Du iu śpich frares?
12 Maggio 2015

Solo a Ferrara dicono così

di Maurizio Musacchi | 5 min

Carissimi Amici,

all’interno della lingua Italiana, per indicare una cosa spesso si usa un frase fatta, alcuni esempi. Per esaltare la bellezza si dice “Sei bella,(bello), come il sole”. Per parlare di persona testarda si dice: “Mi sembri un mulo”. Indicare il mare calmo: “Il mare sembra olio”. “Questa camera (locale, cinema eccetera), è un forno”!

Ebbene, nella ricerca delle tipicità Ferrarese, mi sono imbattuto in alcuni modi di dire che si possono usare solo a Ferrara. Ne ho fatto ricerca con l’ausilio di qualche vecchio amico, dentro i Centri Sociali ANCeSCAO con gli amici della mia piccola Compagnia teatrale:“Ragazìt da ‘na volta”. Ve ne propongo una parte, riservandomi di continuarne la ricerca e proporvi ciò che riuscirò ancora a trovare. Qui sotto, a seguito, alcuni!

 

 

Sanrumàn e al Dòm- “Al Dòm al và in prèst a Sanrumàn”. (Il Duomo chiede prestito a San Romano.) Si usava per dire di un poveraccio che prestava soldi ad un riccone. Ovvero, il ricco monumentale Duomo, chiedeva prestito alla piccola viuzza, o chiesetta di San Romano.

 

CAMPANÌL AD SAN BANDÉT. “At pénd ,(o clucalà al pénd,)cmè al campanil ad Sanbandét”. Pendi , (o quel tipo là pende,) come il campanile di San Benedetto.) Il verbo “péndar” nel Ferrarese è sinonimo di omosessualità. Il monumento in questione è la nostra piccola “Torre di Pisa”. Pende paurosamente da secoli, ha subito bombardamenti come quello che ha distrutto la vicina chiesa Rossettiana, e l’ultimo terribile, devastante, terremoto; ma resiste imperterrito.

 

TUGNÌN DILL CICH- “At pùz cmè Tugnìn dill cìch. O tié spatnà com… at gh’à ‘na bàrba com… tiè malvastì com…”(Puzzi come Tugnin dei mozziconi . Oppure sei spettinato come…hai la barba come…sei vestito male come.) Modi di dire legati al leggendario antico “barbone “ ferrarese! Che pare avesse tali “originali “ caratteristiche.

 

CAVALIÉR ULÌVA– “L’è n’arlój dal Cavaliér Ulìva”. (È un orologio del Cavalier Oliva). Chi si pavoneggiava con orologi di dubbia qualità. Veniva così apostrofato poiché il personaggio di cui parliamo era un imbonitore che, specialmente nel dopoguerra, da un banchetto situato in Piazza Trento e Trieste, convinceva la gente a comprare i suoi “orologi svizzeri 18 rubini”, o altre cianfrusaglie spacciate per “di gran marca”!

 

BALDI– “Ach baldi inquò”. (Che freddo oggi.) Probabilmente nasce dal cognome del grande musicista Girolamo Frescobadi. Si toglie la prima parte “Fresco” rimane per l’appunto : Baldi!

CIUPÉTA– “La gh’à ill gàmb a ciupéta”- (Ha le gambe a coppietta). Riferito a chi ha le gambe a x, come la forma della famosa “coppia” di pane ferrarese.

 

CMACÉŚ-“At pàr un Cmacés con ch’ill scàrp”- (Sembri un Comacchiese con quelle scarpe). Riferito a calzature con suola rumorosa che ricorda i famosi zoccoli, usati dai Comacchiesi che chi ha avuto,( come chi scrive), l’occasione di transitare per la piazza principale di Comacchio, ricorda distintamente: quel “concerto” tutto sommato molto caratteristico.

 

DRITO -“Drito ad Madlàna”.- (Furbastro di Medalana). Drìto sarebbe furbetto, ma detta così è ironica in quanto parla di un poco furbo di Medelana, probabilmente inventato da qualche individuo saccente, di località ritenuta più importante geograficamente: Portomaggiore o Ferrara?

 

FARGNÀN -“Fùrab cmè l’òch ad Fargnàn ch’l’éra in Po e l’è andà a cà a bévar- (Furbo come l’oca di Fergnani che era in Po ed è andò a casa a bere.) Ovvero, poco scaltra quest’oca che pur essendo sul fiume, andò a bere a casa! Praticamente ci si riferisce a persona sciocca.

 

MARÀRA– “Tòòòòò Mràààààra” (Prenditelo Marrara)! Con il gesto eloquente dell’ombrello, nei confronti del paese di Marrara. Di solito lo si sente urlato alla fine dei fuochi d’artificio, quando i fortissimi tre botti finali sanciscono la fine dello spettacolo. A volte viene usato tale detto per negare un affare che viene proposto e non convince, l’esclamazione negativa è per l’appunto: “Tó Maràra”.

 

MÈRAL“Al mèral l’à saltà al Fòs.”- (Il merlo ha superato il fosso). Si diceva dei rodigini quando “Saltavano il Fosso(il Po)” ovvero venivano a “civilizzarsi” in Ferrara.

 

MURA“Andàr ,( o và), slà Mura dì Anzul”- (Andare , ( o vai,)sulle monumentali Mura egli Angeli.) Le Mura, anticamente erano meta, malfamata, di varie attività di carattere sessuale. Omosessuali, prostitute e coppiette d’amanti.)

 

QUÀJA- “Mò và àla Quàja”- (Ma vai in casino). Fino al 1958 in via della Quaglia, laterale di via Garibaldi a Ferrara c’era casa di tolleranza molto famosa.

SALÀMA– “Ad gh’à un cul cmè ‘na salàma”. (Ha un deretano simile ad una salama.) Commento poco elegante, riferito probabilmente a donna “piuttosto rotondetta” nel lato B”.

S.MARTÌN-“ At fàt al vól ad Sanmartìn?” (Ha fatto il volo di San Martino?) Il Santo è considerato “protettore dei cornuti”. A Ferrara nell’Ottocento venivano rilasciati in cielo palloncini con i nominativi dei rispettivi, per ciascuno, nome dei presunti “becchi” Ferraresi. Nacque perciò un detto tutto nostro: se avevi …volato significava che eri cornuto, o qualche “amico” lo faceva ipotizzare!

 

USLÌN– “At cambià l’uslìn a San Zòrź”? (hai cambiato l’uccellino a San Giorgio?) Durante la storica “Fiera di San Giorgio” a Ferrara venivano cambiati gli uccellini, con altri più giovani. Forse quelli che usavano i cacciatori per richiamo. Per la gente però uccello, è sinonimo di organo maschile, perciò, specialmente ai meno giovani si raccomandava o “consigliava” di recarsi in quell’occasione a “rinnovare, quindi rafforzare, il pennuto”.

GIÀRA- “ Tié ,( l’è), da via dlà Giàra”. (Sei, (o è), pronto per via Ghiara.) La strada ospitò per secoli il Manicomio. Se qualcuno ti sembrava non molto sano di mente, o se si voleva offendere, anche pesantemente un soggetto, lo si apostrofava con quel detto.

 

PENDÉnZA– “Tié cmè Pendneza” – (Sei simile a Pendenza). In svariati casi si appioppa ancora oggi tale titolo. Si riferiva a quella simpaticissima sagoma , morto da nemmeno tanti anni. Quando mangiavi troppo a tavola o volevi scroccare qualche sigaretta o eri troppo tifoso della Spal: caratteristiche, a volte un po’ leggendarie, attribuite a quel personaggio.

PIANGIPANE– “Al gh’à cà,( o : và), in Piangipane” (E’ “ospite”( oppure : vai), in Piangipane). Le carceri fino a pochi decenni fa erano in via Piangipane, per cui dire che uno era in carcere o gli augurava di andare in carcere si usava la succitata frase.

 

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