22 Maggio 2015
Sapigni sulle liste di attesa: “Bisogna agire sull'appropriatezza delle prescrizioni”

Sanità e Aree Vaste, serve un nuovo piano sanitario

di Redazione | 3 min

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Quali dinamiche si stanno verificando e che andranno a produrre i loro effetti nell’area Emilia centro? La domanda è stato il filo conduttore dell’incontro “La sanità di Ferrara e Bologna metropolitana in Area Vasta”, organizzato dalle sezioni di Ferrara e Bologna di Fnp Cisl presso la Camera di Commercio di Ferrara nella mattina di giovedì 21 maggio.

Sergio Dalbuono, segretario Fnp Cisl Ferrara, ha sostenuto la necessità di “rendere il sistema sanitario più efficiente senza abbandonarsi a tagli orizzontali”, data la necessità di “migliorare la presa in carico di popolazione fragile, tenendo ben salda la barra dell’integrazione”. Secondo Dalbuono vanno rialciate “politiche per un welfare universalistico, quand’anche selettivo”.

Parlando di servizi ospedalieri e riduzione dei posti letto, il segretario di Fnp Cisl Ferrara ha auspicato un aumento corrispondente nelle case della salute e negli ospedali territoriali. Nella gestione dei quali andrà considerata, a giudizio di Dalbuono, “l’effettiva copertura del territorio, senza sottovalutare l’opportunità dell’offerta fatta ai pazienti”. In ultimo, il segretario ha sostenuto la necessità di una semplificazione nei costi della farmacia, a Ferrara più alti di circa il 25% rispetto alla media regionale, concludendo che per giungere a soluzioni condivise Fnp Cisl è disponibile “perchè tra il dire e il mare, c’è di mezzo il fare”.

L’intervento dell’assessore alla Sanità del Comune di Ferrara, Chiara Sapigni, ha riportato l’attenzione sulla necessità di un nuovo piano sanitario, alla luce dei “nuovi bisogni dei cittadini, che vanno capiti”. Per rispondere a queste nuove necessità sarà necessario “fare delle scelte” in un contesto di scarsità di risorse. Secondo l’assessore Sapigni anche in Area Vasta sarà necessario introdurre una “governance politica” come già avviene a livello provinciale. Intorno all’obbiettivo di ridurre le liste d’attesa, l’assessore alla Sanità non vede nell’aumento delle visite, estendendo al fine settimana gli orari “un mezzo per risolvere la situazione. Bisogna agire sull’appropriatezza delle prescrizioni, il cui indice è superiore alla media regionale”.

“Va ricordato che ‘cura’ non significa esclusivamente sanità – ha ricordato Chiara Benvenuti, direttore del distretto Centro Nord e coordinatrice dei direttori di distretto – ma anche la risposta ai bisogni sanitari e sociali dei cittadini”. Un compito che possono svolgere gli ospedali di comunità, come quello di Copparo e Comacchio. L’obbiettivo della riduzione dei tempi d’attesa andrà raggiunto “governando efficacemente l’offerta, rendendo efficiente l’attività ambulatoriale”.

Un argomento ripreso da Eugenio Di Ruscio, direttore sanitario presso l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara: “In alcuni casi, come ad esempio per le lunghe code per le visite specialistiche, il problema ha origine nel meccanismo per cui alla mancanza di servizi appropriati porta gli utenti al consumo di servizi inappropriati, rendendo difficoltoso l’accesso”. A questa considerazione Di Ruscio ha fatto seguire l’auspicio per una riorganizzazione delle unità di lavoro per ottenere una maggiore coordinazione. I costi alti della sanità ferrarese sono stati individuati dal direttore sanitario nell’esistenza di due aziende.

La maggiore presenza sul territorio degli “universitari” è stata sostenuta anche dal professor Fabio Manfredini: “bisogna convincere la cittadinanza che la qualità del servizio offerto è importante, facendo in modo che l’azienda universitaria non rimanga chiusa solo all’ospedale di Cona ma si apra al territorio”. Un’ipotesi che potrebbe aiutare a ridurre l’esodo verso le vicine cliniche venete, che assorbono prestazioni mediche spesso “non di particolare complessità” per la maggior parte dei casi.

La preoccupazione intorno alle Aree Vaste è stata smorzata da Maria Lazzarato, direttore Ausl di Imola, che le ha definite “istituzioni leggere, dal momento che chi attua i programmi sanitari è l’azienda territorialmente competente con la sua conferenza sanitaria”.

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