Cronaca
8 Luglio 2015
Ancora nessun nome o ipotesi di reato, ma Cherchi conferma l'indagine. Nel mirino anche l'aumento di capitale del 2011

Carife, inchiesta aperta sulla vecchia gestione

di Ruggero Veronese | 3 min

OLYMPUS DIGITAL CAMERA“Stiamo facendo attività di indagine sulle passate gestioni di Carife, anche sulla base di specifiche denunce giunte in procura sia prima che in seguito al commissariamento da parte di Bankitalia”. Il procuratore capo Bruno Cherchi conferma – ma non senza cautela – la notizia di una nuova indagine relativa alle vicende della Cassa di Risparmio di Ferrara, incentrata soprattutto sugli ultimi 7-8 anni precedenti all’arrivo dei commissari, nella primavera del 2013. Un’inchiesta affidata alla guardia di finanza e coordinata dai pm Nicola Proto e Barbara Cavallo che potrebbe far luce in particolare su quanto accaduto nel 2011, all’epoca dell’aumento di capitale che all’epoca sembrava aver definitivamente risolto i guai finanziari della banca.

Ed è proprio da questa operazione che sorgerebbero le denunce da parte di alcuni privati (imprenditori e privati cittadini, ma Cherchi non esclude che tra i mittenti possano esserci anche altri istituti di credito) che nel 2011 sottoscrissero l’operazione da 150 milioni di euro per il salvataggio di Carife. “Sono già state fatte perquisizioni nella sede di Carife e negli uffici di chi copriva incarichi dirigenziali”, afferma Cherchi, specificando però che “siamo nel pieno dell’attività di indagine” e che al momento non risultano né nomi di indagati né specifiche notizie di reato. L’inchiesta sarebbe partita all’indomani del commissariamento, quando i tecnici di Bankitalia hanno inoltrato in procura (come da prassi) tutti gli atti relativi alla passata gestione della banca. Atti che potrebbero aver avvalorato il contenuto di alcune denunce già pervenute alla magistratura, proprio mentre la notizia del provvedimento della banca centrale, secondo Cherchi, “potrebbe aver spinto altre persone a sporgere denuncia per alcune vicende all’interno di Carife”.

Notizie che la procura conferma con una certa cautela, con la consapevolezza del momento delicato per un istituto di credito alla ricerca di potenziali acquirenti o di un rilancio aziendale. Ma l’indagine, del resto, è ancora in pieno sviluppo. Al punto che tra i dubbi principali vi è quello sul ruolo e le eventuali responsabilità della banca, che al termine dell’inchiesta (ovviamente nel caso conduca effettivamente a vere ipotesi di reato) potrebbe figurare come parte lesa o come responsabile in solido. Molto quindi dipende da quanto emergerà sul management di Carife – dalla gestione Murolo a quella Lenzi, visto che eventuali reati meno recenti cadrebbero inevitabilmente nella prescrizione -, e un aiuto in questo senso potrebbe giungere dal tribunale di appello di Milano, dove Murolo dovrà tornare a processo per la presunta truffa immobiliare a Carife attraverso i fondi Vegagest. L’ex dg della Cassa di Risparmio, dopo la condanna in primo grado nel 2013, fu infatti assolto l’estate scorsa in secondo grado, ma questa sentenza è stata annullata in gennaio dalla Corte di Cassazione che ha disposto un nuovo processo. “Non è detto che non ci possano essere ulteriori risvolti al termine di quel procedimento – afferma Cherchi -. La decisione di Milano potrebbe avere influenza sulla nostra inchiesta”. Ma in questo caso, per i prossimi aggiornamenti da Milano, bisognerà attendere almeno fino a inizio autunno.

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