Eventi e cultura
5 Luglio 2015
Il poliedrico scrittore e giornalista al giardino 'letterario' delle Duchesse non si è risparmiato tra ironia e critica

Fulvio Abbate show tra bunga bunga e Premio Strega

di Redazione | 3 min

abbate 1di Anja Rossi

Roma, Berlusconi, il premio Strega. Ma anche il narcisismo come diritto da garantire all’artista, l’abolizione del lavoro e la possibilità di vivere ciascuno la propria vita raccogliendo erbe per costruirsi un erbario. Tra ironia e critica che suona come uno schiaffo a ogni argomento trattato, ieri sera Fulvio Abbate ha salutato la città estense con tanti aneddoti e molti pensieri a ruota libera sulla realtà italiana contemporanea.

Al giardino ‘letterario’ delle Duchesse, durante il quarto appuntamento della rassegna culturale Faust and friends ideata dall’editore ferrarese Fausto Bassini in collaborazione con il direttore artistico del Ferrara art festival Virgilio Patarini, venedì sera l’ospite di eccezione è stato infatti Fulvio Abbate, poliedrico scrittore, giornalista, critico d’arte, fondatore del movimento situazionista, studioso di Pasolini nonché inventore di quella che è stata Teledurruti: la tv monolocale.

Durante la serata, Fulvio Abbate ha presentato il suo ultimo libro ‘Roma vista controvento’, che è stato lo spunto per parlare dell’Italia, di cosa si può dire e di cosa non si può dire, di televisione e di molto altro. “Roma vista controvento – spiega – è una guida d’autore, quasi enciclopedica, che parla della città in cui vivo da più di trent’anni. Così come Flaiano prima di me, e Vanzina e Verdone (che ha scritto la prefazione al libro), analizzo tra le molte cose come sia impossibile a Roma essere artista. L’unica cosa ammessa è Renato Zero vestito da Pierrot. Io, in qualità di artista quindi narcisista, pretendo di essere d’altro rispetto alla vita, mentre nella capitale siamo diventati tutti condomini”.

Abbate passa poi a parlare del premio Strega, l’evento del giorno prima che lui definisce “tra le manifestazioni più agghiaccianti esistenti”. Secondo lo scrittore, risulta pazzesco pensare che “questo Paese abbia avuto un’intelligenza come Carmelo Bene, che ora sarebbe quasi sicuramente inascoltato”. Fulvio Abbate si scaglia dunque contro la letteratura di intrattenimento, che sembra essere l’unica venduta in Italia “tra saghe familiari e romanzi di genere”.

“Io appartengo a quelle avanguardie che pensavano che la letteratura ti potesse anche cambiare la vita”, sottolinea l’opinionista che fino a poco tempo fa scriveva anche per Il Fatto Quotidiano, rapporto ora interrotto dopo la disdetta del contratto di collaborazione da parte del giornale. E a proposito di giornali, “io non da un anno non li compro più – sottolinea -. Prima per me era un piacere alzarmi e acquistare il giornale. Ora sui quotidiani cartacei c’è un controllo assoluto sulle notizie e sulle opinioni. In internet è invece ancora possibile poter dire la propria opinione sulle cose, sperando che il messaggio arrivi. Credo che l’obbligo dello scrittore sia fare professione di paradosso”.

abbate 3Le ultime battute della serata vanno all’udienza per il processo Ruby-ter, dove sono stati ascoltati i teste per i quali Berlusconi si trasforma in vittima impaurita delle Olgettine. “Io condanno Berlusconi non tanto per questi bunga bunga, ma per i luoghi squallidi in cui venivano fatti: le poltrone in pelle, il dj, il mobiletto – afferma ironicamente -. Critico Berlusconi per la sua assoluta mancanza di gusto”.

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