Copparo
25 Maggio 2015
Al De Micheli di Copparo il magistrato ha parlato dei grandi problemi del Paese tra legalità e corruzione

Davigo: “La sicurezza in Italia è migliorata”

di Redazione | 2 min

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davigodi Valentina Finotti

Copparo. “Gli incontri sulla legalità sono sintomo che nel paese vi è un deficit sotto questo punto di vista”. E’ così che il magistrato e consigliere della Corte Suprema di Cassazione Piercamillo Davigo definisce la situazione italiana per quanto riguarda la giustizia. Un tema che il magistrato ha affrontato con ironia e semplicità nel dibattito che si è tenuto al teatro De Micheli il 21 maggio.

Un convengo – organizzato dalla direzione didattica, rappresentata da Stefano Gargioni, in collaborazione con l’organizzazione Libera con Luca Donato, Spi-Cgil e l’amministrazione comunale – in cui Davigo, guidato dalle domande del direttore della Nuova Ferrara Stefano Scansani, ha affrontato i più svariati temi, dalla corruzione alla situazione della criminalità organizzata, passando per il tema della sicurezza. È proprio riguardo a quest’ultima che Davigo sostiene che “gli italiani non sono al corrente della reale situazione. Il nostro Paese è sicuro – continua il consigliere -, il problema è che siamo continuamente influenzati dai telegiornali che parlano prevalentemente di cronaca nera e lo fanno in modo allarmante. Negli ultimi anni infatti la condizione è migliorata perché si è passati da 1700 a 650 omicidi volontari”.

Davigo con il suo lavoro è alle prese tutti i giorni con la criminalità organizzata, un problema che, come spiega il magistrato, “è stato documentato a partire dal 1832, ma che era presente in Italia già da molto tempo e che si diffonde come i pidocchi, va dove c’è sporco e si nasconde in mezzo alla tranquillità delle città: nessun luogo è immune da questo grande problema”.

Per quanto riguarda la corruzione, si sono invece voluti sottolineare i grandi problemi della politica italiana che, come sostiene Piercamillo Davigo, “non riguardano solo i singoli individui ma tutto il meccanismo che c’è dietro”. “Per sconfiggere questo problema – spiega il magistato – bisogna cambiare le sentenze che in Italia troppo spesso non puniscono chi commette questo tipo di reato. Un ladro è tale anche se è in politica e come trasgressore di una legge va punito. Se non si rispetta la legge si tradisce la democrazia e viene calpestata la Costituzione”.

L’incontro si è poi concluso con una grande citazione di Davigo che riprende un detto indù il quale sostiene che “bisogna fare il meglio di ciò che ti è toccato fare e il mondo andrà meglio. Un modo per dire che ognuno deve rispettare il proprio lavoro e svolgerlo al meglio senza volere mettere in mezzo altri interessi come accade per i magistrati che entrano a far parte della classe dirigente”.

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