Economia e Lavoro
6 Giugno 2015
Il sindacato Dircredito chiede a Bankitalia la revoca dei commissari e l'autorizzazione a procedere con un'azione di responsabilità

“Chi ha portato Carife alla crisi ora paghi”

di Daniele Oppo | 4 min

OLYMPUS DIGITAL CAMERA“In questi anni, in molti hanno svolto generiche ed astratte accuse sulle varie responsabilità che hanno determinato il dissesto della Banca, senza di fatto adoperarsi, concretamente, per l’accertamento delle medesime. Questo sindacato ha scelto la via legale perché ritiene che le parole servano a poco, e che sia ora di dare un segno tangibile della ricerca di giustizia”. È la parte finale di una nota del sindacato Dircredito (ora Dirfirst) con il quale viene annunciato l’avvio di una serie di procedure affinché vengano chiariti “i fatti e le responsabilità che hanno determinato la crisi della Cassa di Risparmio di Ferrara, con l’intento di dare giustizia alle vicissitudini che hanno visto protagonista la banca, i suoi dipendenti, gli azionisti, la clientela e tutto il territorio”.

I passi mossi dal sindacato vanno in una doppia direzione. Il primo è per scoprire gli ‘autori’ – ancora non individuati – della crisi Carife che ha poi portato all’intervento di Bankitalia, chiedendo all’organo commissariale “informazioni in merito ad eventuali azioni di responsabilità intraprese, e quindi autorizzate dalla Banca d’Italia, nei confronti delle precedenti amministrazioni e società di revisione, al fine di poterci inserire nell’azione di responsabilità volta all’accertamento delle ragioni che hanno originato la crisi di Carife”.

Il secondo passo sembra essere ancora più pesante, e questa volta nel mirino ci sono gli stessi commissari e il comitato di vigilanza: Dircredito/Dirfirst ha infatti inviato alla Banca d’Italia un’istanza per chiedere la revoca dei commissari e l’autorizzazione a procedere civilmente con un’azione di responsabilità nei loro confronti e nei confronti del comitato di vigilanza. Secondo il sindacato “appare evidente che l’Organo Commissariale abbia posto in essere delle condotte lesive degli interessi dell’Azienda, del Personale e del Sindacato, che ne hanno derivato un notevole danno non solo patrimoniale, e che Carife in A.S. in particolare, all’esito ed in conseguenza della gestione commissariale, ha riportato una situazione economica ulteriormente aggravata per responsabilità esclusiva dell’Organo Commissariale e dell’Organo preposto alla sua vigilanza”. L’ipotizzata condotta lesiva dal punto di vista patrimoniale è precisata da Mauro Fanan di Dircredito: “Ovviamente non abbiamo i dati in mano e non stiamo dicendo che la gestione commissariale abbia portato a un peggioramento, potremmo saperlo solo con il bilancio di fine mandato – spiega il sindacalista -. Però c’è una questione che ha sicuramente portato a un impoverimento: la causa persa per condotta antisindacale proprio contro Dircredito”. Il “danno al patrimonio dell’azienda”, come indicato nell’istanza del sindacato, consiste dunque negli 8mila euro (più le spese legali) che la banca ha dovuto pagare dopo la condanna da parte del Tribunale del lavoro.

“La Banca d’Italia – fa sapere il sindacato – ha già risposto avviando il procedimento amministrativo per la valutazione della medesima. Dopo la pubblicazione della situazione economico-patrimoniale di fine commissariamento, qualora venisse rilevato un depauperamento patrimoniale imputabile alla gestione commissariale, detta azione di responsabilità potrà essere opportunamente integrata, ovvero riformulata ex novo“.

Il pregresso dell’attacco a commissari e comitato di vigilanza è dato da alcuni ‘scontri’ con il sindacato e alcune lettere inviate da Dircredito all’organo commissariale contententi richieste di tutela rimaste “puntualmente disattese” e allegate all’istaza presentata a Bankitalia: si tratta di lettere ufficiali in cui veniva chiesto di tutelare l’onore dei dipendenti Carife offesi sui social network o l’immagine della banca stessa, ritenuta sporcata in trasmissioni televisive – su Rai 3 “taluni individui hanno dichiarato di essere stati truffati da Carife” – o siti web. Ancora, Dircedito aveva chiesto un intervento sulla stampa per mitigare i danni alla banca generati dall’intervento di un ex dirigente, o di modificare alcune norme emesse dall’organo commissariale “in contrasto con lo statuto della Banca”. Contestata anche la gestione della situazione di due dipendeti ai quali – secondo il sindacato –  sarebbe stato negato l’accesso al Fondo di solidarietà al termine del 2014, nell’ottica di riduzione del personale e contenimento dei costi, violando gli accordi presi in precedenza.

“La nostra azione non ha nulla a che vedere con l’intervento del Fondo interbancario – precisa e rassicura Mauro Fanan di Dircredito -. Le vicende non sono collegate. Quello che chiediamo è che venga fatta luce e giustizia sulle vicende passata riferite sia alle passate gestioni che a quella dei commissari”.

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