Cronaca
1 Agosto 2015
La Uil: "I 10 milioni alla sanità regionale non sono nulla rispetto agli sprechi ferraresi"

A Cona ognuno dei 708 posti letto supera di 64mila euro la media regionale

di Ruggero Veronese | 3 min

ospedale conaIl presidente della Regione Stefano Bonaccini ha annunciato una manovra da dieci milioni di euro per ridurre i tempi di attesa nelle aziende sanitarie emiliano-romagnole. Una cifra già di per sé alta -considerati anche i ricchi bonus annuali incassati dai direttori generali per il raggiungimento degli obiettivi aziendali – ma che impallidisce di fronte ai costi dell’ospedale di Cona. Dove il costo annuale di ognuno dei 708 singoli posti letto supera di ben 64mila euro la media regionale. E ora, si chiedono i rappresentanti della Uil – Fpl, “chi lo dice ai cittadini dell’Emilia-Romagna che ogni anno l’ospedale di Cona si ‘mangia’, da solo, quasi cinque manovre regionali come quella straordinaria da 10 milioni di euro appena annunciata da Bonaccini?”.

I conti, infatti, non mentono: moltiplicando i 64mila euro in più per i 708 posti letto, risultano ben 45.312.000 euro di spese aggiuntive. Un importo che, sottolinea il sindacato, “è relativo al solo eccesso di costo annuale dell’ospedale di Cona rispetto alla media regionale e può essere moltiplicato per 10, 20 o 30 anni”. L’ospedale di Ferrara, insomma, pesa come un macigno sui contribuenti della regione, mentre secondo la Uil le riduzioni di costi in atto non vanno nella direzione di tagliare gli sprechi reali, ma i servizi agli utenti: “Temiamo che il processo di unificazione delle due aziende sanitarie ferraresi – afferma il coordinamento del sindacato – possa tradursi in un taglio di posti letto e prestazioni sanitarie all’interno della rete ospedaliera dell’Usl, con ricadute anche sul personale tecnico-amministrativo, e non siano invece tagliati i costi correlati alla spesa corrente dei contratti trentennali dei servizi non sanitari di Cona (project financing). Ma allora ci chiediamo: quand’è che i costi eccedenti di Cona saranno ridotti di almeno il 30% , con un risparmio di 13.593.600 euro annui?”.

L’attacco non è relativo alla manovra da 10 milioni annunciata da Bonaccini, che trova l’appoggio del sindacato, ma alle sue cause e alla “incapacità di fare autocritica” da parte dei vertici sanitari regionali, in primis Bonaccini, l’ex assessore regionale Carlo Lusenti e Tiziano Carradori, ex direttore generale dell’assessorato regionale e ora direttore generale del Sant’Anna e coordinatore dei suoi omologhi delle altre aziende sanitarie regionali. “Ora il presidente Bonaccini dichiara in conferenza stampa – spiegano i sindacalisti – che la riduzione dei tempi di attesa è “il tema dei temi” e che “vogliamo recuperare la fiducia dei cittadini”. Potevano almeno fare quella che una volta si chiamava “autocritica” o dirci che nel recente passato i loro predecessori si erano un po’ confusi. In pratica ora servono 10 milioni di euro per rimediare ad una situazione di cui nessuno, politico o tecnico, sembra in alcun modo responsabile. Se si considera che negli ultimi anni tutti i direttori generali oltre allo stipendio hanno ricevuto lauti premi e incentivazioni dalla Regione per il loro operato nelle aziende sanitarie, sorge il dubbio che la riduzione dei tempi di attesa e il mantenimento della fiducia da parte dei cittadini non fossero obiettivi strategici su cui impegnarsi troppo. Altrimenti qualcuno dovrebbe restituire i soldi”.

E mentre l’Emilia-Romagna spende milioni di euro per rimediare ai problemi della sanità, sempre più cittadini scelgono le cliniche private delle regioni circostanti per evitare, pagando, i lunghi tempi di attesa. “Spesso – conclude la Uil – si finisce per pagare due volte la sanità: la prima con tasse che lo Stato e le regioni comunque impongono attraverso servizi sempre meno efficienti, la seconda per avere accesso efficace e privato alle prestazioni che la sanità pubblica non tutela adeguatamente”.

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