Cronaca
1 Agosto 2015
Comuni sul piede di guerra: "Riorganizzazione da dati obsoleti, ci opporremo anche in sede giurisdizionale"

Sindaci uniti contro la chiusura delle poste

di Redazione | 3 min

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2015-07-29_13.05.42Anci E-R, sindaci e prefetto di Ferrara in prima linea contro la modalità di chiusura e razionalizzazione degli uffici postali a livello nazionale, presentata da Poste Italiane la scorsa primavera anche per la nostra Regione e Provincia. Decisione che diverrà operativa già da settembre 2015.

Nella provincia di Ferrara sono infatti cinque i Comuni interessati alla chiusura di uffici postali in frazioni periferiche rispetto al capoluogo: Cento – Reno Centese; Bondeno – Stellata; Masi Torello -Masi S.Giacomo; Voghiera – Montesanto; Lagosanto – Marozzo. E tre in via di razionalizzazione: Argenta – Anita ; Ro Ferrarese – Ruina e Alberone di Guarda.

Anci ER ha coinvolto i coordinatori provinciali sulla tematica concordando una linea comune tra tutti i sindaci dei territori interessati. Nella mattinata di mercoledì 29 luglio, il prefetto di Ferrara Michele Tortora, ha ricevuto la coordinatrice Anci per la provincia di Ferrara Sabina Mucchi (sindaco di Fiscaglia) e la delegazione di sindaci interessati alla tematica più da vicino: Antonio Fiorentini di Argenta, Fabio Bergamini di Bondeno, Riccardo Bizzarri di Masi Torello, Chiara Cavicchi di Voghiera, Maria Teresa Romanini di Lagosanto, Antonio Giannini di Ro Ferrarese e il vicesindaco di Cento Massimo Manderioli. All’incontro non era presente nessun rappresentante di Poste Italiane.

Le autorità hanno espresso il loro disappunto per le scelte aziendali adottate da Poste Italiane presentate negli incontri precedenti tenutesi in Regione Emilia Romagna, come insindacabili, così come la valutazione circa il rispetto dei criteri previsti dalla normativa applicabile in relazione ai singoli interventi di chiusura o di razionalizzazione, non corrispondente alla fascia di prossimità prevista dal D.M. 7 ottobre 2008 e dalla Delibera AGCOM 342/2014CONS.

L’esigenza di una verifica, di un confronto sui dati, in particolare quelli relativi alla distanza degli uffici postali rispetto alla popolazione residente, deve tenere conto delle ragionevoli esigenze degli utenti e delle loro caratteristiche. Non si è capito il perché Poste Italiane abbia utilizzato i dati relativi alla popolazione legale del censimento 2001 anziché i dati relativi all’ultimo censimento del 2011.

“Il piano di riorganizzazione-razionalizzazione basato su dati ad oggi obsoleti – criticano i sindaci – ci induce a pensare che non si sia tenuto in alcun conto il valore sociale del presidio territoriale sino ad oggi garantito da codesta società, valore sacrificato al fine di perseguire meri interessi finanziari e di massimizzazione dei profitti. Sulla base di queste ed altre valutazioni che saranno raccolte in un documento unitario da presentare ai diversi livelli istituzionali anche di Poste Italiane, si è investita la massima autorità di governo territoriale, nella figura del prefetto, perché possa farsi portavoce delle istanze sindacali”.

Tutti i Comuni interessati sono sul piede di guerra: “Ogni Comune di concerto con gli altri – anticipano i sindaci – si riserva di intraprendere ogni più opportuna iniziativa, anche in sede giurisdizionale, per la migliore tutela degli interessi della comunità locale”.

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