Lettere al Direttore
28 Giugno 2015

Io, disabile e maltrattata dagli autisti

di Redazione | 4 min

Buongiorno, mi chiamo Costantino Giuseppa di anni 78, affetta da disabilità motoria per cui usufruisco di un deambulatore a 4 ruote per spostarmi a piedi,  con la presente voglio comunicare l’ennesimo spiacevole episodio di discriminazione accaduto in data giovedì 24 c.m. sul bus Tper linea 11da Pontelagoscuro a Ferrara.

Verso le ore 8:40 di mercoledì 24/06/2015 mi accingevo a salire sul bus linea “11” in direzione Ferrara, 2° fermata di Corso del Popolo, località Pontelagoscuro, chiedendo all’autista l’ausilio della pedana per disabili in quanto dovendo utilizzare un deambulatore ho difficoltà motorie a salire perché non sono in grado di sollevarlo. L’autista mi rispondeva che hanno diritto all’uso della pedana solo le persone disabili sulle carrozzine e che se fa utilizzare a me la pedana deve farlo con tanti altri che non hanno diritto come ad esempio chi usa i passeggini con i bambini, e che lui non può perdere tempo con tutte queste persone. A quel punto richiedo cortesemente se può aiutarmi, perché altrimenti non potrei salire. L’autista decide di prendere il mio carrello e caricarlo a mano sull’autobus, mentre io salgo da sola sui gradini (ribadisco che ho difficoltà motorie ed un’invalidità riconosciuta dall’ASL di Ferrara).            Alla fermata dell’Hotel Astra avviene il cambio di autista.

Prenoto la discesa in prossimità della  fermata di via Bologna – Via Ungarelli, e chiedo al nuovo autista se può aprirmi la pedana che devo scendere. L’autista visibilmente alterato mi risponde urlando che non mi spetta l’uso della pedana come già spiegato in precedenza dal suo collega, che voglio approfittare di un servizio che non ne ho diritto e che posso scendere da sola perché ne sono in grado, se voglio scendere mi devo arrangiare. Provo ad insistere dicendo che ho parlato con un responsabile del servizio Tper di Ferrara […] e che mi ha confermato il diritto all’uso della pedana. L’autista mi risponde urlando ancora più forte, che non gli interessa niente di quello che dico e di chi mi ha fornito l’informazione, di fare anche reclamo che a lui non gliene frega niente, perché conosce benissimo i suoi doveri e quindi lui la pedana non la apre.

A quel punto un signore presente sul bus avvisa l’autista che la pedana la apre lui per  aiutarmi a scendere.

Mi ha confortato, scesa dall’autobus, essere stata avvicinata da alcuni passeggeri sconcertati per l’accaduto che mi hanno espresso la loro solidarietà  dandomi i  nomi per testimoniare se necessario.

 Vorrei ricordare che in altre occasioni sia autisti che personale di controllo mi hanno trattato anche peggio dandomi della viziata, deridendomi in faccia alla richiesta del loro nr. di matricola, perché secondo loro non avevo diritto ad usare la pedana per l’accesso all’autobus.

Mi chiedo se sono queste le persone a cui deve essere affidato un servizio pubblica utilità.  Ma hanno mai letto (se ne sono a conoscenza dell’esistenza) la carta dei servizi della mobilità che l’azienda per cui lavorano ha stilato nel 2014 con tanto di citazione dell’art.16 della Costituzione, dell’art. 8 del Trattato di Maastricht, che cita che il servizio pubblico in cui lavorano è fondato sul rispetto dei principi fondamentali dell’uguaglianza, imparzialità, che nelle regole del viaggio non sono solo i cittadini ad avere dei doveri ma anche i dipendenti dell’azienda (art. 10 i conducenti devono fornire la loro matricola qualora richiesto), che il punto 4.2 cita” il personale dell’azienda Tpf è tenuto a trattare gli utenti con rispetto e cortesia agevolandoli nell’esercizio dei loro diritti”.

Altre volte avevo esposto reclamo all’ufficio Tper di Ferrara […], ma dopo questo ennesimo episodio ho deciso di comunicare per iscritto l’accaduto nella speranza che venga pubblicato per essere d’aiuto a tutte quelle persone che come me hanno bisogno di un piccolo gesti di solidarietà per non sentirsi relegate ai margini  della società, perché colpevoli di essere disabili.

Ma per capire i disabili bisogna forse diventare disabili?

Ma un po’ di umanità per una persona che chiede aiuto è cosi difficile averla?

Con l’occasione porgo cordiali saluti,

Costantino Giuseppa

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