di Anja Rossi
Suona, fischietta, canta. Imbraccia il violino come se fosse una chitarra, riarrangia i suoi pezzi. Andrew Bird torna in Italia dopo tanto tempo, scegliendo Ferrara come sua unica data italiana. Così, la città estense accoglie un pubblico trepidante e affezionato, che è arrivato da tutta Italia e anche da vari Paesi d’Europa.
E così Ferrara sotto le Stelle estrae dal cilindro un altro concerto azzeccato – nonostante non si sia arrivati al tutto esaurito – portando sul palco del cortile del Castello estense questo polistrumentista di Chicago, considerato tra i più geniali e talentuosi della scena musicale indipendente americana.
Cresciuto musicalmente già negli anni della prima infanzia con il metodo Suzuki, dal violinista giapponese Bird apprende la dedizione e la sensibilità verso quel potente mezzo che è la musica. Shinichi Suzuki diceva di voler creare attraverso la musica dei bravi cittadini, i quali, imparando a suonarla, avrebbero ottenuto uno ‘splendido cuore’. Niente di più simile nella descrizione a Andrew Bird, che sale sul palco di Ferrara sotto le stelle accompagnato da un nuovo gruppo, dopo anni di esibizioni da solista. Oltre al basso di Alan Hampton, Andrew Bird divide la scena con Ted Poor alla batteria, entrambi musicisti di rilievo nel mondo del jazz. Dietro di loro, come unica scenografia, si staglia un grammofono rosso e argento dalle due teste. Queste due grandi orecchie vorticosamente girano una dietro l’altra come fossero un’elica sonora, dalla quale potrebbe propagarsi la musica come venire assorbita tutta, lasciando tutti nel silenzio più totale o all’interno di un solo, immenso flusso musicale.
Rispetto all’ascolto delle canzoni da disco, sul palco si scopre un musicista non solo pacato nella voce, ma anche in grado di osare con sonorità più robuste e corpose, avvalorate dalla batteria di Hampton. La voce di Andrew Bird, durante il concerto, ricorda in più momenti la voce che poteva essere, per grazia e profondità, quella di Jeff Buckley. Solo che il musicista, insieme al suo violino, sul palco riesce a fischiettare, campionare e al contempo continuare a suonare per tutta la durata dello spettacolo, con una felicità e una leggerezza d’animo ben distante dal compianto collega americano. Perché Andrew Bird ha avuto la possibilità e la tenacia di arrivare a essere un cuore puro, un bravo cittadino, un perfetto musicista.
LA SCALETTA DEL CONCERTO – Andrew Bird a Ferrara sotto le stelle
Hole in the ocean
Tenuousness
Imitosis
Darkmatter
Lull
Lusitania
Truth lies
Beyond the valley of the three white horses
Give it away
A nervous tic motion of the head to the left
Anonanimal
Armchairs
Three white horses
Plasticities
Danse caribe
-ENCORE-
My sister’s tiny hands
Dyin’ Bedmaker
Tables and chairs
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