Riconoscendo l’universalità del diritto al matrimonio, ieri la Corte Suprema degli Stati Uniti non ha solo posto fine ad una discriminazione insostenibile in seno ad un ordinamento democratico ma ha fatto di più. Ha sancito ciò per cui ci battiamo: il diritto dei bambini di essere tutelati nel loro sviluppo, nei loro affetti e nei loro beni.
Riportiamo integralmente la terza motivazione che ha dettato agli Stati Uniti la necessità di riconoscere l’universalità del diritto al matrimonio fra due persone: «Esso tutela i bambini. In base alle leggi statali, alcune delle tutele per i bambini derivanti dal matrimonio sono di natura materiale. Ma dando riconoscimento e stabilità sul piano giuridico alle unioni tra i loro genitori, il matrimonio permette anche ai bambini di comprendere l’integrità e l’intimità della propria famiglia e la sua armonia con le altre famiglie della loro comunità e della loro vita quotidiana. Escludere le coppie dello stesso sesso dal matrimonio contraddice una premessa centrale dello stesso diritto al matrimonio. Senza il riconoscimento, la stabilità e la prevedibilità che il matrimonio offre, i loro bambini soffrono lo stigma derivante dal ritenere le loro famiglie come qualcosa di minore importanza. Le leggi sul matrimonio che vengono in considerazione ai fini di questa pronuncia dunque danneggiano ed umiliano i bambini delle coppie dello stesso sesso».
Nel 2010 l’Italia ha avuto l’occasione di anticipare questa decisione. La stessa domanda di parità, portata innanzi alla Corte Costituzionale, ottenne con la sentenza 138 una risposta dilatoria e pilatesca, in spregio al fatto che i diritti civili non solo sono irrinunciabili, come riconosciuto dalla Corte, ma sono anche non dilazionabili. Ci aspettiamo per lo meno che anche in Italia i diritti dei figli delle coppie omosessuali siano messi in primo piano da qualsiasi istituto che preveda la tutela dei legami delle persone omosessuali.
Giuseppina la Delfa
presidente Associazione Genitori Omosessuali