Lettere al Direttore
2 Agosto 2015

Quell’indifferenza per chi soffre che indigna e fa male

di Redazione | 5 min

Sono ancora scossa, arrabbiata e indignata mentre scrivo questa lettera.
Lettera che dal punto di vista prettamente pragmatico mi sembra al limite dell’inutile, quindi non ci saranno moltri orpelli lessicali o metafore.
L’episodio è avvenuto poco fa, è sabato pomeriggio, prima giornata d’agosto, orario del caffè post pranzo.
Io e un amico ci avviciniamo in centro qui a Ferrara per fare una passeggiata, la piazza del duomo non è deserta, la anima qualche turista, qualche persona anziana, bambini.
Un ragazzo africano è steso supino di fronte alla porta principale del duomo, ci avviciniamo per sincerarci delle sue condizioni, lo svegliamo perchè sembrava dormisse.
Mentre ci avviciniamo due tizi gli urlano improperi perchè dovevano farsi, scopriamo poi, una foto con alle spalle il duomo, e lui era lì in mezzo, e faceva brutto un ricordo così, di Ferrara.
Turisti con famiglie a seguito guardano il tizio, nessuno sa bene come comportarsi, quindi decidono comunemente di non fare niente sperando che la loro gita non venga rovinata da questo momento brutto, di realtà nuda e cruda.
Una volta arrivati al ragazzo vediamo che vicino alla sua sacca c’è un cellulare e un biglietto con un numero di telefono con a fianco un nome italiano -qualche altra buonanima si è fermata oltre a noi- penso.
Lui si gira verso di noi, ha gli occhi lucidi e la bocca arsa, gli chiedo in inglese se possiamo aiutarlo, lui mi risponde che parla italiano, che no, non vuole spiegarmi la sua situazione ma è visibilmente sotto shock, non riesco a farmi dire il suo nome, mi dice solo ripetendolo stile mantra che vuole andare a casa e che “basta basta basta, non posso più parlare”.
Nell’indecisione che coglie una persona qualsiasi (come me o come te che stai leggendo questa lettera) le opzioni di solito sul da farsi sono queste: chiamare il 118 oppure mettersi in contatto con qualche associazione che si occupa di immigrati (perchè il pensiero che poi arriva stile clacson è che magari questa persona non ha il permesso di soggiorno e quindi c’è il rischio di metterlo in casini maggiori rispetto a quelli in cui probabilmente è già)
Ci allontaniamo di pochi metri perchè qualcuno, una signora anziana scopriamo poi, sta aprendo i cancelli del duomo.
Lì una parte di me, quella cresciuta anche con un’educazione cattolica, tira quasi un respiro di sollievo, penso che adesso magari lo aiuteranno in qualche modo, magari lo faranno alzare e gli portaranno dell’acqua, magari un prete riuscirà ad interfacciarsi a lui in un modo migliore rispetto al mio.
Oppure?
Oppure no. La vecchia gli dice semplicemente “ti devi spostare perchè qui deve passare la gente”.
La stessa gente che effettivamente pochi secondi dopo, una volta che “l’ingombro che crea disagio” si è spostato, entra dentro la chiesa, fa le foto finalmente senza rotture, magari dà anche offerte per missione in Africa. Chissà.
Io e il mio amico andiamo a comprare al ragazzo del duomo, una bottiglia d’acqua fresca, una bottiglia che probabilmente lui non berrà. Perchè?
Perchè avviene questo: una volta avvicinati nuovamente a lui, cerco di dargli un biglietto col mio num di telefono e quello di un’associazione che si occupa di immigrati, lui reagisce piangendo, singhiozzando come un bambino, che lui non vuole niente da noi.
Non vuole biglietti, associazioni, non vuole la mia acqua, non vuole le mie carezze per farlo calmare.
A più riprese dice, tra un singhiozzo e l’altro, che non può più fidarsi di nessuno, che non vuole MORIRE per NIENTE qui in Italia, che l’unico aiuto che potevamo dargli consisteva in un biglietto di sola andata per casa sua.

Ecco.
Ora, immagino i pro-salvini di turno e i loro commenti e mi piacerebbe avere la forza di ignorarli.
Ma sono pericolosamente presenti, ignorarli forse non fa altro che farli crescere di volume, difatti urlano se ci fate caso…Però ecco, visto che ci siamo. Diciamola tutta.
Se avete qualcosa da dire andate di fronte ad una persona che piange così, che sussulta ad un tocco umano, fatemi sto favore, andateci vicino e provate a dirgli “ruspe” “a casa tua!!!” andate e provate a dirglielo senza sentirvi dei pessimi esemplari di esseri umani. Guardatevi anche allo specchio dopo, mi raccomando, se ci riuscite senza farvi venire il ghiaccio nel sangue, allora siete voi quelli che dovete tornare a casa, siete voi quelli che hanno bisogno di un po’ d’acqua per rinfrescarvi le idee, siete voi che avete bisogno di una mamma, un papà, qualcuno che vi faccia sentire amati.
Perchè probabilmente non solo non avete ricevuto amore, probabilmente siete anche cresciuti nel totale disprezzo della figura umana, probabilmente qualcuno vi ha privato totalmente dell’affetto, dell’empatia, anche se dovrebbe essere un sentimento umano ancestrale, qualcosa che ci innalza a creature con morale e pietà. O compassione buddista, fate voi. Quello che vi pare.

La situazione ora è questa, ho sentito altre persone all’interno o in qualche modo legate alle associazioni che si occupano di questo tipo di problematiche. Quello che si può sperare, mi hanno detto, è che in un momento di lucidità “il ragazzo del duomo” legga uno dei biglietti, componga un numero o trovi una persona gentile che lo accompagni al al sicuro.
Io so di non aver fatto niente, difatti sono molto arrabbiata con me stessa.
E’ stato il mio ragazzo che mi ha consigliato di scrivere una lettera.
Giusto per completezza, sappi, mio caro lettore, che ogni frase di questa mail è stata scritta tra mix di sospiri di rassegnazione e rabbia, (direi furia cieca) e che nelle dita che hanno sbattuto su questa tastiera sono uscite come proiettili parole e sdegno…certo, come se questo potesse servire.
Ma non serve.
Non servirà.
Continuerò a sentire quel ragazzo che tra i singhiozzi ripeterà che lui non vuole morire per niente, non vuole morire per niente.
Che vuole andare a casa.

A.P.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com