Argenta. È stata lunga, probabilmente lo sarà ancora di più. L’attesa per conoscere la verità sulla morte del calciatore argentano Denis Bergamini sembra non finire. Dopo un processo che ha sostenuto morte per suicidio, la riapertura delle indagini quattro anni fa, la richiesta di archiviazione da parte della procura su cui ancora il gip di Castrovillari deve ancora sciogliere la riserva, i giorni passati sono tanti, più di 9mila.
A fare i conti, tristemente, è Donata Bergamini, combattiva sorella di Denis, in una lettera pubblicata sul suo profilo Facebook: 9.356 (al 1° luglio) da quel fatidico 18 novembre 1989, 128 giorni da quando il gip si è riservato di decidere sull’archiviazione.
E tanti altri potrebbero passarne. Secondo il Quotidiano del Sud la decisione del Tribunale di Cosenza potrebbe arrivare non prima dell’autunno prossimo per via di un ampio arretrato nel carico giudiziario.
E così Donata Bergamini ritorna ad urlare la sua richiesta di verità e giustizia: “Credo di aver mostrato di avere pazienza nella mia vita – scrive la sorella di Denis -. Sono 9.356 giorni che la mia famiglia lotta per avere giustizia sulla morte di mio fratello, sto lottando con tutte le mie forze perché voglio credere che la Giustizia esiste, ci voglio credere, anche se speravo che il Gip sciogliesse la riserva antro i 90 giorni, ad oggi invece i giorni sono 128. Capisco – prosegue Donata – che il dossier sia voluminoso, come capisco che le perizie effettuate da periti della Procura di Castrovillari tutto dicono tranne che confermare le dichiarazioni dei due testimoni, anzi smentiscono. Non accetto di trascorrere gli ultimi anni della mia vita come stanno facendo i miei genitori, priva di quel diritto che la giustizia mi ha tolto di vivere gli anni più belli della mia vita, dopo aver distrutto la vita dei miei genitori. Il dolore per la perdita di un caro è grandissimo, ma la mancata giustizia per una morte violenta ti toglie il respiro, ti rende la vita un inferno”. “Sono quasi 26 anni che è stato ucciso – continua la sorella di Denis -, spero quest’anno si abbia il coraggio di accendere quella candela della giustizia tenuta spenta. I periti e Ris hanno fornito gli accendini… aveva solo 27 anni Denis, ucciso, infangato e senza verità. Ogni giorno che passa senza giustizia la spina inflitta nel mio cuore punge sempre di più – conclude Donata -, non è accettabile vedere i tuoi genitori che hanno perso voglia di vivere, non è accettabile vedere i tuoi figli allontanarsi dal credere che la giustizia esista e perdere la fiducia nelle istituzioni, non è accettabile accettare ciò che non è”.