Jolanda
28 Aprile 2015
Un ex cliente del broker di Jolanda: "Gli chiesi se era tutto regolare, mi disse di stare tranquillo"

Processo Mazzoni, “Ci portava assegni firmati da altri”

di Ruggero Veronese | 3 min
raffaele mazzoni

Raffaele Mazzoni

Jolanda di Savoia. “Quando abbiamo cominciato a investire con Mazzoni ricevevamo a casa la documentazione sui nostri titoli. Poi ne abbiamo sottoscritti altri, ma abbiamo scoperto che erano fasulli”. Tornano a parlare nel tribunale di Ferrara i vecchi clienti di Raffaele Mazzoni, l’ex broker di Banca Mediolanum che nel febbraio 2013 fece perdere le proprie tracce dopo aver creato un buco da – secondo le stime della procura – circa 11,5 milioni di euro nei portafogli azionari dei propri assistiti. Persone che in gran parte conoscevano Mazzoni da una vita, e che ora si ritrovano nelle vesti di testimoni e parti civili contro il ‘compaesano’ con la passione per la finanza che per oltre 10 anni ha gestito i loro risparmi.

A parlare durante l’ultima udienza è uno degli ex clienti del broker, che spiega al tribunale le dinamiche di quella che ritiene essere una truffa ai danni di circa 160 risparmiatori. L’uomo aveva messo nelle mani di Mazzoni i propri averi, assieme a quelli della moglie e dei genitori, fin dal 1998, quando gli consegnò un assegno da 31 milioni di lire e aprì un conto in Banca Mediolanum come richiesto dal suo conoscente. “È stato tutto in regola fino al 2001, poi non più. Quando abbiamo ricevuto gli interessi del primo investimento Mazzoni ci ha suggerito di rinnovarlo in altre forme, sempre attraverso titoli, che però alla fine si sono rilevati fasulli”.

Un giudizio netto ma che il testimone ripeterà e approfondirà nel corso della sua audizione: “Quando due anni fa Mazzoni è sparito mi sono informato dalla banca, e ho scoperto che quei titoli che avevo sottoscritto erano di anni prima e non valevano più nulla. Era carta straccia”. Nel frattempo però la sua famiglia aveva consegnato per anni assegni all’ex broker: “Non so quantificare quanto gli abbiamo dato in tutto, perchè ogni volta che ci suggeriva di annullare un investimento aprirne uno nuovo versavamo sempre delle somme per ‘fare conto pari’, anche 4-5 mila euro”.

I primi sospetti nacquero solo quell’unica volta in cui fu il testimone, che doveva comprare casa al figlio, a chiedere al broker di ‘liberare’ una somma di denaro dagli investimenti. “Mazzoni mi portò 158mila euro in assegni, provenienti anche da banche diverse da Mediolanum e in alcuni casi firmati da altre persone. Gli chiesi se era tutto regolare e lui mi disse di stare tranquillo, che non c’era alcun problema”. La cifra di 158mila corrisponde a quella stimata dalla pm Nicola Proto. L’ipotesi dell’accusa è che in realtà gli assegni consegnati da Mazzoni non fossero il risultato degli interessi dei titoli, ma soltanto nuove somme raccolte presso altre famiglie, che disinvestimento dopo disinvestimento venivano ritoccate al rialzo chiedendo ai clienti di ‘arrotondare’ le cifre. In questo modo Mazzoni sarebbe riuscito per una decina di anni a coprire le richieste economiche dei risparmiatori che di volta in volta gli chiedevano soldi per le proprie spese private, coltivando l’illusione diffusa di un capitale in continuo aumento. Ma l’ultima parola, ovviamente, spetterà al tribunale.

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