Cronaca
3 Luglio 2015
Volantinaggio del Sindacato autonomo di Polizia: "Penalizza il nostro lavoro"

Il Sap in piazza contro il reato di tortura

di Daniele Oppo | 2 min

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“Il disegno di legge sul reato di tortura, così come concepito, è un provvedimento contro le forze dell’ordine, che persegue un fine ideologico”. Stefano Paoloni, presidente nazionale del Sindacato autonomo di polizia (Sap) riassume così lo scopo della campagna di volantinaggio “per sensibilizzare i cittadini” in corso nelle città italiane e, venerdì mattina, anche a Ferrara, in piazza Trento-Trieste.

Alcuni agenti aderenti al sindacato, indossando una pettorina gialla, hanno infatti distribuito ai passanti un piccolo ‘giornalino’ in cui campeggia, in rosso, un grane titolo: “Brava gente sotto tortura”.

“Le nostre preoccupazioni principali sono due”,  spiega Paoloni. La prima è la qualificazione della violenza psicologica “che è difficile da smentire, mentre quella fisica si può provare o confutare con semplicità. In questo modo si mettono gli operatori nelle condizioni di essere denunciati solo per aver fatto il proprio lavoro”. Il secondo motivo di doglianza è l’introduzione degli “alfanumerici”, ovvero dei codici identificativi degli operatori in modo da renderli in qualche modo identificabili dai cittadini: “Si tratta di uno strumento antiquato – afferma il presidente del Sap -. Non vogliamo i numeri,  da anni chiediamo con forza le videocamere che evitano il rischio di strumentalizzazioni: ma c’è chi questa cosa non la vuole perché, appunto, non potrà più strumentalizzare certe situazioni”.

In generale comunque il sindacato è contrario all’introduzione del nuovo reato, specifico per le forze dell’ordine: “Nella sua versione originaria se una banda avesse sequestrato e torturato un cittadino non avrebbe commesso alcun reato di tortura, previsto solo per gli operatori di polizia”, sostiene Paoloni che ritiene comunque le leggi già presenti nell’ordinamento più che sufficienti: “Il reato è già contemplato dalle disposizioni vigenti, ci sono già i reati di lesioni, violenza o sequestro di persona. Basta applicare la legge. Quando la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per i fatti della Diaz lo ha fatto non perché in Italia manca il reato di tortura ma perché quei fatti sono caduti in prescrizione della quale allora basta aumentare i tempi”.

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