Codigoro. Un cartello artigianale, fatto a mano, che segnala la presenza di una “Zona trattata con rodenticida”, cioè di un veleno-pesticida usato per eliminare roditori. A denunciarne il ritrovamento è una ricercatrice dell’Università di Ferrara del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, Barbara Faccini, che ha visto e fotografato il cartello a sinistra di via Argine Ippolito in località Torbiera a Codigoro, all’inizio di uno stradone di campagna.
Sconcertata dalla visione del cartello, che indica la presenza di una zona trattata con veleno circa 50 metri prima di un allevamento, la Faccini ha preso carta e penna (o, meglio, si messa davanti a una tastiera) e ha inviato una lettera di denuncia alle autorità locali, ovvero a sindaco e assessore all’Ambiente di Codigoro e alla Polizia provinciale di Ferrara.
“Due gioni fa – spiega Barbara Faccini – ero in giro con un cineoperatore per fare riprese della campagna ferrarese nei pressi di Codigoro, dove ha luogo una importante sperimentazione di buone pratiche agricole finanziata dall’Unione Europea. Inutile sottolineare lo sconcerto di trovarci di fronte ad un simile cartello, non lontano da una zona, quella di Pontelangorino, già tristemente nota per il recente ritrovamento di esche avvelenate“. “Viene da pensare – è l’equazione della ricercatrice – che chi mette le polpette le stia cercando tutte per poter continuare a farlo senza avere rogne, pensando bene di segnalare la cosa agli eventuali sprovvediti cittadini che osino avventurarsi nei campi, magari in compagnia del loro cane…”.
L’ipotesi di Barbara Faccini, dunque, è che l’obiettivo di chi ha sparso il rodenticida non siano appunto gli animali domestici, bensì la fauna selvatica. “L’odio contro la fauna selvatica, in particolare nutrie, volpi, topi e corvidi – aggiunge infatti – ha trasformato in un vero e proprio far west le campagne ferraresi, in cui è evidente la pressochè totale mancanza di controllo da parte delle autorità preposte. La recente convenzione tra Comuni e Provincia per il controllo delle nutrie, in cui si autorizzano i proprietari dei fondi ad ammazzare questi animali, ben lontana dal regolarizzare tale inutile ed ignobile pratica, ha avuto l’unico effetto di legittimare la strage con qualsiasi mezzo compreso il veleno, con effetti a cascata su tutti gli animali e sulla catena alimentare”.
Da studiosa del settore, Barbara Faccini riporta come studi scientifici abbiano “dimostrato già da tempo l’inutilità degli abbattimenti”. “Per qualsiasi specie – spiega – se il numero di animali presenti in un dato areale viene ridotto, i superstiti troveranno più cibo a loro disposizione e si riprodurranno di più, ripristinando in fretta la situazione iniziale. Metodi di controllo e contenimento dei danni alternativi efficaci ed incruenti esistono e sono noti alle autorità, ma evidentemente si preferisce continuare a sprecare il denaro dei contribuenti a favore delle lobby agricole e venatorie, troppo spesso le uniche chiamate a risolvere problematiche ambientali nei confronti delle quali mostrano frettolosità, totale ignoranza e assoluta mancanza di rispetto. Vorrei sperare che questa segnalazione non cadesse nel vuoto come troppo è successo in passato, ma in base all’esperienza purtroppo non mi aspetto nulla di concreto. Ma non pensiate che i cittadini, almeno la parte sana di loro, smettano di segnalare e di “ficcare il naso” su questioni da cui si vuole in tutti i modi tenerli alla larga. La pazienza ha un limite, ed è stato superato da un pezzo”.
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