Politica
29 Maggio 2015
Flavio Romani non risparmia le critiche al vescovo: "terrorismo psicologico, menzogne e mistificazioni per dipingere disastri inverosimili"

Comunità gay contro Negri: “Nuovi diritti? No, tutela dei minori”

di Ruggero Veronese | 5 min
Massimiliano De Giovanni, presidente di Arcigay Ferrara - Circomassimo

Massimiliano De Giovanni, presidente di Arcigay Ferrara – Circomassimo

Le parole del vescovo Negri? Non fanno bene a nessuno: né a noi, né alla comunità cattolica“. È una condanna unanime quella dei rappresentanti delle associazioni per i diritti Lgbt ferraresi, che non possono nascondere il proprio stupore e la propria indignazione di fronte al contenuto dell’omelia che il vescovo si prepara a pronunciare il 4 giugno prossimo, in occasione della processione per il Corpus Domini. Un’omelia in cui Negri condannerà il presunto “virulento attacco alla presenza cristiana e alla sua tradizione” identificato con “il disastro che si sta perpetrando, a livello anche di decisioni politiche, sul matrimonio, sulla famiglia, sulla generazione dei figli ridotti ad oggetti da programmare scientificamente e tecnologicamente. Assistiamo alla concessione dei figli alle coppie omosessuali attraverso gli uteri in affitto, che sono la suprema umiliazione per la donna in quella capacità di maternità che prende forma autentica solo a livello di un amore condiviso, in una responsabilità che si afferma in maniera definitiva e stabile”.

Ma è davvero possibile parlare di “figli ridotti a oggetti“, quando è proprio con la legislazione corrente che ai figli delle coppie omosessuali – naturali o adottati – viene riconosciuto solo un genitore con tutti gli obblighi e le responsabilità che gli competono? Su questo fronte è chiarissimo il messaggio di Roberta Zangoli, la donna ferrarese che assieme alla propria compagna Chiara si è sposata in Spagna è si è sottoposta all’inseminazione artificiale che otto anni fa le ha rese madri di due gemelle: “Noi non chiediamo alcun ‘nuovo diritto’ o alcun privilegio – afferma la Zangoli -, puntiamo solo al fatto che i nostri figli abbiano gli stessi diritti di quelli delle altre coppie. È una questione di tutela dei minori, non di religione”. Tutt’altro che un cavillo legale insomma, visto che l’assenza di un vincolo legale tra il bambino e uno dei suoi genitori può portare a situazioni di irresponsabilità e abbandono. Soprattutto nelle situazioni (drammatiche ma reali) in cui il genitore naturale viene a mancare o si separa dal vecchio partner. Da questo punto di vista, più che di ‘nuovi diritti’, sarebbe il caso di parlare di ‘nuovi obblighi’ a cui la comunità Lgbt chiede di essere sottoposta.

Le parole di Negri non coincidono però con il pensiero di tutta la Chiesa e la Zangoli è ben attenta a porre le opportune distinzioni: “Ho risposto stamattina al vescovo, chiedendogli di smettere di offendere le nostre famiglie e i nostri diritti. Proprio in nome di quel cattolicesimo che non so quanto gli appartenga, dovrebbe avere più rispetto delle nostre anime e dei nostri figli. Negri appartiene a una di quelle fazioni molto conservatrici, che ovviamente ci stanno dando contro. Ma la Chiesa non è tutta così: ci sono preti, vescovi e prelati, come abbiamo visto in Irlanda, secondo cui non ha senso privare la comunità gay dei suoi diritti”.

Una speranza condivisa anche dal presidente dell’Arcigay Ferrara Massimiliano De Giovanni, secondo cui “la Chiesa in questo periodo sta maturando una profonda riflessione e asupico che il dibattito al suo interno possa allargarsi il più possibile, fermo restando che la religione cristiana non può andare i propri principi. A Ferrara c’è stata un’apertura trasversale che ha coinvolto gran parte della società, anche grazie al nuovo assessore alle pari opportunità Annalisa Felletti che ha dato una spinta molto forte in questo senso. È molto meglio procedere attraverso un percorso condiviso che con decisioni politiche imposte dall’alto”.

Flavio Romani, presidente nazionale Arcigay

Flavio Romani, presidente nazionale Arcigay

Chi non ha timori di correggere il vescovo anche dal punto di vista tecnico è il presidente nazionale dell’Arcigay, Flavio Romani, secondo cui “se Negri si riferisce al testo di legge Cirinnà sulle unioni civili attualmente in discussione al Senato, significa che semplicemente parla senza averlo letto. L’utero in affitto, come volgarmente Negri definisce questa pratica, non c’entra nulla con il testo Cirinnà, e nulla cambierà in Italia sia che questo testo passi sia che venga bocciato. L’ossessione di Negri contro gay e lesbiche lo porta tra l’altro a far finta di non sapere che la pratica della gestazione per altri (GPA), viene praticata da molti anni e vi ricorrono nel 95% dei casi coppie sposate formate da un uomo e una donna, che non riescono ad avere figli in altro modo. Quindi se ad “affittare uteri” sono le coppie eterosessuali sposate magari in chiesa va tutto bene per Negri?”.

Inutile insomma, secondo Romani, attaccare la comunità omosessuale per via della pratica dell’utero in affitto: “In qualsiasi caso – continua Romani -, di cosa stiamo parlando? Chi vuole ricorrere a questa pratica, perfettamente legale in alcuni stati del mondo, continuerà a farlo, Cirinnà o non Cirinnà. Quello del vescovo Negri e dei suoi sodali è il solito terrorismo psicologico che usa menzogne e mistificazioni per dipingere disastri inverosimili nel caso il nostro paese facesse qualche timido passo avanti nella direzione dell’uguaglianza nei diritti. Argomentazioni campate per aria, senza un briciolo di verità, al solo scopo di perpetuare lo stato di arretratezza in cui l’Italia si trova nel campo dei diritti civili, negati alle persone gay, lesbiche e trans grazie anche all’azione di vescovi oscurantisti e fuori dal tempo come Negri, che trovano sponda facile in politici sempre pronti a inginocchiarsi al potere clericale“.

Ma perchè parole come quelle di Negri fanno tanta presa sulla comunità cristiana? Secondo De Giovanni è anche una questione di comunicazione – o meglio di cattiva comunicazione – dal momento che “si fa una grande speculazione rispetto ai termini usati. Si fa passare il messaggio di una richiesta di nuovi diritti e di privilegi nei confronti degli altri, quando ciò che chiediamo è semplicemente lo stesso trattamento che hanno gli altri. È un discorso che va al di là delle questioni di genere: io non mi batto solo per i diritti Lgbt, ma per quelli di tutte quelle minoranze che, pur vivendo in questo paese, pagando le tasse e svolgendo il proprio lavoro, si trovano penalizzate rispetto al resto della società”.

Una società che in fondo, lontana da omelie e condanne del clero, ha già imparato a convivere con quelle ‘famiglie arcobaleno’ tanto avverse al vescovo: “Io non sono credente – racconta la Zangoli -, ma mia moglie è cristiana, le nostre figlie sono state battezzate e giocano e vivono insieme ad altri bambini cattolici senza alcun problema“. Chissà se quelle due bambine di otto anni sanno che sul loro certificato anagrafico, in Italia, sono catalogate come orfane di un genitore. E che ben poche tutele, garanzie e protezioni potranno aiutarle se Roberta dovesse trovarsi in difficoltà.

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