajòch ai pascadùr ad profesióη.

Tut quést al pòl èsar sfrutà, in mòd da far dvantàr sgnurùη la zént seηza iηquinàr, faśénd campàr i stiàη mèj, dandagh la pusibilità ad lauràr e star béη a tanti famié! L’òm al s’è gaśà, l’uchéla squaś, int al tentativ ad fàras capir mèj, al tira fóra diśégn e pruzèt ad tuti ill fat, che par lù j’è “vangélo” e l’è sémpar più che cuηvint!

<Tiéηi, j’è tò, e t’an tin pantirà brìśa!>

Al dà i diśégn al ragàz, iηcóra imbarbuzlì da clà smarùza ad nuzióη, noti, diśégn e altar! Tentàr ad rifiutàr la regàl l’è squaś impusìbil, l’iηsistéηza dal parsunàĝ ch’al ghì dà, l’è praticamén “bócia pèrsa”, al “benefatór” la dvénta squaś patetica! Forsi forsi, l’è sol par brìśa parér vilàη col barbón ché l’agh fà azetàr al regàl. L’àgh paga un scàlfar ad viη e al sin va col malòp, salutàndal con educazióη. Rivà ch’l’è a cà, al smaηzìpia a studiàr ch’ill…cartàz, mó al s’n’iηcórz prestamént ché i pruzét j’è tut bùη, cuηfruntàndli còl témp ch’àgh vòl con àltar praticamént ch’ìs gh’iηsimìglia purasà. Als rénd cónt iηsóma, ché j’è nóv nuént, originàj, brìśa cupià , tut ad gràn graηdéza scientifica!

L’è turnà purasà vòlt iη ch’al bar, dal vèç nisùna tràcia, nisùη al n’à più savù niént, l’è cmè sparì int ‘na nùvla! Anch zarcand ‘na qualch nòa dai vèç dal paéś la n’à brìśa dà rispòst cuηviηzénti!

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Ann domilaziηquanta. Buηdén l’è uη pòst simbul! L’è economicamént autosufizént iη tùtt, coη l’ecologia l’è fra i prim.

Pìna cucunàda ad culór ad zardìη pènsil ché i la quacia squaś dal tutt. I traspòrt pùblich iη fa nisùna camòra e n’iηquina brìśa, parché j’è spint da l’eletricità; cmè tùti j’atività dal pòst, cumpréśi quéli dill fàbrich. I canàj tut d’iηtóran j’è d’aqua néta e ciàra e su j’arzaη a gh’è piη cucunà ad pascadùr e, in pòst adàt, ad stiàη chì fa al bàgn, tant ch’à par d’èsar ai Lidi. J’emigrànt j’è turnà squaś tùti, i s’è spargugnà int ill fàbrich, invlàdi ad laór, mìsi iηsiém da l’iηzgnér Volontà. Tùti fuηzionanti sòl ecologicamént!

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Santà dnàηz al Po, uη … ex studént d’Iηzgnerìa l’è dré sbarlumàr sudisfàt al laór ad dezìη ad turbo eletrich mòbil, cumpàgni a quél ché l’à fàt e espurtà in tùta la Tèra… ’Na nùvla in alt sul fiùm, la ciàpa ill fatéz dnà fàza d’uη zért vèç barbóη a par iηfiη ch’àl rìda! L’è Lù, al la tgnós, l’aliéva uη bràz e l’uchéla :<Grazieeeeh!> L’eco, stràn…ch’lan pàr brìśa la so’ vóś quéla ch’l’artórna iηdré aiutà dàla placida vastità dal fiùm l’arspónd: <Grazieeeeh!>

FIN

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