Cronaca
3 Luglio 2015
Una registrazione ambientale in carcere potrebbe scagionare l'uomo arrestato in seguito all'assalto

Rapina al Barco, il quinto uomo punta all’assoluzione

di Ruggero Veronese | 3 min

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Punta all’assoluzione l’avvocato Salvatore Mirabile per il proprio assistito Gerald Hilda, cugino di uno dei quattro rapinatori che il 15 aprile 2014 tentarono l’assalto – sventato dai carabinieri – alla gioielleria Martini del Barco e sospettato di essere il complice che riuscì a sfuggire all’arresto in flagrante. Si è aperto infatti ieri mattina il processo in rito abbreviato condizionato per il 34enne albanese, che finì in manette il giorno dopo la tentata rapina, trovato nell’abitazione di uno dei malviventi durante la perquisizione dei carabinieri. Decisiva, secondo il suo legale, sarà ora un’intercettazione ambientale del cugino di Hilda, che durante un colloquio in carcere ne avrebbe dichiarato l’innocenza senza sapere di essere ascoltato dagli inquirenti.

La rapina alla gioielleria Martini fu sventata grazie al rapidissimo intervento dell’Arma dei carabinieri di Ferrara, Este e Rovigo, che da tempo erano sulle tracce di un gruppo di malviventi che aveva compiuto già diversi colpi nel territorio veneto. Il 15 aprile dell’anno scorso la banda entra in azione e si dirige alla gioielleria del Barco a bordo di due automobili. In quattro entrano nel negozio, mentre un complice – secondo la procura Gerald Hilda – rimane fuori a fare ‘da palo’. In pochi minuti il gruppo mette in atto il proprio piano: il titolare della gioielleria viene imbavagliato con del nastro isolante e i rapinatori arraffano gioielli e pietre preziose per poi tentare la fuga sulle due auto. Ma le pattuglie dei carabinieri sono già sul posto e riconoscono i quattro mentre escono dal locale. Arrestandoli in flagrante dopo un breve inseguimento. Solo il ‘palo’ riesce a fuggire.

Partono così le indagini che portano in breve tempo all’arresto di Hilda, trovato dai carabinieri nell’appartamento del cugino rapinatore. Una semplice coincidenza secondo l’avvocato Mirabile, visto che il 34enne in quei giorni era venuto in Italia per trovare la sorella – che aveva da poco partorito – e salutare i propri parenti prima di far ritorno in Albania. Circostanze che sarebbero provate anche dalle parole di suo cugino Flomur, che dal momento dell’arresto si trova nel carcere di via Arginone. E che durante una visita da parte della moglie le avrebbe confessato di essere molto preoccupati per le sorti di Gerald, che si trovava a Ferrara per caso e che non centrava nulla in quella vicenda.

Parole per le quali – al momento – manca ancora una vera conferma in tribunale. Flomur infatti fu registrato a propria insaputa dagli inquirenti e proprio per questo le sue parole sono interamente in lingua albanese. Durante la prima udienza del processo il tribunale ha quindi affidato l’incarico al perito che si occuperà della trascrizione dell’intercettazione, che potrebbe rivelarsi decisiva ai fini del processo. Dal momento dell’arresto Hilda si trova agli arresti domiciliari, che sta scontando nella comunità Viale K di Don Bedin.

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