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27 Luglio 2015

Come funziona “Striscia la Notizia”

di Gianni Fantoni | 3 min

Ho avuto il piacere e l’onore di lavorare nella “fabbrica” della televisione comica meglio organizzata di tutta la tv italiana, e c’è sempre qualcuno che mi chiede ancora oggi come sia la vita dietro le quinte di un programma che regolarmente è il più visto tra i canali generalisti da 30 anni. Striscia ha cambiato pelle nel tempo: da semplice varietà si è poi trasformato in un telegiornale con tanto di scoop importanti, talmente grossi che le testate giornalistiche “ufficiali” glieli hanno sempre invidiati. Forse, lontano dal potere che il Palazzo esercita sull’informazione, c’è sempre stata una maggiore libertà d’azione…

Striscia nacque condotta da Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo, allora anche coppia del mitico “Drive In”, e in tanti si sono avvicendati dietro quella scrivania.

Partiamo dal cervello: Antonio Ricci (già autore del Beppe Grillo comico dei tempi d’oro e delle prime edizioni di “Fantastico”) tiene le fila di tutta la trasmissione: contenuti e indirizzi su come dev’essere condotta e i servizi principali. In questo si è sempre avvalso della collaborazione diretta dei suoi fedelissimi Lorenzo Beccati (anche voce del Gabibbo), Max Greggio e Gennaro Ventimiglia, sodali di una vita. Questa “fabbrica” ha prodotto nel tempo non solo tutta l’epopea del “Drive In”, ma anche “Odiens”, le mille declinazioni di “Paperissima”, “Veline” e “Velone.” Insomma, un raro esempio di professionalità al servizio dell’intrattenimento di massa. Sotto di loro, tutta una pletora di autori junior, specializzati nella realizzazione delle rubriche, dei servizi, e poi montatori, passando per gli inviati, tecnici e così via. Insomma, almeno una 60ina di persone! Non proprio una squadretta…

La costruzione della puntata inizia al mattino: una scorsa alle notizie e poi via in riunione alle 14:00. Da lì in poi si crea la scaletta della trasmissione, tenendo conto dei servizi che a volte arrivano anche all’ultimo minuto.

Da questo gruppo di lavoro, frequentato assiduamente per più di un decennio, ho visto come si scrive un copione televisivo, ho visto da vicino come si creano le battute migliori, ho assistito alla nascita del Tapiro: prima della sua rappresentazione fisica, era solo un modo di dire tra gli autori, riferendosi a quel Tale o quell’Altro notato un po’ giù di tono per un recente evento triste. Valerio Peretti Cucchi, uno tra i più bravi autori di battute italiani e bravissimo disegnatore, ebbe l’idea: fu lui, con Antonio Ricci, a pensare ad un premio, e a disegnare il Tapiro d’Oro nella forma che ancora è. All’inizio era in polistirolo, realizzato a mano uno per uno, poi in piccola serie in vetroresina, sempre a mano.

Ne ho uno anch’io a casa: lo tengo gelosamente nel mio studio, l’ho trafugato “in amicizia” anche perché non ci sarebbe stata la motivazione per averlo ricevuto.

Anche se adesso, ripensando che ho condotto Striscia in coppia con Claudio Bisio nell’ormai lontanissimo 1992, forse un po’ me lo merito…

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