Cronaca
31 Luglio 2015
‘Progetto per l’educazione alla legalità’ ha portato otto studenti a Foggia per una settimana con l’associazione Libera

Combattere la mafia sul campo, l’esperienza ferrarese

di Redazione | 3 min

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Nella sede provinciale della Cgil è stato presentato il consuntivo di un progetto, quello per l’educazione alla legalità, che ha coinvolto alcuni istituti scolastici superiori durante l’intero anno scolastico si è risolto, in realtà, in un punto di partenza: ripetere l’iniziativa – promossa, nel territorio ferrarese, da Spi-Cgil, Flai-Cgil, Libera, Arci, Anpi, Rete degli studenti – e replicare l’esperienza degli studenti e delle studentesse che, dal 13 al 20 luglio scorso, hanno partecipato al ‘Campo della legalità’.

La volontà di ripetere l’attività, infatti, è stata espressa da tutti i relatori, tanto da Roberta Monti, dirigente dell’ Istituto ‘Vergani-Navarra’ (coinvolto nell’iniziativa insieme al liceo scientifico ‘Don Minzoni’) quanto dal coordinatore provinciale di Libera Donato La Muscatella: durante l’anno scolastico, gli studenti hanno partecipato ad incontri e dibattiti con giornalisti, autorità militari e scrittori, ma è l’attività volontaria a Cerignola (Foggia), presso alcuni terreni sequestrati alla mafia e gestiti da cooperative sociali, a rappresentare il centro vivo dell’esperienza.

Il ‘Campo della legalità’ pugliese ha infatti ospitato otto studenti ferraresi, impegnandoli la mattina in attività agricole o di ripristino, al pomeriggio in incontri e dibattiti cui hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Cerignola Marco Metta, Daniela Marcone, figlia di una vittima innocente della magia, Stegano Fumarulo (Libera) e il camerunense Yvan Sagnet; un vero e proprio “motore di legalità”, illustra Donato La Muscatella, “perché è esempio concreto di antimafia: i Campi sono un luogo di formazione e mostrano un modello di imprenditorialità legale che può funzionare”.

L’esperienza sul campo, è il caso di dirlo, permette di comprendere i meccanismi di infiltrazione della criminalità organizzata così da poterli contrastare, perché se “è vero che sia difficile comprendere quanto stretta sia al Sud la connivenza tra cultura popolare e cultura criminale – evidenzia Sandro Arnofi, segreteria provinciale Spi-Cgil – nella nostra regione sono 140 i beni confiscati e non ce ne siamo accorti, ma la mafia si è insinuata anche qui”. Per Paolo Marcolini, presidente Arci Ferrara, l’iniziativa è un’azione di antimafia sociale in grado di “costruire antidoti forti, soprattutto nelle nuove generazioni, per stanare le mefitiche azioni mafiose, così che – spiega – il protagonismo giovanile e il mondo delle associazioni tengano le orecchie tese e tessano reti a maglie strette”.

Le scuole, dunque, sono state le protagoniste, e lo saranno in parte ancora maggiore data l’intenzione, come si legge nella nota stampa, di “proseguire e allargare l’impera di informazione e approfondimento per una nuova cultura”: è forse la determinazione delle studentesse presenti in conferenza stampa, e degli ‘zii’ dello Spi-Cgil, a spronare ad un impegno sempre maggiore, perché il “toccare con mano la realtà di un mondo sconosciuto – spiegano in conclusione – ce lo portiamo dentro e restituiamo al nostro territorio la nostra esperienza: noi ci siamo già prenotate per l’anno prossimo”.

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