Lettere al Direttore
1 Luglio 2015

Rotatorie ciclopedonali, alcune osservazioni

di Redazione | 3 min

Ho riscontrato su un quotidiano locale condivisibili preoccupazioni dell’Associazione Fiab (Federazione Amici della bicicletta) che chiede rotonde dedicate e precedenza totale alle biciclette, alquanto difficile oggi da concretizzarsi, essendo quelle esistenti state concepite senza alcuna protezione per gli utenti deboli della circolazione: pedoni e ciclisti. Fin dall’inizio i progettisti avrebbero dovuto costruire rotatorie doppie, con l’anello esterno riservato a ciclisti e pedoni ed attraversamenti pedonali distanziati dalla corona circolare in cui transitano a velocità superiore ciclomotori, motoveicoli ed autoveicoli.

Ultimamente in internet ho visto due progetti di rotatorie per la città di Cagliari, che seguono queste regole. Indubbiamente è difficile adeguare quelle già costruite, anche se possibile, mentre è auspicabile che le prossime seguano questi principi pensando a percorsi diversificati, i cui maggiori costi verranno ripagati dalla rimarchevole sicurezza per pedoni e ciclisti. Ai progettisti delle rotatorie rivolgo due appunti:

1 – Non sempre hanno commisurato le rotatorie al volume di traffico e alle dimensioni dei veicoli circolanti;

2 – Hanno usato in alcune rotatorie urbane materiale pregiato, ad esempio cubetti di porfido, che forse incrementano la loro consulenza, ma sono inadatti alla sicurezza della circolazione stradale per la scarsa elasticità e coefficiente di aderenza inferiore a quello dell’asfalto;

3 – Non hanno progettato cavalcavia stradali in sostituzione delle rotatorie sulle principali direttrici stradali dove i grandi flussi di traffico diventano ingestibili dalle rotonde, anche se di grande diametro.

Per quanto concerne la pista ciclabile di collegamento della città con l’ospedale di Cona era opportuno, a mio avviso, progettarla prima di costruire le strade di accesso, in modo da far passare i vari percorsi per le auto sopra o sotto, non dimenticando la collocazione di alberi ai lati della ciclabile per renderla conveniente anche nel periodo estivo. Comunque le piste ciclabili del ferrarese non brillano per qualità, troppo spesso strette e a doppio senso da un solo lato della carreggiata, quando invece dovrebbero rispettare la simmetria circolatoria, con una pista da un lato che va in un senso e una dall’altra parte che va in senso contrario. Un esempio di pista ciclabile molto pericolosa sia per gli autoveicoli che per i ciclisti è rappresentata da quella realizzata dalla Provincia sulla strada Cristina fra Bosco e Goro, a doppio senso e separata dalla carreggiata con uno spartitraffico irregolare sia nel tratto di nuova costruzione che in quello vecchio.

La circolazione dei ciclisti contromano nei sensi unici con limite di velocità 30 km/h, è consentita nelle strade in cui la carreggiata ha una larghezza minima di metri 4,25: m. 2,75 per la corsia riservata a ciclomotori, motoveicoli e autoveicoli, non superiori a 35 q.li di massa complessiva (non dovranno transitare gli autobus in quella strada) e m. 1,50 per i ciclisti, se circolano in un solo senso, altrimenti ai sensi del D.M. n. 557 del 30/11/1999 la larghezza dovrebbe passare a 2,50 per un totale di 5,25. Quante strade di Ferrara rispondono a questi requisiti? Alla fine io sto con i ciclisti, anche se sono più in auto che in bicicletta e nel tempo libero divento podista con partecipazione alle varie gare amatoriali.

Anio Benazzi

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