Eventi e cultura
2 Agosto 2015
Poco più di 200 persone per l'ultimo appuntamento di Ferrara Sotto le Stelle con le quattro ragazze londinesi

Savages, pantere nere alla Corte Estense

di Elisa Fornasini | 3 min

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Le avevano definite le ‘leonesse’ del post-punk ma forse sarebbe meglio chiamarle le ‘pantere’ dell’alternative rock. Di nero vestite e dai capelli corvini, le Savages sembrano proprio quattro felini pronti ad agguantare la preda. E la preda è il pubblico di Ferrara Sotto le Stelle, presentatosi poco numeroso nel cortile del Castello Estense ma in grado di farsi sentire, facendo rimbombare i propri applausi e urla tra le mura della Corte degli Estensi. Si chiude così, con quattro ragazze di Londra sul palco e poco più di 200 persone sotto il palco, la rassegna musicale più attesa dell’estate ferrarese. Si respira un’atmosfera surreale per l’ultimo appuntamento sotto le stelle, come se si venisse catapultati nella notte di un club inglese, ma in una versione più locale, intima, profonda e riflessiva.

In poco più di un’ora di concerto, le quattro ‘selvagge’ hanno presentato il loro album d’esordio Silence Yourself del 2013, con cui hanno conosciuto le vette delle classifiche in Europa e Stati Uniti. Per catturare subito l’attenzione dei propri fan, le londinesi partono con Shut up, l’incipit del disco richiama già le sonorità che sono il marchio di fabbrica della band tutta al femminile: il plettrato del basso, caro al movimento post-punk, si alterna a una chitarra da cardiopalma. Una ritmica importante sostenuta dalle pulsanti corde di basso di Ayse Hassan, dai fendenti di chitarra di Gemma Thompson, dalla scarica di montanti rifilati ai fusti nelle mani di Fay Milton.

Ma a riempire la scena è la frontwoman di origine francese Jehnny Beth (all’anagrafe Camille Berthomier), che con la sua voce (e look) androgino e con le mosse sinuose cattura l’attenzione del pubblico. Un carisma oscuro che per vocalità e gestualità live non può che rimandare alle venerate icone di Ian Curtis e Siouxsie. La richiesta di silenzio della prima canzone non viene ovviamente rispettata e i versi brutali della pantera riecheggiano all’ombra del Castello con City’s Full, Sad Person, Evil, Slowing, Adore, The Answer. In una scaletta serrata che propone i brani che le hanno rese famose e i pezzi inediti del loro nuovo lavoro discografico in uscita il prossimo anno, il concerto prosegue in un crescendo di pathos con I am here, Hit me, She will e Husbands.

Lo show, aperto con la scarica rock dei Giorgieness, fa scoppiare il dramma esistenziale moderno che caratterizza il post-punk attraverso sonorità cupe intrise di malinconia e rabbia. E tanta grinta. L’ultima canzone è Fuckers che Jehnny Beth prova a tradurre in ferrarese. Il pubblico ride e si diverte, accogliendo i tentativi della frontwoman con simpatia, così come era stato per la sua ‘invasione di campo’ quando aveva quasi scavalcato le transenne del palco per essere più vicina ai suoi fan. È così che le quattro giovani inglesi riescono a farti sentire a casa pur facendoti perdere in una foresta di suoni, semplici e maestosi come gli alberi, tra le cui fronde corrono le pantere nere. Le Savages sono animali. Sono libere. Sono selvagge. Sono donne.

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